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  • Mercoledì 23 giugno 2021

Tutti contro l’Ungheria

14 paesi dell'Unione Europea hanno firmato un documento contro le posizioni ungheresi sulla comunità LGBT+, dopo il discusso caso dell'illuminazione dello stadio di Monaco

Una manifestazione in occasione del Pride a Varsavia, in Polonia, il 19 giugno (AP Photo/ Czarek Sokolowski via LaPresse)
Una manifestazione in occasione del Pride a Varsavia, in Polonia, il 19 giugno (AP Photo/ Czarek Sokolowski via LaPresse)
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Negli ultimi giorni l’Ungheria ha ricevuto ampie critiche per l’approvazione di una contestata legge che vieta di affrontare temi legati all’omosessualità in contesti pubblici frequentati dai minori. Martedì, dopo una lunga discussione, i rappresentanti di 14 paesi membri dell’Unione Europea, tra cui l’Italia, hanno firmato un documento congiunto in cui condannano la nuova legge ungherese definendola «una evidente forma di discriminazione».

Formalmente la discussione sulla nuova legge ungherese faceva parte della procedura disciplinare avviata nei confronti dell’Ungheria circa tre anni fa nell’ambito dell’articolo 7 del Trattato di Lisbona, che permette alla maggioranza degli stati membri di punire uno stato che violi i valori dell’articolo 2 del Trattato, cioè «il rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e dei diritti umani»: aspetti che secondo i firmatari del documento sarebbero stati ripetutamente violati dal primo ministro ungherese Viktor Orbán, che negli ultimi anni ha governato il paese in modo sempre più autoritario e ha progressivamente limitato i diritti delle persone della comunità LGBT+.

Il comunicato di martedì è stato firmato da Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna e Svezia e Italia: inizialmente l’Italia non aveva aderito in attesa di chiarimenti da parte dell’Ungheria, ma poi si è aggiunta agli altri stati.

Ufficialmente la nuova legge ungherese ha lo scopo di tutelare i bambini dalla pedofilia, ma più concretamente vieterà alle associazioni legate alla comunità LGBT+ di promuovere i propri programmi educativi e di diffondere informazioni sull’omosessualità o sulla possibilità di richiedere un intervento chirurgico per la riassegnazione del sesso.

Con la nuova legge sarà possibile vietare o censurare libri per ragazzi che parlano apertamente di omosessualità. Non saranno permesse campagne pubblicitarie in favore dell’inclusione nei confronti della comunità LGBT+, e potrebbero essere mostrati in seconda serata o vietati ai minori anche serie tv come Friends o film come Billy Elliot e Harry Potter, in cui si parla di omosessualità.

Sebbene Orbán avesse già mostrato di avere posizioni retrograde e discriminatorie nei confronti dell’omosessualità, e a dicembre avesse limitato il matrimonio all’unione tra un uomo e una donna e vietato l’adozione alle coppie dello stesso sesso, molti hanno considerato la nuova legge “un momento di svolta”.

Un funzionario di un paese europeo di cui non è stato diffuso il nome ha detto a Politico che con l’approvazione della nuova legge l’Ungheria «si è spinta davvero troppo in là», mentre in un comunicato il ministro degli Esteri olandese Sigrid Kaag ha sottolineato che «discriminare le persone della comunità LGBT+ col pretesto di proteggere i bambini è inaccettabile nell’Unione Europea».

La ministra della Giustizia ungherese, Judit Varga, ha sostenuto che la nuova legge «non priverà nessuno dei suoi diritti e non discriminerà nessun membro della società», ma servirà a proteggere i diritti dei bambini e vieterà soltanto la cosiddetta «propaganda» gay.

– Leggi anche: Il Vaticano ha chiesto al governo di modificare il ddl Zan

Martedì ci sono state ampie critiche anche nei confronti della decisione della UEFA di vietare all’amministrazione comunale di Monaco di Baviera di illuminare con i colori dell’arcobaleno in maniera simbolica l’Allianz Arena, lo stadio di Monaco, in occasione della partita degli Europei di calcio tra Germania e Ungheria, in programma mercoledì sera.

UEFA ha spiegato che l’illuminazione rientrerebbe in un «contesto politico», in contrasto con la sua linea neutrale. Dieter Reiter, il sindaco di Monaco, ha definito la decisione «vergognosa», mentre secondo il ministro degli Affari europei tedesco Michael Roth la scelta è stata «amara ma prevedibile».

Mercoledì la UEFA ha ribadito le motivazioni dietro la sua decisione. Ha spiegato di aver considerato politica la richiesta della città di Monaco, perché in riferimento all’Ungheria, e non i colori dell’arcobaleno, che invece ha momentaneamente adottato nel suo stemma. Nel frattempo, Orbán ha annunciato di aver cancellato il suo viaggio in Germania e che quindi non andrà a vedere la partita di stasera.