Pfizer dice che le sue pillole contro la COVID-19 sono molto efficaci

E potrebbero essere un nuovo punto di svolta contro la pandemia, dopo i vaccini

(Pfizer)
(Pfizer)

Il Paxlovid, un farmaco contro il coronavirus sviluppato dall’azienda farmaceutica Pfizer, ha fatto ottenere risultati molto promettenti nel prevenire le forme gravi di COVID-19 tra persone a rischio come anziani o individui con altre malattie. I migliori effetti sono stati ottenuti somministrando il trattamento subito dopo la comparsa dei primi sintomi, ha spiegato l’azienda in un comunicato che riassume gli esiti dei test clinici.

I risultati molto positivi hanno spinto una commissione indipendente che supervisionava la sperimentazione a raccomandare la chiusura anticipata dei test, in modo da consentire a Pfizer di presentare il prima possibile una richiesta alle autorità di controllo sui farmaci per approvare il nuovo medicinale.

Il farmaco, che si presenta sotto forma di compresse, potrebbe contribuire a contenere gli effetti della pandemia, insieme ai vaccini che finora si sono mostrati fondamentali per ridurre i casi gravi di COVID-19, i ricoveri e i decessi.

Con l’emersione dell’attuale coronavirus, come molte altre aziende farmaceutiche anche Pfizer aveva avviato studi e sperimentazioni per trovare un farmaco antivirale per tenere sotto controllo il virus riducendo i rischi che comporta un’infezione per il nostro organismo. Aveva rispolverato alcuni vecchi progetti avviati durante l’epidemia di SARS, il cui coronavirus ha diverse cose in comune con l’attuale, e che erano stati poi abbandonati quando quella malattia era stata contenuta.

Nel 2003 Pfizer aveva avviato lo sviluppo di una molecola in grado di inibire l’attività della proteasi principale (Mpro), un enzima che ha il compito di spezzettare le proteine virali per renderle funzionali. Il progetto era stato poi ripreso nel 2020, quando erano diventate chiare le somiglianze tra il coronavirus della SARS e quello della COVID-19. La sperimentazione era stata poi avviata un anno fa, seguita da un test clinico per valutare l’efficacia del farmaco avviato tra luglio e settembre, quando la più contagiosa variante delta si stava diffondendo in diverse aree del pianeta.

Il test ha coinvolto 1.200 adulti tra Stati Uniti e altri paesi, che hanno ricevuto o il Paxlovid o una sostanza che non fa nulla (placebo), dopo essere risultati positivi al coronavirus. I partecipanti non erano vaccinati e avevano almeno una caratteristica che li faceva rientrare tra i soggetti a rischio: essere anziani oppure avere una malattia come il diabete.

Nel gruppo dei volontari che hanno assunto il Paxlovid entro tre giorni dalla comparsa dei sintomi, il farmaco ha prevenuto le forme gravi di COVID-19 nell’89 per cento dei casi rispetto al gruppo di controllo con il placebo. Una percentuale molto alta, che si riduce all’85 per cento se si comprendono i contagiati che avevano assunto il farmaco a quattro-cinque giorni dall’insorgenza dei sintomi.

I volontari che hanno assunto il Paxlovid hanno segnalato per lo più effetti avversi lievi, con una frequenza inferiore rispetto a quelli segnalati dal gruppo di controllo con il placebo. Questa circostanza sembra indicare che i sintomi da COVID-19 siano più fastidiosi rispetto a quelli causati eventualmente dal farmaco.

Il Paxlovid è un farmaco antivirale che interferisce con le risorse impiegate dal coronavirus per replicarsi all’interno delle cellule delle persone infette. Il trattamento consiste nell’assunzione di due compresse due volte al giorno per cinque giorni: il nirmatrelvir e il ritonavir, un altro antivirale sviluppato tempo fa contro l’HIV. Il ritonavir consente al nirmatrelvir di rimanere attivo più a lungo nell’organismo, portando a migliori risultati: i due principi attivi sono venduti insieme con il nome commerciale Paxlovid.

Ancora prima che fossero resi noti i risultati sui test clinici, il governo degli Stati Uniti aveva avviato i contatti per ordinare una quantità di compresse utile per effettuare almeno 1,7 milioni di trattamenti, e con un’opzione per un ulteriore acquisto di 3,3 milioni di trattamenti. Il governo statunitense aveva fatto qualcosa di simile con Merck (al di fuori di Stati Uniti e Canada Merck Sharp Dome – MSD), che a inizio ottobre aveva annunciato risultati positivi dai test clinici del molnupiravir, un proprio farmaco antivirale contro la COVID-19 da poco autorizzato nel Regno Unito.

Secondo diversi osservatori, i farmaci di Pfizer e Merck hanno la potenzialità di ridurre sensibilmente i rischi legati al coronavirus. Entrambi i farmaci possono essere assunti a casa, senza la necessità di assistenza medica come nel caso delle terapie con gli anticorpi monoclonali, che non sono comunque sempre efficaci nel contrastare la malattia. La soluzione più economica ed efficace per prevenire gli effetti del coronavirus a oggi resta comunque il vaccino, per chi può riceverlo.