L’antichissima lingua della Val d’Aran

L'aranese è la terza lingua ufficiale della Catalogna e si è preservato nei secoli grazie all'isolamento della valle, tra Francia e Spagna

La cittadina di Bagergue, in Val d'Aran (Sergi Reboredo/ ZUMA Press Wire, ANSA)
La cittadina di Bagergue, in Val d'Aran (Sergi Reboredo/ ZUMA Press Wire, ANSA)

A livello amministrativo fa parte della provincia di Lleida, che si trova in Catalogna, ma geograficamente è il solo territorio spagnolo a trovarsi a nord dei Pirenei, a meno di duecento chilometri da Tolosa, in Francia. Con una posizione e una storia particolare, la Val d’Aran sembra essere una comunità a sé, dove lo sforzo per preservare una lingua antichissima, ma ancora viva, è stato peraltro riconosciuto a livello ufficiale.

Jusèp Loís Sans Socasau è il presidente dell’Institut d’Estudis Aranese, l’Istituto degli Studi aranesi, e in un’intervista a BBC Travel ha parlato delle peculiarità della comunità della valle, dove abitano circa 10mila persone, partendo proprio dalla sua lingua.

L’aranese è una varietà di una delle lingue romanze che sono parlate nel sud d’Europa: deriva cioè dal latino, ma si è evoluta in maniera diversa rispetto per esempio al francese e allo spagnolo.

Come ha spiegato Sans Socasau, è un dialetto della lingua occitana, conosciuta anche come lingua d’oc, ed era molto diffusa in un’ampia area che si estendeva grossomodo dalla parte occidentale dell’Italia ai Pirenei, vale a dire nella gran parte della Francia del Sud. L’occitano ebbe particolare importanza tra la fine dell’Undicesimo secolo e la seconda metà del Tredicesimo secolo e, come osserva con un certo orgoglio Sans Socasau, era la principale lingua usata dai poeti trovatori, protagonisti di una delle culture più significative del periodo in Europa.

Per semplificare molto, nei secoli la lingua occitana fu rimpiazzata dai dialetti della lingua d’oïl, che si parlava nel centro e nel nord della Francia, e poi lasciò spazio al francese che conosciamo (anche se ancora oggi viene parlata in molte aree della Francia meridionale e nelle valli occitane del Piemonte, la Costituzione della Francia indica solo una lingua ufficiale, il francese).

L’aranese invece ha ottenuto un ruolo per così dire istituzionale: a inizio anni Novanta fu riconosciuta come lingua autonoma dal governo catalano e dal 2010 è una delle tre lingue ufficiali di tutta la Catalogna, assieme allo spagnolo e al catalano.

Viene studiato nelle scuole elementari della valle, il cui capoluogo è Vielha e Mijaran, e inoltre ci sono libri, giornali e programmi radiotelevisivi in lingua. Nei luoghi pubblici di tutto il territorio si trovano anche cartelli e indicazioni stradali in aranese, oltre che nelle altre due lingue parlate.

Un cartello scritto in aranese nel paese di Bossòst (Wikimedia Commons)

Secondo una ricerca effettuata dal governo della Catalogna nel 2019, attualmente la lingua aranese è parlata da circa 4mila persone, ovvero il 40 per cento della popolazione totale, che generalmente la sa anche leggere e scrivere.

L’aranese è simile al francese e allo spagnolo, ma ha anche peculiarità che lo contraddistinguono. Per fare un esempio, la parola “castello”, che in spagnolo è “castillo”, in catalano “castell” e in francese “château”, in aranese è “castèth”; “ella”, il pronome della terza persona femminile singolare in italiano, che in spagnolo si scrive come in italiano ma si pronuncia così, in francese è “elle” e in aranese è “era”, da cui come accade anche nelle altre lingue romanze arriva la preposizione articolata “dera” – come nel caso del Musèu dera Val d’Aran, ovvero il museo della Val d’Aran.

Il “retaggio artistico” citato in uno dei pannelli informativi del museo è “el legado artistico” in spagnolo, “el llegat artistic” in catalano e in aranese “eth legat artistic”.

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Carla del Valle, medievalista e direttrice del Musèu dera Val d’Aran, ha detto a BBC che nonostante la valle si trovi effettivamente in un posto isolato è sempre stata uno snodo per i commerci e «una valle di comunicazione, non di isolamento».

Del Valle ha paragonato la storia della zona a quello che succede nella popolare serie tv Trono di Spade. La sua storia «può essere semplificata e ridotta a continue battaglie e negoziazioni. Ha sempre cercato di rimanere indipendente, ma senza avere lo stesso successo di Andorra», ha commentato del Valle.

Prima dell’inaugurazione di un tunnel di 5 chilometri che rese più facile arrivarci dalla Catalogna nel 1948, la valle commerciava più frequentemente con la Francia, e anche a livello religioso la comunità si rifaceva alla diocesi di Saint-Bertrand-de-Comminges, nel dipartimento francese dell’Alta Garonna. A livello politico, però, è sempre stata sotto l’influenza spagnola, con più o meno autonomia.

Alcune delle chiese più note della valle, tra cui quella di Bagergue – che a 1.424 metri di altitudine è il luogo abitato della Catalogna più alto sul livello del mare –, avevano campanili e sezioni fortificate che potevano ricordare quelle dei castelli, perché avevano anche la funzione di presidiare i confini, ha raccontato BBC.

L’economia della Val d’Aran si regge per lo più sul turismo, grazie alla cultura del territorio e agli sport che si possono praticare all’aria aperta sia in estate che in inverno. Nonostante gli sforzi per preservare la sua lingua, secondo Sans Socasau solo un quinto degli aranesi oggi la parla comunemente a casa, e alcuni fenomeni come l’immigrazione e la buona presenza di turisti – che sta favorendo l’utilizzo dello spagnolo – rischiano di farla scomparire. C’è però anche chi è più ottimista: del Valle per esempio cita altre indagini del governo catalano secondo cui quattro aranesi su cinque capiscono l’aranese anche se spesso non lo sanno parlare. In più, il fatto che sia una lingua ufficiale in tutta la Catalogna, secondo del Valle «le dà comunque un certo potere».

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