• Mondo
  • Mercoledì 11 agosto 2021

In Germania saranno demolite due cittadine per espandere una miniera di carbone

Succederà nella Renania Settentrionale-Vestfalia, in contrasto con le politiche tedesche sulla riduzione delle emissioni inquinanti

La miniera di carbone di Garzweiler, in Renania Settentrionale-Vestfalia, in Germania (AP Photo/ Bram Janssen)
La miniera di carbone di Garzweiler, in Renania Settentrionale-Vestfalia, in Germania (AP Photo/ Bram Janssen)

Sabato nello stato tedesco della Renania Settentrionale-Vestfalia migliaia di attiviste e attivisti hanno protestato contro la demolizione di due centri abitati per permettere l’espansione della miniera di carbone a cielo aperto di Garzweiler, una delle più grandi del paese. La scelta di espandere la miniera, autorizzata tra molte proteste dal governo locale, è stata ampiamente criticata soprattutto perché in netto contrasto con le politiche tedesche sulla riduzione delle emissioni inquinanti, che sono in linea con gli sforzi intrapresi a livello internazionale per evitare che le temperature medie globali aumentino eccessivamente e che i problemi legati al cambiamento climatico si aggravino.

In parole povere, anziché fare spazio a parchi eolici o a distese di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia da fonti rinnovabili, che in Germania è incoraggiata già da tempo, espandendo la miniera si sta continuando a sfruttare una risorsa che contribuisce ad aggravare i rischi del riscaldamento globale, piuttosto che a risolverli.

La miniera di Garzweiler si estende per circa 48 km², più della superficie della città di Bergamo, ed è controllata dall’azienda produttrice di energia Rheinisch-Westfälisches Elektrizitätswerk (RWE). Negli ultimi sessant’anni per espanderla sono stati distrutti una ventina di paesi, tra cui appunto quello di Garzweiler, e sono state chiuse o deviate alcune autostrade; adesso il suo ulteriore ampliamento prevede la demolizione delle località di Lützerath e Keyenberg, col risultato che altre centinaia di persone dovranno abbandonare le loro case, ma non solo.

Ogni giorno gli enormi e pesanti macchinari che sono in funzione presso la miniera trivellano un’area grande come un campo da calcio alla profondità di 30 metri, e ogni anno il sito produce 35 milioni di tonnellate di lignite, un carbone fossile molto inquinante di cui la Germania è particolarmente ricca, e che viene impiegato per la produzione di energia elettrica nelle centrali della zona.

Il problema è che sebbene in Germania l’energia prodotta da centrali eoliche e solari stia progressivamente prendendo il posto di quella prodotta da combustibili fossili, circa un quarto di quella utilizzata nel paese viene ancora prodotta dalla combustione del carbone e della lignite: nell’ultimo decennio la produzione di energia ottenuta dal carbone si è dimezzata, ma l’ampliamento di Garzweiler sembra andare nella direzione opposta.

In Germania le attività di estrazione delle miniere di carbone dovranno cessare entro il 2038. Molti scienziati e attivisti però sostengono che questa data sia troppo lontana se si vuole sperare di contrastare gli effetti del cambiamento climatico in maniera efficace e tempestiva: pensano quindi che la miniera debba essere chiusa al più presto, soprattutto perché il carbone è responsabile della maggior parte delle emissioni di anidride carbonica dell’intero settore energetico tedesco.

Sabato circa 2.500 attiviste e attivisti hanno formato una catena umana lunga 4 chilometri per protestare contro lo sgombero e la demolizione di Lützerath e Keyenberg assieme ai residenti, e allo stesso tempo per chiedere la chiusura della miniera.

Non è la prima volta che i gruppi ambientalisti segnalano problemi ambientali legati alle attività della miniera. Nel giugno del 2019, per esempio, centinaia di persone occuparono il sito chiedendone la chiusura, e ci furono manifestazioni anche nel settembre dell’anno scorso, quando furono organizzate proteste in due centrali elettriche alimentate a carbone, vicino a Düsseldorf e a Grevenbroich, sempre nello stesso stato.

(Malte Krudewig/ dpa via AP)

Dal momento che la RWE ha raggiunto un accordo con la maggior parte dei residenti per farli trasferire in altre aree, adesso quasi tutti gli edifici di Lützerath e Keyenberg sono vuoti e abbandonati. Come aveva detto qualche tempo fa al giornale tedesco DW un residente di Keyenberg costretto a lasciare la casa dove viveva da 40 anni con la famiglia, il problema non è solo quello di lasciare la propria abitazione: anche se la miniera in futuro dovesse chiudere, le sue attività avranno reso inabitabili ampie aree di terreno. Nello stato della Renania Settentrionale-Vestfalia, inoltre, si sono viste di recente le conseguenze disastrose del cambiamento climatico: è stato uno dei più colpiti dalle gravissime alluvioni dello scorso luglio, a causa delle quali sono morte più di 200 persone.

Un’attivista chiamata col nome di fantasia Salome ha detto a Sky News che in Germania bisogna «iniziare a fare cambiamenti» da subito perché, a differenza di paesi in cui è più difficile ottenere investimenti per la produzione di energie pulite, «siamo ricchi, abbiamo redditi e standard di vita alti», e «possiamo permetterci di pensare a come usare meno energia».

La RWE invece sembra essere di un parere un po’ diverso. Guido Steffen, un portavoce dell’azienda, ha detto che due terzi delle miniere di carbone saranno dismessi entro la fine del 2029, e che quella che andrà avanti per più tempo a operare è proprio quella di Garzweiler. Secondo RWE, fermare i processi di estrazione del sito prima del tempo sarebbe devastante per l’economia locale.

– Leggi anche: Cosa dice sull’Europa il rapporto sul clima dell’ONU