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  • Domenica 21 novembre 2021

La Cambogia ama i messaggi vocali

Nel 2018 ha prodotto metà del traffico audio mondiale su Facebook Messenger, perché digitare in lingua khmer è complicatissimo

I caratteri di una macchina da scrivere in lingua khmer (Wikimedia)
I caratteri di una macchina da scrivere in lingua khmer (Wikimedia)

Tra le varie rivelazioni contenute nei documenti interni di Facebook diffusi di recente dalla ex dipendente Frances Haugen è emerso un dato piuttosto sorprendente: quasi la metà del traffico mondiale delle note vocali scambiate sull’applicazione Messenger nel 2018 proveniva dalla Cambogia.

La percentuale stupì la stessa Facebook, che infatti commissionò un sondaggio tra gli utenti locali per capirne le cause: scoprì che non dipendeva tanto da un problema legato alla piattaforma o al grado di alfabetizzazione nel paese, bensì dal fatto che per i cambogiani scrivere un messaggio nella loro madrelingua sulle tastiere digitali era semplicemente troppo difficile.

La lingua ufficiale in Cambogia è la lingua khmer, quella parlata dalla maggioranza dei 17 milioni di abitanti del paese e che ha più caratteri di qualsiasi altra lingua di larga diffusione al mondo: ben 74. Ma in un piccolo e poco remunerativo mercato come quello cambogiano, le aziende di tecnologia non hanno mai investito molti soldi e questo ha fatto sì che le tastiere e i software di videoscrittura si siano diffusi con grande ritardo e lentezza rispetto a quelli per la maggior parte delle lingue più comuni.

Il successo dei messaggi vocali rispetto a quelli scritti in Cambogia è stato raccontato in un articolo della rivista Rest of World, che si occupa di analizzare l’impatto della tecnologia nei paesi «lontani dalla bolla occidentale». Il sito riporta che distribuzioni anomale del consumo dei dati, sbilanciate in favore dei messaggi vocali, erano state riscontrate da Facebook – Meta, come si chiama adesso – anche in altri paesi, anche se non ai livelli della Cambogia, e anche sull’altra applicazione di messaggistica di sua proprietà, WhatsApp.

I primi software di videoscrittura disponibili in Cambogia erano stati sviluppati per essere utilizzati in inglese, anche se il sistema Unicode, che associa a ogni carattere un numero identificativo in modo da uniformare la videoscrittura tra software diversi, arrivò in realtà abbastanza presto, tra il 2006 e il 2008. Ma il problema erano le tastiere: progettare quelle fisiche con 74 tasti era piuttosto complicato, e lo stesso problema si presentò per quelle digitali. Vennero studiate in modo che ogni tasto ospitasse due caratteri, caratteristica che però costringeva gli utenti a passare di continuo da un livello all’altro della tastiera. Il numero limitato di font disponibili nei caratteri khmer, poi, faceva sì che spesso uno stesso testo non fosse leggibile su dispositivi diversi.

Per questo l’introduzione delle funzioni di messaggi vocali sulle principali app di messaggistica fu sfruttata presto dai cambogiani. Come aveva evidenziato uno studio dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale nel 2016, la gran parte dei cambogiani preferiva telefonare o comunicare attraverso le note vocali perché era più facile e veloce rispetto a scrivere sulla tastiera di un computer o su uno smartphone. In più, molti non sapevano come utilizzare le tastiere in khmer o comunque ritenevano troppo macchinoso e lungo farlo.

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Vari cambogiani intervistati da Rest of World hanno detto che la maggior parte delle persone che conoscono comunica attraverso le note vocali non soltanto per una questione di comodità, ma anche perché sono strumenti che permettono di esprimersi meglio rispetto ai messaggi scritti. Oggi le usa anche il primo ministro Hun Sen, che infatti è finito nei guai quando alcune registrazioni sono state diffuse senza il suo consenso.

I cambogiani non sembrano farsi troppi problemi a parlare di cose private in pubblico o a registrare i messaggi vocali per strada. È un’abitudine che ha anche degli svantaggi, in primo luogo la scomodità di non poter leggere gli ultimi scambi con l’interlocutore né di poter fare una ricerca testuale nella cronologia, ma è anche più veloce per chi parla. I messaggi scritti vengono usati perlopiù per questioni di lavoro o per scambi in inglese.

L’ingegnere informatico spagnolo Javier Sola, che dal 2005 aveva lavorato in una squadra per sviluppare un programma di videoscrittura in khmer, ha detto a Rest of World che nonostante la maggior parte dei laptop siano venduti con tastiere con i caratteri latini e i layout in inglese, adesso ci sono tastiere più innovative che rendono più facile digitare le parole. Ma molte persone non sanno neanche che esistono: «negli anni le abitudini si sono cementate», ha notato Sola, e per questo molti continuano semplicemente a usare i messaggi vocali.

A ogni modo, utilizzare le tastiere in khmer pare così complicato che secondo l’ingegnere informatico cambogiano Sok Pongsametrey molti giovani preferiscono scrivere le parole in khmer sui loro smartphone utilizzando l’alfabeto latino. Una cosa che secondo Pongsametrey sta mettendo in difficoltà i suoi colleghi che stanno lavorando per sviluppare un’intelligenza artificiale in khmer, e che secondo altri critici potrebbe anche creare problemi a ragazze e ragazzi che rischiano di perdere dimestichezza con i sistemi per scrivere nella loro madrelingua.

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