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  • Domenica 16 gennaio 2022

Cosa ci facevano i soldati kazaki con i caschi blu dell’ONU?

Sono stati fotografati durante la violenta repressione delle proteste in Kazakistan, senza però che l'ONU ne sapesse niente

Una delle foto in cui i soldati kazaki indossano i caschi blu dell'ONU (Vladimir Tretyakov/NUR.KZ via AP)
Una delle foto in cui i soldati kazaki indossano i caschi blu dell'ONU (Vladimir Tretyakov/NUR.KZ via AP)

L’8 gennaio l’agenzia fotografica Associated Press ha diffuso alcune fotografie che mostrano dei soldati kazaki con in testa i caschi blu dell’ONU, quelli destinati alle missioni di peacekeeping autorizzate dalle Nazioni Unite. Le immagini hanno attirato parecchie attenzioni, visto che i caschi blu, associati a missioni di pace, erano indossati dai militari di un paese che in quei giorni stava reprimendo con violenza le proteste di qualche migliaio di persone contro il governo autoritario guidato dal presidente Kassym-Jomart Tokayev, accusato di essere corrotto.

Quei caschi però sono stati impiegati senza l’autorizzazione dell’ONU, per un motivo che non è ancora chiaro: forse per la mancanza di equipaggiamento di difesa delle forze di sicurezza del paese, impiegate raramente nella repressione di manifestazioni antigovernative, che in Kazakistan sono pressoché inesistenti; o forse nel tentativo di dare maggiore legittimità a un’operazione di polizia violenta e con motivazioni esclusivamente interne, e contestata dalla maggioranza della comunità internazionale.

Una delle foto che ritraggono i soldati kazaki coi caschi blu (Vladimir Tretyakov/NUR.KZ via AP)

I caschi blu mostrati nelle fotografie di Associated Press sono il motivo per cui i soldati che fanno parte delle missioni di peacekeeping dell’ONU, e che appartengono a diversi paesi, vengono chiamati “Caschi blu“.

Le loro missioni possono essere autorizzate esclusivamente dal Consiglio di Sicurezza, l’organo dell’ONU in cui siedono anche cinque paesi con il potere di veto, cioè quel potere che permette loro di bloccare qualsiasi risoluzione, se lo vogliono (sono Stati Uniti, Francia, Cina, Russia e Regno Unito). Sono missioni finalizzate solitamente a consolidare un processo di pace in corso, o a garantire stabilità e pace. I Caschi blu non sono quindi un esercito a sé stante: sono militari convocati solo se l’ONU avvia una missione di pace, e che arrivati sul posto della missione dovranno seguire le regole d’ingaggio indicate dalla stessa organizzazione.

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In Kazakistan, l’ONU non ha autorizzato alcuna missione di peacekeeping. I militari intervenuti durante le proteste erano soldati kazaki, che per qualche ragione avevano indossato i caschi blu.

Due giorni dopo la diffusione delle foto, un portavoce delle Nazioni Unite ha chiesto spiegazioni alla missione permanente kazaka all’ONU, rappresentante quindi del governo del Kazakistan. La missione ha risposto con un comunicato un po’ vago («imbarazzante», ha scritto France 24) che diceva che i soldati delle foto erano membri del KAZBAT, un’unità dell’esercito kazako deputata alle missioni di pace. L’unità «era stata mobilitata per assistere e proteggere le infrastrutture strategiche della città dai terroristi ed estremisti», e «fatta eccezione per i caschi, parte dell’equipaggiamento ufficiale dei peacekeeper impiegati durante la situazione di alta minaccia, non è stato usato altro materiale con la scritta “UN”».

La spiegazione data dalla missione permanente sembra quindi avere fatto maggiore chiarezza su quanto successo. Ad autorizzare l’uso dei caschi blu non è stata l’ONU, ma il governo kazako, anche se non si sa per quale ragione: se per mancanza di equipaggiamento di difesa da dare ai militari di KAZBAT, o se per un più articolato tentativo politico del regime di presentare la repressione come un’operazione legittima internazionale.

Un altro degli scatti in cui i soldati kazaki indossano i caschi blu (Vladimir Tretyakov/NUR.KZ via AP)

In teoria l’uso non autorizzato di uniformi delle Nazioni Unite in operazioni che portino a morti o feriti gravi è considerato un crimine di guerra, sempre che si stia parlando di conflitti internazionali.

Come ha detto a Radio Free Europe Eric David, esperto di diritto internazionale e di operazioni di peacekeeping alla Libera Università di Bruxelles, molto probabilmente quelle in cui sono stati impegnati i militari di KAZBAT verranno però considerate operazioni interne al paese, e non parte di un conflitto internazionale, nonostante la presenza di militari russi in Kazakistan (che giovedì hanno iniziato il ritiro). Questo, ha aggiunto David, significa che l’uso dei caschi blu si può considerare «illegale, ma non un crimine di guerra», e potrebbe quindi non avere grosse conseguenze.

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