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  • Mercoledì 8 dicembre 2021

La Svezia non riesce a risolvere il suo problema con le gang criminali

Se ne sta riparlando dopo l'omicidio di un famoso rapper, finito in brutti giri: ma è un problema che si trascina da anni

(EPA/Henrik Montgomery)
(EPA/Henrik Montgomery)

L’unico paese europeo in cui negli ultimi vent’anni sono aumentati gli omicidi con arma da fuoco non si trova nei Balcani o nel Sud Europa, regioni tradizionalmente associate alla violenza della criminalità organizzata. Invece, è la Svezia: un paese che da qualche anno ha un serio problema con le gang criminali nelle sue principali città.

Nel più recente rapporto della commissione svedese sulla criminalità organizzata (Brå) si legge che fino a quindici anni fa la Svezia occupava gli ultimi posti della classifica dei paesi con più omicidi per arma da fuoco: fra il 2014 e il 2017 è invece salita al secondo posto dopo la Croazia, con quattro omicidi all’anno per milione di abitanti contro una media europea di 1,6.

Sono dati che non stupiscono gli elettori e i politici svedesi, che da anni sono abituati a leggere di omicidi, sparatorie e rapine violente sui giornali. La scarsa sicurezza in certe zone delle grandi città ha danneggiato la credibilità del primo ministro che si è dimesso da pochi giorni, Stefan Löfven, mentre la sua successora Magdalena Andersson di recente ha promesso che «le proveremo tutte per rompere la segregazione e la violenza che stanno intaccando le fondamenta della nostra società».

L’ultimo omicidio di cui si è molto parlato sui media è stato quello del rapper Nils Grönberg, noto anche come Einár, che nel 2019 era stato l’artista svedese più ascoltato su Spotify. Il 21 ottobre Einár è stato trovato morto nell’androne di un palazzo alla periferia di Stoccolma, ucciso da alcuni colpi di arma da fuoco. La dinamica della sua uccisione non è ancora stata chiarita, ma si suppone che sia avvenuta nel contesto delle circa 50 gang criminali attive in città. Einár era stato spesso accusato di glorificare lo stile di vita dei criminali di periferia nelle sue canzoni e nei suoi video, e pochi mesi prima del suo omicidio sembra fosse stato rapito da una gang affiliata a un rapper rivale, Yasin.

Nonostante la proverbiale tolleranza delle società scandinave, e la nota efficienza del loro sistema di welfare, in molte aree urbane della Svezia rimangono gravi problemi di esclusione sociale e di diseguaglianze economiche, che in tempi recenti hanno interessato soprattutto gli immigrati più recenti e gli svedesi di seconda generazione.

Un recente studio dell’Università della Difesa svedese ha spiegato che in molti quartieri poveri le strutture delle bande criminali sono così solide e radicate da avere in parte estromesso l’influenza dello stato, come del resto succede in diverse città europee dove per anni il flusso migratorio è stato gestito con scarsa attenzione all’inclusione. Il problema sembra particolarmente grave a Stoccolma, in cui si concentrano la maggior parte degli omicidi con armi da fuoco e dove per esempio a fine agosto ci sono state in pochi giorni quattro sparatorie, che hanno causato un morto e un ferito grave.

Ma i problemi della violenza delle gang non si limitano a Stoccolma. Quattro anni fa VICE News fece un servizio sulle gang attive a Malmö, intervistando membri delle gang parenti delle persone morte in una sparatoria.

Più di recente il Guardian ha raccontato per esempio il caso di Göteborg, la città più grande nel Sud del paese, dove si stima siano attive una decina di gang. È qui che a luglio nel giro di una trentina di secondi due uomini vestiti di nero entrarono nel negozio di un barbiere, spararono nove colpi a un ragazzo che si stava tagliando i capelli e poi scapparono, in pieno giorno. Erik Nord, capo della polizia della città, ritiene di sapere chi abbia ordinato l’esecuzione ma non è ancora riuscito a trovare i colpevoli. Parlando col Guardian ha detto che probabilmente erano dei ragazzi che cercavano di farsi un nome e scalare qualche posto nella gerarchia della propria gang.

Il momento in cui due uomini entrano nel negozio di un barbiere e sparano a uno dei clienti: il video originale si vede qui ma occhio, è piuttosto forte

Le ragioni per cui la violenza delle gang è diventata un problema così grave in Svezia più che in altri paesi europei non sono chiarissime, e sono ancora oggetto di studio di esperti e accademici.

Le loro attenzioni si stanno concentrando soprattutto sulle fasce della società meno integrate, e dove è più facile che fin da piccoli i giovani siano esposti a violenze e abusi. A Hjällbo, una cittadina alla periferia di Göteborg in cui tre quarti dei residenti non sono nati in Svezia, i bambini vengono reclutati fin da piccoli come vedette per gli spacciatori, e per le strade si mettono a fischiare quando vedono arrivare un poliziotto.

Benché si pensi da tempo che i più vulnerabili a essere coinvolti nelle gang siano gli svedesi di seconda generazione, alcuni commentatori temono che i partiti di estrema destra possano strumentalizzare il dibattito in corso sulle gang criminali per inquadrare la questione soltanto dal punto di vista della sicurezza, e chiedere misure più restrittive per i richiedenti asilo e più in generale tutti gli stranieri che provengono dal Medio Oriente e dall’Africa.

Già negli anni scorsi i governi guidati dai Socialdemocratici avevano reso più stringenti i parametri per accettare le richieste di asilo. I partiti di opposizione chiedono comunque interventi più decisi, e con loro anche i Democratici Svedesi, un partito di origine neonazista che ormai da tempo secondo i sondaggi è intorno al 20 per cento dei consensi.

Il giorno prima dell’uccisione di Einár, l’opposizione di destra aveva diffuso un piano da venti punti per ridurre la violenza delle gang che include misure assai restrittive per tutte le minoranze etniche, come l’istituzione di zone in cui saranno rese più facili le perquisizioni personali, procedure più rapide per le intercettazioni e un numero più alto di rimpatri di stranieri che compiono reati.

Sarà complesso, per i partiti più a sinistra, argomentare che servono piani diversi. A Hjällbo, la polizia sta sperimentando un approccio più morbido e amichevole nei confronti dei residenti del quartiere, in modo da farli sentire coinvolti in una gestione condivisa della sicurezza. Il Guardian spiega che l’esperienza di Hjällbo potrebbe offrire «un barlume di speranza» ed essere replicato altrove, ma molto dipenderà anche da come andranno le prossime elezioni politiche, previste per settembre del 2022.