• Mondo
  • Lunedì 1 novembre 2021

L’estrema destra in Grecia, dopo Alba Dorata

Ci sono nuovi gruppi e movimenti che organizzano aggressioni squadriste per le strade e che hanno diversi legami a livello politico e religioso

(AP Photo/Petros Giannakouris)
(AP Photo/Petros Giannakouris)

Nell’ottobre del 2020, i leader del partito neonazista greco Alba Dorata, fra cui il fondatore Nikolaos Michaloliakos, furono condannati a 13 anni di carcere dal tribunale di Atene. Il processo, che era durato cinque anni, e poi la sentenza furono considerati come un momento molto significativo per la recente storia politica del paese, e avevano segnato un’interruzione nell’ascesa dei movimenti, dei partiti e dell’ideologia ultra-nazionalista che da diversi anni erano piuttosto forti in Grecia.

Un anno dopo la sentenza, non solo Alba Dorata non è scomparsa, ma diversi altri gruppi, suoi eredi, sono tornati attivamente sulla scena pubblica.

Attacchi squadristi
A fine settembre in una scuola di Salonicco, nel nord della Grecia, un gruppo di ragazzi a volto coperto, vestiti di nero, armati di pietre, mazze, coltelli e taglierini ha attaccato alcuni collettivi studenteschi di sinistra che distribuivano volantini contro la recente riforma dell’istruzione del governo. Nei video girati nel cortile della scuola si vedono gli aggressori fare il saluto nazista.

Il giorno dopo, fuori dalla stessa scuola, è stato organizzato un presidio antifascista contro il primo attacco, ma se ne è verificato un secondo: un gruppo di persone di nuovo vestite di nero, armate e con i caschi in testa ha aggredito gli studenti e le studentesse riunite nel cortile e nella strada davanti alla scuola. Sono state lanciate delle molotov, ci sono stati dei feriti, lievi, e sei persone tra i quindici e i diciassette anni sono state arrestate. Il fronte giovanile di Alba Dorata ha pubblicato un comunicato di approvazione e sostegno per gli arrestati e i ragazzi incappucciati.

https://twitter.com/loveaekhatefcsm/status/1442784529807200258?s=20

Nelle ultime settimane, in Grecia, ci sono stati altri episodi simili, organizzati da gruppi e movimenti di estrema destra considerati gli eredi del partito neonazista Alba Dorata e dei suoi metodi di azione. A inizio ottobre, a Ilioupoli, Salonicco, alcuni membri dell’organizzazione giovanile del Partito Comunista sono stati aggrediti con mazze e catene in pieno giorno: quattro feriti, quattordici arresti.

Sempre a inizio ottobre, ad Atene, gli attivisti e le attiviste del movimento antifascista Keerfa sono stati picchiati durante una riunione in uno spazio pubblico. Uno degli aggressori è stato arrestato e condannato dopo essere stato identificato per un tatuaggio a forma di svastica che si vedeva nei video girati quel giorno: è un ex membro di Alba Dorata, ora sostenitore dell’organizzazione nazionalista di estrema destra Propatria, che era già stato arrestato per le violente manifestazioni no vax ad Atene.

Da Alba Dorata in poi
Alba Dorata è un partito politico greco di estrema destra – dalle idee neonaziste, misogine e xenofobe – che esiste dal novembre del 1993 e che è nato da una piccola setta di sostenitori di Adolf Hitler. Per anni il partito aveva ottenuto risultati politici irrilevanti, ma era riuscito a guadagnare consensi e voti dopo la crisi finanziaria del 2008 grazie a diverse iniziative populiste e alla propaganda contro l’immigrazione. Alle elezioni del 2012 riuscì a entrare in Parlamento ottenendo 18 seggi sui 300 disponibili, e alle elezioni legislative del gennaio 2015 ottenne il 6,28 per cento dei voti, diventando il terzo partito del paese.

