Molti animali si stanno rimpicciolendo

È un fenomeno che riguarda diverse specie e sempre più osservato dai ricercatori: il principale sospettato è il cambiamento climatico

(AP Photo/ Carolyn Kaster)
(AP Photo/ Carolyn Kaster)
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È noto che i cambiamenti climatici abbiano spesso conseguenze sulla distribuzione delle specie animali e sul loro comportamento o sulla loro sopravvivenza, ma secondo alcuni studi il riscaldamento globale sta avendo un impatto anche sulle loro dimensioni. Gli scienziati hanno osservato che negli ultimi decenni diverse specie di uccelli e roditori, ma anche di piante, anfibi, pesci e mammiferi, si sono rimpicciolite a causa dell’aumento delle temperature provocato dalle attività umane, mettendo ulteriormente a rischio di estinzione moltissimi animali.

Uno di questi studi è stato condotto nel 2019 da Brian Weeks, docente di Ecologia ed evoluzione presso l’Università del Michigan (Stati Uniti), che con un gruppo di scienziati ha analizzato più di 70mila esemplari di uccelli migratori che negli anni erano andati a sbattere contro i grattacieli di Chicago. Lo studio ha evidenziato che tra il 1978 e il 2016 gli esemplari di 52 specie di uccelli molto comuni in Nord America – recuperati e conservati presso il Field Museum of Natural History della città – si sono rimpiccioliti in media del 2,6 per cento, e generalmente si è accorciato anche il loro tarso-tibia, ovvero l’osso che collega il corpo alla zampa dell’animale. Ulteriori studi hanno osservato fenomeni simili anche in altri animali.

Secondo una ricerca del 2017, per esempio, negli ultimi 65 anni il menhaden (Brevoortia tyrannus), un pesce marino che vive prevalentemente in varie zone del Golfo del Messico e della costa atlantica di Stati Uniti e Canada, si è rimpicciolito in media del 15 per cento.

Uno studio sui topi selvatici nel parco nazionale di Doñana, invece, ha evidenziato che in quest’area del sud della Spagna i roditori pesano fino a un terzo in meno rispetto a quarant’anni fa – 20 grammi nel 2016 contro i circa 30 del 1978 – e che la loro popolazione si è ridotta notevolmente.

Rispetto agli ultimi 40 anni anche i maschi di una specie di salmone che vive nel fiume Tenojoki, nel nord della Finlandia, hanno perso circa la metà della loro massa corporea, mentre le femmine si sono rimpicciolite più o meno del 10 per cento.

– Leggi anche: Il cambiamento climatico, le basi

Quello osservato di recente è un fenomeno che ha altri precedenti nella storia degli esseri viventi. Grazie allo studio dei fossili, in particolare della dentatura degli animali, è stato possibile capire che gli esemplari di diverse specie si erano rimpiccioliti anche nel primo periodo dell’Eocene, l’era geologica che cominciò circa 56 milioni di anni fa, quando le temperature aumentarono tra 5 e 8 °C nel giro di 10mila anni.

Il problema è che a causa delle attività umane il pianeta si sta riscaldando a un ritmo di circa dieci volte più veloce rispetto alla media del riscaldamento durante le ere glaciali, e in questo senso gli animali hanno troppo poco tempo per adattarsi senza correre rischi.

Uno studio del 2018 ha evidenziato che negli ultimi 125mila anni la taglia di diversi mammiferi è diminuita del 14 per cento, mentre secondo una ricerca condotta nel 2019 su 15.500 specie di mammiferi e uccelli, pubblicata sulla rivista scientifica Nature Communications, nei prossimi cento anni gli animali saranno più piccoli del 25 per cento, sempre a causa delle conseguenze delle attività umane sul pianeta.

Gli scienziati hanno anche stimato che più di mille specie di animali di grande taglia si estingueranno entro i prossimi mille anni: tra questi ci sono animali già a forte rischio, come aquile, tigri e rinoceronti.

Per Weeks, il fatto che decine di specie di uccelli si siano rimpicciolite in maniera simile è «una reazione generale ai cambiamenti climatici». Anche Eugene Turner, docente di Oceanografia presso l’Università della Louisiana (Stati Uniti) e autore dello studio sui menhaden, ha raggiunto conclusioni simili. Ha spiegato che man mano che l’atmosfera della Terra e gli oceani continueranno a riscaldarsi questi pesci diventeranno sempre più piccoli, con grosse conseguenze per tutta la catena alimentare.

Allo stesso modo, il biologo e zoologo Miguel Delibes de Castro, che lavora alla Stazione biologica di Doñana, ha detto che con l’aumento delle temperature i topi stanno trovando la loro condizione ottimale in dimensioni più piccole. Tuttavia ha fatto notare che la diminuzione della popolazione è in parte dovuta all’assenza nel parco di conigli, che sono stati decimati a causa di una malattia, e che pertanto ha portato altri predatori a nutrirsi dei roditori.

Il rimpicciolimento degli animali sembrerebbe coerente con il principio di Bergmann, secondo cui mammiferi e uccelli a sangue caldo (endotermi) hanno dimensioni maggiori a temperature più basse e sono più piccoli a temperature più alte: in sostanza, animali più grandi disperdono il calore più lentamente in climi temperati, mentre animali più piccoli disperdono il calore più velocemente in climi caldi e secchi.

Tra le altre cose, Weeks e i suoi colleghi hanno osservato che in alcune specie di uccelli migratori le ali stanno diventando più lunghe: secondo Weeks, forse è una strategia di adattamento per compensare i corpi più piccoli.

A ogni modo, l’aumento delle temperature ha anche conseguenze sullo sviluppo degli animali, e potrebbe compromettere la loro capacità di riprodursi e sopravvivere.

Un biologo dell’Università di Helsinki, Craig Primmer, ha detto che i salmoni che ha studiato in Finlandia raggiungono la maturità sessuale prima della norma, e questo potrebbe avere conseguenze sulla loro riproduzione.

L’esperta di anfibi e rettili del Carnegie Museum of Natural History di Pittsburgh, Jennifer Sheridan, ha fatto notare che i cambiamenti climatici hanno conseguenze anche sugli animali a sangue freddo (ectotermi), che non sono in grado di regolare la loro temperatura corporea. Temperature più alte accelerano le fasi di sviluppo della rana – da uovo a girino ad animale giovane –, ma sviluppandosi più velocemente l’animale adulto mantiene generalmente dimensioni più piccole.

Sheridan ha osservato che le cause alla base del rimpicciolimento degli animali devono essere ulteriormente approfondite, ma ha notato che una delle cose da tenere in considerazione è che non tutti gli animali potrebbero per così dire cambiare taglia con lo stesso ritmo, con conseguenze sulle loro relazioni: se certi animali si rimpiccioliscono più velocemente rispetto al loro predatore, per esempio, questo potrebbe avere bisogno di più prede per sfamarsi e sopravvivere, e quindi sarebbe compromessa la sopravvivenza di ancora più specie.