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  • Giovedì 11 novembre 2021

La lava del vulcano di La Palma ha raggiunto nuovamente il mare

Vicino al deposito di magma che si era già formato a settembre: nelle ultime ore c'è stato inoltre un aumento dell'attività sismica

(Dan Kitwood/ Getty Images)
(Dan Kitwood/ Getty Images)

Mercoledì la lava fuoriuscita dal vulcano di La Palma, alle Canarie, ha raggiunto il mare per la seconda volta, riversandosi nell’oceano Atlantico vicino al punto in cui era già entrata a fine settembre, provocando la formazione di un ampio deposito sul fondale oceanico. L’eruzione del vulcano va avanti dallo scorso 19 settembre e secondo gli scienziati stava per entrare in una fase più stabile: nelle ultime ore tuttavia è stato registrato un aumento dell’attività sismica che sta facendo pensare a una possibile evoluzione diversa della situazione.

Nelle ultime settimane è continuata la fuoriuscita di materiale lavico dalle due bocche principali del vulcano, che ha provocato l’avanzamento della colata di magma verso la parte orientale dell’isola. Mercoledì la lava del vulcano è entrata nell’oceano Atlantico vicino al deposito di magma che si era formato a partire dallo scorso 28 settembre, quando la lava si era riversata nel mare per la prima volta nei pressi della Playa de los Guirres, chiamata anche Playa Nueva.

Il nuovo deposito si è unito a quello già esistente, alimentando ulteriormente il “delta” formato dalla roccia lavica sul mare.

Fino a pochi giorni fa l’attività sismica legata all’attività del vulcano era stata meno intensa rispetto alle settimane precedenti, con scosse localizzate sempre nelle stesse zone e rilevate a profondità tra i 10 e i 20 chilometri. I livelli di diossido di zolfo, uno dei principali gas diffusi dai vulcani nell’atmosfera, erano considerati piuttosto bassi rispetto ai valori registrati in precedenza, benché comunque preoccupanti (tra le 9 e le 13mila tonnellate emesse al giorno).

Secondo quanto aveva detto martedì la direttrice dell’Istituto Geografico Nazionale, María José Blanco, il vulcano stava entrando in una fase «più stabile», che avrebbe dovuto «durare per un certo periodo». Secondo le previsioni degli scienziati questo avrebbe comportato la diminuzione «in maniera graduale e controllata» di tutti i fenomeni legati all’eruzione, tra cui appunto le scosse sismiche e la diffusione dei gas nell’atmosfera, ma anche le deformazioni nel terreno e le vibrazioni.

Nelle ultime ore però l’attività sismica è aumentata, e mercoledì attorno alle 13 c’è stato un terremoto di magnitudo 4.8, il più forte dell’ultimo periodo, avvertito anche sull’isola di El Hierro, un’ottantina di chilometri a sud di La Palma. Anche la quantità di diossido di zolfo nell’aria è aumentata, con una stima di 31-43mila tonnellate emesse.

Adesso gli scienziati stanno cercando di capire se questi segnali indichino un normale “rimbalzo” nel processo eruttivo del vulcano o se debbano invece far riconsiderare le previsioni sul suo rallentamento.

Finora la lava fuoriuscita dal vulcano ha ricoperto una superficie di quasi 10 chilometri quadrati, distruggendo più di 2.600 edifici e costringendo circa 7mila persone a lasciare le proprie case. Le colate laviche procedono comunque in maniera controllata, e in alcune zone sono iniziati lavori di emergenza per costruire nuove strade ed evitare che varie località rimangano isolate.

Nel frattempo a La Palma è arrivata la nave anfibia Castilla, una nave militare che servirà per trasportare agricoltori e braccianti nelle zone agricole dove è più difficile arrivare a causa delle strade interrotte.

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