Parallelamente al successo del partito, nel 2015 era iniziato un grande processo contro il suo gruppo dirigente, con accuse molto pesanti: alcuni presunti omicidi, il ferimento di diverse persone con armi di vario tipo, ripetuti attacchi contro immigrati, persone omosessuali e attivisti di sinistra. L’accusa principale era che Alba Dorata non fosse un partito ma un’«associazione criminale» e che decine di suoi membri lo avessero usato  come strumento politico per portare avanti attività illecite. Lo scorso ottobre, le accuse erano state confermate e i leader di Alba Dorata erano stati giudicati colpevoli e condannati.

Manifestazione di Alba Dorata ad Atene, 1 febbraio 2014 (AP Photo/Yannis Kolesidis)

Da lì in poi l’attività del partito e di chi ne faceva parte è stata marginale, ma alcuni dei suoi ex leader hanno continuato a fare politica. L’ex deputato ed ex portavoce Ilias Kasidiaris ha fondato ad esempio un nuovo partito chiamato Greci per la patria ed è riuscito a organizzare, dal carcere, riunioni e proteste. Al parlamento greco, il consenso  di Alba Dorata è stato raccolto da Soluzione Greca, formazione che alle elezioni del 2019 è riuscita a entrare sia nel parlamento nazionale, con dieci deputati, che in quello europeo, con un seggio.

Accanto ai partiti di estrema destra “istituzionali”, si sono riattivati anche diversi altri gruppi e movimenti definiti neonazisti. In una recente intervista, il ministro degli Esteri greco Nikos Dendias ha ammesso la «rinascita», nel paese, di attività illegali portate avanti «da imitatori o ramificazioni di Alba Dorata che apparentemente cercano di sfruttare l’insicurezza causata dalla pandemia e l’ampia diffusione delle teorie del complotto».

In un rapporto della polizia greca, che non è stato ancora reso pubblico e che è stato citato da vari giornali internazionali, si parla di almeno 16 nuovi gruppi di estrema destra nati dal crollo di Alba Dorata, sette dei quali hanno la loro sede nel nord del paese, dove i sentimenti nazionalisti sono stati amplificati dall’opposizione allo storico accordo di Prespa stretto nel 2018 dal governo di Alexis Tsipras sul cambiamento del nome dell’ex Repubblica di Macedonia. Quest’ultima viene accusata di essersi appropriata di un nome e di un’identità culturale e storica appartenenti a un’area geografica che rientrava nei confini dello stato greco, la regione della Macedonia appunto. Dopo l’accordo, però, il paese accettò di cambiare il proprio nome in Repubblica della Macedonia settentrionale.

«Quando l’estrema destra non può dominare a livello nazionale, tradizionalmente costruisce delle roccaforti», ha spiegato al Guardian Vasiliki Georgiadou, esperta di militanza di estrema destra all’Università Panteion di Atene. «Alba Dorata ha fatto lo stesso, nel 2008, quando ha preso piede nelle aree economicamente svantaggiate del centro di Atene: è passata inosservata, e poi ha vinto un seggio nel consiglio comunale della città. Due anni dopo è entrata in Parlamento. Temo che questo possa accadere di nuovo, con la creazione di roccaforti simili nel nord della Grecia».

I recenti scontri di Salonicco, ad esempio, si sono verificati in aree dove la disoccupazione è molto alta, e i resoconti dei media che citano l’inchiesta della polizia greca dicono che nella sola Salonicco ci sono circa 5 mila membri e sostenitori di gruppi neonazisti.

Kostis Papaioannou, che dirige un gruppo di ricerca che studia l’estrema destra, ha detto che questi nuovi gruppi hanno diversi legami e alleanze: con Alba Dorata e i suoi leader attualmente in carcere, con i movimenti contrari alla vaccinazione per il coronavirus (nel nord della Grecia i tassi di vaccinazione sono molto più bassi che nel resto del paese) e con gli ambienti più conservatori della Chiesa greco-ortodossa.

– Leggi anche: Tra la Grecia e la riuscita della campagna vaccinale c’è la Chiesa

«Esiste una destra super-conservatrice in Grecia, e in particolare nella Macedonia centrale, che è ideologicamente sostenuta e nutrita dalla chiesa», ha confermato a Politico Nikos Marantzidis, docente di scienze politiche all’Università della Macedonia.

