• Mondo
  • Giovedì 17 giugno 2021

Come funzioneranno i viaggi all’estero

E soprattutto come ottenere i "green pass", ora che il governo li ha resi ufficiali

Turisti a Ibiza, Spagna (Carlos Alvarez/Getty Images)
Turisti a Ibiza, Spagna (Carlos Alvarez/Getty Images)

Con l’allentamento delle misure restrittive contro la pandemia da coronavirus e l’avanzamento delle campagne vaccinali, si sono ormai precisate le norme e gli strumenti che serviranno ai cittadini per viaggiare all’estero per turismo. Anzitutto, dal primo luglio entreranno in vigore i cosiddetti “certificati COVID-19” europei, cioè i “green pass” che permetteranno di circolare all’interno dell’Unione Europea senza particolari restrizioni. Fino ad allora, però, per viaggiare all’estero sarà necessario far riferimento a due criteri: che il paese che si vuole visitare sia tra quelli verso cui l’Italia consente spostamenti per motivi turistici, e che questi ultimi accettino a loro volta turisti.

I “green pass” permetteranno di viaggiare liberamente purché sia attestata almeno una di queste tre condizioni: l’avvenuta vaccinazione contro il coronavirus, la guarigione dall’infezione o la negatività al virus tramite tampone molecolare o antigenico. Saranno rilasciati gratuitamente dalle autorità nazionali e saranno disponibili in formato digitale o cartaceo con un codice: per ognuna delle tre condizioni sopra citate verrà rilasciato un certificato distinto, con un suo codice QR.

Come ottenere i green pass
In attesa dell’attivazione del “green pass” per i viaggi nell’Unione Europea dal primo luglio, il 17 giugno il governo ha approvato un decreto che regolamenta il rilascio dei certificati in Italia: i certificati, che in seguito varranno anche come “green pass” europei, per ora permetteranno di spostarsi liberamente nelle regioni in zona arancione e rossa (nessuna, al momento), e di partecipare a feste, cerimonie ed eventi sportivi.

Ogni stato dell’Unione Europea potrà scegliere in che modo distribuire i certificati.

In Italia se ne occuperà la Piattaforma nazionale-DGC, che sarà attivata ufficialmente con l’iscrizione del decreto sulla Gazzetta ufficiale e che dovrebbe integrare automaticamente i dati di vaccini effettuati, tamponi e certificati di avvenuta guarigione, e avvertire i cittadini, tramite sms o email, che il loro “green pass” è pronto per essere scaricato. Secondo il governo, tutte le certificazioni associate alle vaccinazioni effettuate finora saranno rese disponibili entro il 28 giugno.

Le certificazioni possono essere scaricate online in diversi modi: tramite il sito web della Piattaforma nazionale-DGC (attivo dal 17 giugno); il fascicolo sanitario elettronico, l’app Immuni e, dopo un breve attrito con il Garante della privacy, l’app IO (quella che serve per accedere a numerosi servizi digitali della pubblica amministrazione, come per esempio il Cashback).

In alternativa la certificazione può anche essere richiesta al proprio medico di base, pediatra o in farmacia utilizzando la tessera sanitaria.

Per ottenere la certificazione sul sito della Piattaforma nazionale o sull’app Immuni sarà necessario inserire alcuni dati, come per esempio quelli della tessera sanitaria e i codici identificativi di tampone o certificato di guarigione.

Al contrario, tutti gli utenti che hanno già fatto l’accesso a IO (con le proprie credenziali SPID o, in alternativa, con la carta d’identità elettronica) non hanno bisogno di inserire altri dati, e riceveranno il “green pass” direttamente sul loro smartphone.

Come funzioneranno i “green pass” dal primo luglio
Da quando il primo luglio entreranno in vigore i “green pass” sarà possibile viaggiare liberamente tra i paesi dell’Unione Europea, senza dover fare tamponi o sottoporsi a periodi di quarantena, come accade attualmente in diversi paesi.

Per quanto riguarda l’attestazione dell’avvenuta vaccinazione contro il coronavirus, ogni stato potrà decidere se basterà una sola dose per essere esenti delle restrizioni o se ne serviranno due. Qualsiasi cosa venga decisa, ogni stato dovrà però accettare anche i certificati rilasciati dagli altri paesi europei alle stesse condizioni.

Il governo italiano per esempio ha deciso che la validità del certificato inizia dal quindicesimo giorno dopo la somministrazione della prima dose fino alla data prevista per la somministrazione della seconda dose. Questa regola dovrà valere quindi anche per gli stranieri che arrivano in viaggio in Italia. Dopo la seconda dose la validità del certificato sarà di 270 giorni (circa nove mesi) dalla data di somministrazione, mentre nei casi di vaccino monodose (quello di Johnson&Johnnson) il certificato varrà dal quindicesimo giorno dopo la somministrazione e avrà validità per 270 giorni.

Gli stati dell’Unione non potranno imporre ulteriori restrizioni di viaggio ai titolari di certificati – come quarantena, autoisolamento o test – «a meno che non siano necessarie e proporzionate per salvaguardare la salute pubblica», come nel caso di varianti che destino preoccupazione. Il Parlamento Europeo specifica che in questi casi le misure dovranno essere notificate, se possibile, con 48 ore di anticipo agli altri stati membri e alla Commissione, mentre le persone dovranno ricevere un preavviso di 24 ore.

Tutti i paesi membri dell’Unione dovranno accettare i certificati di vaccinazione rilasciati in altri stati membri per i vaccini autorizzati dall’Agenzia europea per i medicinali (EMA). Gli stati membri potranno decidere se accettare anche i certificati per altri vaccini autorizzati secondo le procedure nazionali (come per esempio il vaccino russo Sputnik, approvato in Ungheria).

Come viaggiare all’estero fino al primo luglio
Finché non saranno attivi i “green pass” europei, per viaggiare all’estero bisogna far riferimento al DPCM del 2 marzo del 2021 e all’ordinanza del Ministro della Salute del 14 maggio 2021, in base a cui le possibili destinazioni sono state divise in cinque elenchi sulla base del rischio epidemiologico. I paesi negli elenchi A, B, C e D, sono tutti quelli che l’Italia permette di visitare per motivi non essenziali, e comprendono tutti i paesi dell’Unione Europea, ma anche gli Stati Uniti.

Va però specificato che ogni singolo paese può aver adottato misure restrittive che vietano i viaggi turistici: gli Stati Uniti al momento, per esempio, non permettono viaggi per motivi turistici a chi nei 14 giorni precedenti sia stato in un paese dell’Area Schengen (inclusa l’Italia), in Regno Unito, in Irlanda, in Brasile, in Sud Africa Cina o Iran. Per questo motivo è sempre consigliabile visitare la pagina del paese in cui si vuole andare sul sito viaggiaresicuri.it per avere tutte le informazioni necessarie al viaggio.