Le chitarre si vendono di nuovo

Gli effetti della pandemia e il successo delle app per imparare a suonare sembrano aver invertito le tendenze negative degli ultimi anni

chitarre
Una scena del film “Ritorno al Futuro”, del 1985
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Nel 2017, a proposito di una significativa e raccontata crisi del mercato delle chitarre elettriche, l’amministratore delegato della storica azienda americana Fender Andy Mooney disse al Washington Post: «La morte della chitarra, per parafrasare Mark Twain, è molto esagerata». All’epoca il settore se la passava male, ma nel 2020 le vendite di chitarre in tutto il mondo sono cresciute del 15 per cento rispetto all’anno precedente, a fronte di una domanda descritta dagli addetti come «senza precedenti» e in continua crescita, dopo essere stata secondo molti condizionata dagli effetti della pandemia.

Il volume di vendite complessive di chitarre acustiche ed elettriche – e, in misura minore, di bassi, mandolini e banjo – è passato da circa 6,8 miliardi di euro nel 2019 a circa 7,8 miliardi nel 2020, di cui 1,4 miliardi soltanto negli Stati Uniti. In termini di quantità di strumenti, sono stati venduti negli Stati Uniti più o meno 2,7 milioni di chitarre. Fender e Gibson, le due aziende americane più famose e celebrate, produttrici di alcuni dei modelli di chitarre elettriche più conosciuti di sempre, hanno entrambe affermato di aver incrementato le vendite nel 2020, dopo un lungo periodo di difficoltà economiche, e che la tendenza positiva è proseguita nei primi due trimestri del 2021.

L’improvvisa e inattesa crescita della popolarità della chitarra – come peraltro attestato anche dai volumi di vendita dichiarati da Taylor e Martin, i due più noti produttori americani di modelli acustici – è stata tale da comportare una serie di difficoltà e rallentamenti nell’approvvigionamento dei materiali da parte dei produttori. A luglio scorso, i rivenditori americani affermavano che i tempi di attesa per gli acquirenti di chitarre di fascia alta e anche di alcuni modelli di fascia media di determinate aziende erano tra i sei e i diciotto mesi.

chitarre vendita

Un’esposizione di chitarre d’epoca in un negozio a Denmark Street, a Londra, il 20 aprile 2011 (Dan Kitwood/Getty Images)

Ad aumentare notevolmente sono state soprattutto le vendite su Internet: Sweetwater, uno dei principali rivenditori americani online, ha superato nel 2020 un miliardo di dollari (circa 855 milioni di euro) di fatturato per la prima volta in 42 anni di storia della società, e servito oltre un milione e mezzo di clienti rispetto al milione del 2019. «Ora vendiamo un migliaio di chitarre al giorno», disse a gennaio scorso l’amministratore delegato Chuck Surack, aggiungendo che nel 2019 Sweetwater arrivava a vendere circa 800 chitarre nelle giornate migliori, e in genere molto meno.

Prima della pandemia, la lunga crisi del mercato delle chitarre era stata in larga parte attribuita alla perdita di centralità di questo strumento nella musica più gradita e ascoltata tra le fasce più giovani della popolazione. In dieci anni, tra il 2007 e il 2017, il volume delle vendite delle elettriche negli Stati Uniti si ridusse di circa un terzo, raggiungendo un minimo di 821 milioni di dollari all’apice della crisi finanziaria del 2009.

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L’attuale successo del mercato online è considerato un fenomeno per certi versi abbastanza comprensibile, tenendo conto della temporanea chiusura dei negozi fisici determinata dai lockdown introdotti in molti paesi. Ma per altri versi non era un successo scontato: per lungo tempo, come e anche più che in altri settori, nel mercato degli strumenti musicali sono prevalse tra i clienti abitudini di acquisto orientate alla prova di persona, in negozio. Poi, l’ascesa di grandi e affidabili – e spesso più convenienti – rivenditori online, come Sweetwater negli Stati Uniti e Thomann in Europa, ha indebolito le precedenti abitudini e la popolarità dei negozi fisici.

La crescita generale della domanda di chitarre ha comunque avuto ripercussioni positive anche sugli affari dei negozi fisici tradizionali con una presenza online. Guitar Center, la più grande e nota catena di vendita al dettaglio di strumenti musicali negli Stati Uniti, che aveva presentato richiesta di amministrazione straordinaria all’inizio del 2020, ha più che raddoppiato le vendite online rispetto al 2019.