Politico spiega poi che all’interno della società greca si è creato un gruppo, composto da personaggi che hanno una certa visibilità pubblica, che ha preso parola a difesa della cosiddetta famiglia naturale, formata cioè dal matrimonio tra un uomo e una donna, per sostenere il tasso di natalità (battaglia dietro la quale si nasconde l’argomento di una presunta sostituzione etnica a danno dei nativi), contro l’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole, contro i diritti delle donne e delle persone LGBT+. Lo scorso settembre, il gruppo ha scritto una lettera aperta firmata da 160 persone provenienti da ambienti accademici, giudiziari e militari, che si lamentavano dell’erosione dell’identità nazionale greca.

Numerosi esperti hanno visto la loro dichiarazione come un primo passo verso la formazione di un nuovo partito politico di estrema destra, vicino ai governi di quei paesi, come Ungheria o Polonia, guidati da partiti di destra radicale, populisti e sostenuti attivamente da parte delle gerarchie ecclesiastiche.

– Leggi anche: Quelli contro la Convenzione di Istanbul

Ciò che risulta più preoccupante, hanno dichiarato diversi analisti e politici di sinistra, è la lenta risposta del governo di fronte a queste nuove evidenti minacce.

Nuova Democrazia
Il governo greco guidato da Nuova Democrazia, partito conservatore e di centrodestra, e dal primo ministro Kyriakos Mitsotakis è stato accusato di non aver preso una chiara posizione contro l’estremismo per non rischiare di inimicarsi parte della sua stessa base elettorale. «Siamo governati da un primo ministro che è costantemente preoccupato di come rendere felice l’opinione pubblica di estrema destra, dalla quale sta pescando voti», ha detto recentemente in parlamento Alexis Tsipras, che guida il principale partito all’opposizione, Syriza. Mitsotakis, presente in aula, ha semplicemente risposto: che «chi supera i limiti» non avrà un posto «nel gruppo parlamentare di Nuova Democrazia».

All’inizio di ottobre, il deputato Konstantinos Bogdanos, ex presentatore televisivo noto per la sua retorica contro le persone migranti, è stato ad esempio escluso dal gruppo parlamentare del partito a seguito di sue dichiarazioni che incitavano all’odio, ma in molti hanno sostenuto che il provvedimento fosse arrivato troppo tardi e che Bogdanos non sarebbe mai dovuto entrare nelle liste elettorali, dato che le sue opinioni erano note da tempo. Tra l’altro, Nuova Democrazia ha chiarito che il deputato non era stato espulso dal partito e che in futuro avrebbe avuto la possibilità di rientrare nel gruppo parlamentare.

Un prete a una manifestazione no vax, Salonicco, 11 settembre 2021 (AP/Photo Giannis Papanikos)

Tre dei ministri dell’attuale governo provengono poi dalla formazione di estrema destra LAOS, ora disciolta, e si tratta di nomine fatte, secondo alcuni, proprio per sostenere l’ala più radicale del partito. Nel rimpasto di governo di inizio settembre, Mitsotakis ha nominato ministro della Sanità Thanos Plevris, no vax, figlio di Kostas Plevris, capo del movimento neofascista 4 Agosto, e avvocato difensore del padre imputato per aver scritto un libro antisemita.

Thanos Plevris, che fino a pochi anni fa scendeva in piazza con Alba Dorata, è il terzo ministro con un passato di estrema destra nell’attuale amministrazione. Si è unito al ministro dell’Interno Makis Voridis, ex sostenitore della dittatura militare, e al ministro dello Sviluppo Adonis Georgiadis. Tutti e tre, ha scritto in un recente articolo Deutsche Welle, «continuano a fungere da collegamento con i movimenti di estrema destra, insieme al ministro delle Migrazioni Notis Mitarachi, un estremista di destra».

«Nel nome dell’integrazione dell’estrema destra in Nuova Democrazia» ha commentato il professor Marantzidis «si rischia di rendere dominante l’agenda dell’estrema destra (…), rischiando di aprire la porta sul retro a tutti i tipi di populismo e estremismo di destra».