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  • Venerdì 21 gennaio 2022

Le divisioni nella NATO che ingarbugliano ancora di più la situazione in Ucraina

Alcune dichiarazioni controverse di Joe Biden ed Emmanuel Macron hanno fatto apparentemente un favore a Putin

Il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg (AP Photo/Olivier Matthys)
Il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg (AP Photo/Olivier Matthys)

Venerdì a Ginevra, in Svizzera, Stati Uniti e Russia hanno tenuto nuovi colloqui sulla crisi in Ucraina, dove negli ultimi giorni è sembrata diventare sempre più concreta l’ipotesi di un’invasione russa. Si sono incontrati il segretario di Stato americano, Antony Blinken, e il ministro degli Esteri russi, Sergei Lavrov, senza però riuscire a trovare un accordo.

Le posizioni dei due governi sono rimaste lontanissime: il governo russo chiede infatti che la NATO ritiri le proprie truppe da Bulgaria, Romania e dagli altri stati ex comunisti dell’Europa orientale che si unirono alla NATO dopo il 1997, oltre alla rinuncia a far entrare nell’organizzazione l’Ucraina; mentre gli Stati Uniti chiedono il ritiro delle decine di migliaia di militari russi ammassati al confine orientale ucraino. Per ora le proposte sembrano essere considerate irricevibili da entrambe le parti.

Nonostante Stati Uniti e Russia abbiano promesso di non interrompere i colloqui, e di continuare a insistere per trovare un accordo, la situazione sembra sempre più preoccupante.

Negli ultimi giorni la Russia ha inviato nuove truppe e armamenti in Bielorussia, alleato russo e vicino dell’Ucraina, sostenendo che gli spostamenti fossero giustificati da un’esercitazione militare congiunta con l’esercito bielorusso. Allo stesso tempo gli Stati Uniti hanno autorizzato l’Estonia, la Lettonia e la Lituania a trasferire missili anti-aerei Stinger alle forze ucraine, e si sono intensificate le consegne di missili anti-carro Javelin dal Regno Unito all’Ucraina. Il presidente francese Emmanuel Macron ha inoltre detto di essere pronto a mandare soldati francesi in Romania, se la NATO dovesse decidere di rafforzare la sua presenza nel paese.

Capire cosa potrebbe succedere nei prossimi giorni non è per nulla facile, e da settimane osservatori e analisti cercano di indovinare cosa voglia fare Putin. Quello che si sa è che l’espansione a est della NATO, organizzazione che all’inizio degli anni Novanta non includeva molti paesi dell’Europa orientale che oggi sono stati membri, è considerata una questione di enorme importanza per la Russia: una minaccia alla propria sicurezza nazionale, che va contrastata soprattutto evitando che il prossimo paese a farne parte sia l’Ucraina. I paesi NATO comunque hanno fatto capire piuttosto chiaramente che non ci sono progetti attivi di inclusione dell’Ucraina nell’alleanza.

La situazione si è ulteriormente complicata negli ultimi giorni a causa di alcune dichiarazioni di Macron e del presidente statunitense Joe Biden, che sono state percepite come dimostrazione della debolezza della NATO e interpretate come una vittoria per Putin.

La dichiarazione più controversa è stata quella di Biden, che mercoledì aveva detto che una «piccola incursione» della Russia in Ucraina avrebbe portato ad «avere litigi» con gli alleati europei sulla risposta da adottare.

La frase di Biden, nonostante sottolineasse una cosa che diversi diplomatici europei hanno giudicato «ovvia», aveva provocato un bel po’ di proteste. Molti governi, tra cui quello ucraino, si erano detti preoccupati del fatto che il presidente americano parlasse apertamente delle divisioni interne alla NATO, un tema da sempre sfruttato da Putin per indebolire i suoi avversari. Queste divisioni, hanno scritto Michael Crowley e Steven Erlanger sul New York Times, «potrebbero incoraggiare il leader russo a lanciare un attacco limitato ma comunque assai dannoso per l’Ucraina», senza subire grosse ritorsioni.

Diversi funzionari della NATO, tra cui il segretario generale Jens Stoltenberg, avevano in seguito minimizzato le differenze di vedute interne all’organizzazione e avevano rifiutato l’idea che Biden avesse dato una specie di «via libera» a Putin per attaccare l’Ucraina con forze ridotte.

Il giorno dopo Biden aveva cercato di rimediare, ripetendo che qualsiasi movimento di truppe russe al confine ucraino sarebbe stato considerato un’invasione, e aggiungendo di avere avvisato Putin che una nuova incursione in Ucraina avrebbe provocato «una risposta economica dura e coordinata» con gli alleati.

Oltre alle dichiarazioni controverse di Biden, mercoledì anche alcune frasi di Macron avevano provocato diverse agitazioni.

In un discorso di fronte al Parlamento Europeo, Macron aveva parlato della necessità europea di creare un sistema di sicurezza proprio, sganciato da quello della NATO: «Dobbiamo costruirlo tra noi europei, e dopo condividerlo con i nostri alleati all’interno della cornice della NATO». Nonostante non fosse certo la prima volta che si citava la possibilità di creare un sistema di difesa all’interno dell’Unione Europea, il giorno dopo funzionari del governo francese erano dovuti intervenire per sottolineare come Macron con le sue parole non avesse voluto minare l’unità della NATO.

Al di là delle intenzioni, comunque, il problema è che negli ultimi anni la risposta della NATO, dell’Unione Europea e degli Stati Uniti di fronte all’aggressività russa era stata assai blanda, e la storia potrebbe ripetersi nuovamente.

Dopo l’annessione russa della Crimea, per esempio, l’Unione ci mise quasi un anno per adottare sanzioni davvero rilevanti ed efficaci contro il governo russo. Per moltissimo tempo, inoltre, il governo tedesco difese e sostenne senza esitazioni il progetto Nord Stream 2, il nuovo gasdotto costruito per portare il gas russo in Europa e che potrebbe aumentare ancora di più la dipendenza europea verso l’energia russa. Solo di recente il nuovo governo di Berlino ha legato le due questioni, sostenendo che i ritardi nell’attivazione del gasdotto, a cui sono assai contrari gli Stati Uniti, erano legati anche alla situazione in Ucraina.

Negli ultimi giorni i paesi membri della NATO hanno detto e ripetuto che un’eventuale invasione russa in Ucraina comporterebbe per la Russia «costi enormi», ma non hanno specificato esattamente cosa prevedano di fare a seconda dell’attacco. Pubblicamente hanno giustificato la loro decisione dicendo che fare discussioni aperte sulle “linee rosse” darebbe ulteriori strumenti a Putin per trovare il modo più efficace di attaccare l’Ucraina senza subire ritorsioni gravi. La preoccupazione però è che la mancanza di maggiore chiarezza dipenda effettivamente da divisioni profonde tra alleati membri della NATO.