Altri fattori oltre alla pandemia hanno contribuito all’inversione delle tendenze precedenti, caratterizzate da una progressiva scomparsa delle chitarre dal tempo libero di ragazzi e ragazze. Sebbene l’isolamento forzato di milioni di persone non potesse essere previsto dalle grandi aziende manifatturiere, già nel 2017 Mooney parlò dei piani di Fender per cercare di raggiungere i clienti più giovani tramite servizi digitali online offerti in abbonamento.

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Nel 2020 la app Fender Play, un’applicazione per imparare a suonare la chitarra, il basso o l’ukulele, introdotta nel 2017, ha superato 900 mila iscrizioni. Yousician, un’altra popolare app di lezioni di musica, ha ottenuto nel 2020 circa 5,5 milioni di nuove iscrizioni e l’80 per cento di abbonamenti in più rispetto al 2019. Secondo i responsabili di Fender Play, le donne che hanno cominciato a suonare la chitarra nel 2020 rappresentano il 45 per cento dell’utenza complessiva, il 15 per cento in più rispetto al dato dell’anno precedente. E il 70 per cento dei nuovi iscritti nel 2020, in generale, aveva più di 45 anni.

A marzo scorso, il vicepresidente del marketing di Fender per Europa, Africa e Medio Oriente Nieve Cavanagh disse che il 2020 è stato per volume di vendite il migliore anno di sempre nella storia dell’azienda. Ha confermato che a incidere molto è stato il marcato aumento della domanda di strumenti di fascia economica, quelli generalmente utilizzati dalle «persone che prendono in mano una chitarra o un basso per la prima volta».

I modelli di chitarra più venduti sono stati quelli della serie Fender Player e le Squier, una linea più economica dell’azienda. Da marzo a ottobre 2020, ha detto Cavanagh, le vendite dei modelli con un costo inferiore a 500 dollari (circa 428 euro) sono aumentate del 92 per cento. E anche i dati di vendita provenienti dai rivenditori nel Regno Unito e negli Stati Uniti hanno in generale rafforzato l’impressione che a crescere sia stato prevalentemente il mercato delle chitarre per principianti, suggerendo l’ipotesi che la pandemia e i lockdown in diverse parti del mondo abbiano incrementato le opportunità di occupare il tempo in casa imparando a suonare uno strumento musicale.

È da leggere in questa prospettiva, secondo diversi osservatori, il rilevante aumento delle vendite di chitarre acustiche e semi-acustiche, la tipologia più popolare durante la pandemia e anche dopo (insieme rappresentano il 52 per cento delle chitarre vendute nel 2020 negli Stati Uniti). Sebbene non ci siano differenze di prezzo significative rispetto ai modelli elettrici – sia le elettriche che le acustiche, a seconda della marca e del modello, possono costare poche centinaia di euro o diverse migliaia – suonare una chitarra acustica non richiede l’acquisto di accessori come cavi e amplificatore, invece necessari per suonare l’elettrica. Il volume più contenuto è poi più adatto al contesto domestico.

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Un liutaio prova una chitarra acustica nel suo laboratorio a Remagen, in Germania, l’11 dicembre 2019 (Andreas Rentz/Getty Images)

Quanto al mercato delle elettriche – circa 1,1 milioni di chitarre vendute negli Stati Uniti nel 2020 – i modelli più popolari sono stati quelli economici venduti in kit per principianti che includono borsa, amplificatore e accordatore. La crescita delle vendite ha infine interessato anche il mercato dell’usato. Sul sito Reverb.com, una sorta di eBay per musicisti, appassionati e collezionisti di strumenti musicali, il primo trimestre del 2021 è stato il migliore di sempre, con un aumento delle vendite del 50 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

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Considerato che non tutti i principianti continueranno a coltivare il loro nuovo hobby, in molti ritengono che quello dell’usato sia un mercato destinato a crescere ancora nei prossimi anni, ulteriormente alimentato dal collezionismo di modelli vintage e, in alcuni casi, di singole parti di strumenti rari. D’altronde, ha scritto il giornalista di Bloomberg Jonathan Roeder, i chitarristi rappresentano una delle «popolazioni più a rischio» di quella condizione nota come “GAS” (gear acquisition syndrome), una sorta di sindrome da acquisto compulsivo che li porta a desiderare di avere nuovi strumenti e attrezzature.