• Sabato 25 dicembre 2021

Cosa fare in caso di contatto con un positivo

Una breve guida con le indicazioni del ministero della Salute, per risolvere qualche dubbio

(AP Photo/ Luca Bruno)
(AP Photo/ Luca Bruno)

Nella cosiddetta quarta ondata della pandemia da coronavirus, quella attualmente in corso, si sta registrando una crescita significativa dei contagi, legata in buona parte alla grande circolazione della variante omicron. Abbiamo messo in fila alcune indicazioni sulle cose da fare se si entra in contatto con una persona positiva, che variano sia in base al tipo di contatto, sia in base alla copertura vaccinale.

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Versione breve. Se il contatto è stato di basso rischio, ovvero di brevissima durata, come nei casi indicati qui, non si è tenuti a fare nulla. Se il contatto è stato prolungato, e quindi siete “contatti stretti” delle persone positive, le norme in vigore al momento prevedono una quarantena di almeno 7 giorni per chi abbia ricevuto la seconda dose del ciclo vaccinale da almeno 14 giorni, e di 10 giorni per tutti gli altri. L’ultima circolare in merito del ministero della Salute è del 13 agosto 2021 e si può leggere qui.

Versione lunga. Per capire le categorie stabilite dal ministero della Salute è fondamentale avere ben presente il concetto di contatto stretto: significa una interazione prolungata – per esempio quella di due persone che vivono insieme – oppure breve ma significativa, come una conversazione di almeno un quarto d’ora senza mascherina, oppure un’interazione che abbia previsto una stretta di mano. Qui c’è un elenco di tutte le situazioni che secondo il ministero causano un contatto stretto.

Da qualche mese il ministero della Salute ha introdotto invece la categoria del “contatto a basso rischio”, che comprende per esempio chi ha avuto una conversazione inferiore ai 15 minuti con una persona risultata positiva, o si è trovato nella stessa stanza con lei o lui per pochi minuti. In questa categoria sono inclusi anche i passeggeri di un volo in cui è risultato poi presente un passeggero positivo, con l’eccezione di quelli seduti «entro due posti in qualsiasi direzione», dei suoi compagni di viaggio e del personale.

Al momento le norme non prevedono nessun comportamento particolare per chi è un “contatto a basso rischio”, né test né quarantene, se si è asintomatici. Non vale nel rarissimo caso in cui siano soddisfatte contemporaneamente due condizioni: la prima è che il “contatto a basso rischio” non abbia completato il ciclo di vaccinazione da almeno 14 giorni; la seconda è che alla persona di cui è stato contatto sia stata rilevata la presenza della variante beta tramite sequenziamento.

Un altro concetto fondamentale per capire cosa fare è quello di quarantena: secondo il ministero, la quarantena prevede una «restrizione dei movimenti», cioè in sostanza di rimanere a casa propria senza incontrare altre persone, per «monitorare l’eventuale comparsa di sintomi». Nel caso questi compaiano, bisogna contattare il proprio medico di medicina generale: per “vaccinato” si intende chi ha ricevuto la seconda dose del ciclo vaccinale, o quella unica di Johnson & Johnson.

Cosa fare in caso di contatto stretto di una persona che forse è positiva
Sta alla sensibilità di ciascuno: per rientrare nei casi previsti dalle norme ufficiali bisogna aspettare l’esito del test – antigenico o molecolare – della persona che sospetta di essere un caso positivo.

Cosa fare in caso di contatto stretto con una persona positiva, se si è vaccinati
Per vaccinata o vaccinato si intende chi ha ricevuto due dosi del vaccino AstraZeneca, Pfizer-BioNTech o Moderna, o una dose del vaccino Johnson & Johnson, da almeno 14 giorni.

In questo caso la persona che ha avuto un contatto stretto con un caso positivo deve mettersi in quarantena e avvisare il proprio medico di medicina generale, che secondo l’iter previsto dal ministero «avviserà o fornirà tutte le indicazioni per contattare il Dipartimento di prevenzione della ASL o ATS competente per territorio che disporrà la quarantena e la sorveglianza» che dovrà durare almeno sette giorni. In sostanza, significa che la persona deve isolarsi e avvertire il proprio medico: sarà lui a indicare i passi successivi, e ad avviare la pratica per chiedere i giorni di riposo per malattia.

Le persone in questa condizione possono uscire dalla quarantena a partire dal settimo giorno dall’ultimo contatto con la persona positiva, dopo un test rapido o molecolare negativo. Nella circolare del 13 agosto, il ministero della Salute aggiunge che si può uscire dalla quarantena 14 giorni dopo l’ultima esposizione senza fare il tampone, a patto ovviamente di non avere sintomi.

È prevista un’unica eccezione per gli operatori sanitari che hanno completato un ciclo vaccinale da almeno 14 giorni: se hanno avuto un contatto stretto non finiscono in quarantena ma dovranno sottoporsi alla sorveglianza attiva, cioè comunicare giornalmente il proprio stato di salute a un altro operatore sanitario.

Cosa fare in caso di contatto stretto di una persona positiva, da non vaccinati (oppure se si è finito il ciclo vaccinale da meno di 14 giorni) 
Valgono tutte le indicazioni previste per le persone che hanno completato il ciclo vaccinale: bisogna mettersi in quarantena e avvisare il proprio medico. Cambia la durata della quarantena, che deve durare un minimo di 10 giorni dall’ultimo contatto con la persona positiva. A partire dal decimo giorno si può uscire dalla quarantena, a patto di non avere sintomi e di risultate negativi a un test antigenico o molecolare.

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