I dati della settimana su coronavirus e vaccinazioni in Italia

I nuovi casi sono stati meno di quindicimila e la pressione sui reparti di terapia intensiva è ulteriormente calata in tutte le regioni

Nell’ultima settimana sono stati trovati meno di quindicimila nuovi casi di coronavirus e con le ultime vaccinazioni oltre il 50 per cento della popolazione vaccinabile – tutte le persone con più di 12 anni – ha ricevuto almeno la prima dose. A questi dati se ne aggiungono altri incoraggianti: la pressione sui reparti di terapia intensiva è sempre più bassa in tutte le regioni ed è calato anche il numero di morti, anche se questo dato non si discosta molto rispetto ai sette giorni precedenti.

Anche le analisi più approfondite che prendono in esame i dati consolidati confermano l’efficacia dei vaccini. Giovedì 10 giugno è stato pubblicato un aggiornamento del rapporto sull’epidemia COVID-19 realizzato dall’ISTAT, l’istituto nazionale di statistica, e dall’Istituto superiore di sanità. Come già rilevato dalle prime analisi, viene osservato un sensibile calo dei contagi registrati nella popolazione molto anziana, con più di 80 anni, e un abbassamento dell’età dei casi segnalati.

Il report ha anche confrontato il picco di decessi di marzo 2020 con l’aumento causato, nel marzo 2021, dalla cosiddetta terza ondata dell’epidemia: nello studio si legge che il crollo dei decessi delle persone con più di 80 anni ha inciso per il 70% nel calo osservato confrontando i dati di marzo 2020 e marzo 2021. È un’ulteriore conferma della protezione assicurata dai vaccini.

Nell’ultima settimana sono stati trovati 14.706 nuovi casi di coronavirus, il 23,4 per cento in meno rispetto ai sette giorni precedenti. Come si vede da questo grafico, la diminuzione è piuttosto evidente e nelle ultime settimane è stata costante.

C’è stato un calo dei decessi, anche se minimo rispetto all’andamento delle ultime settimane: sono passati da 549 a 513. La curva dei decessi è l’ultima a calare perché segue un andamento in ritardo di due-tre settimane rispetto a quella dei nuovi positivi: con un calo dei contagi ci si attende un ulteriore calo dei decessi.

Dopo il calo dei tamponi osservato tra il 28 maggio e il 3 giugno, principalmente a causa della festa della Repubblica, negli ultimi sette giorni è aumentato il numero di tamponi eseguiti: sono stati 1,3 milioni e sono state testate per la prima volta 389mila persone.

Come si può vedere da questo grafico, nell’ultima settimana tutte le regioni hanno avuto un’incidenza di nuovi casi sotto la soglia di 50 contagi settimanali ogni 100mila abitanti. Dopo Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Molise, anche Abruzzo, Liguria, Umbria e Veneto sono state inserite in zona bianca e i dati sono incoraggianti anche per molte altre regioni, che dalla prossima settimana potrebbero essere inserite nella zona con meno restrizioni.

Anche nell’ultima settimana la provincia con l’incidenza più alta è stata Catania, che ha comunque registrato un calo di questo indicatore: è passata da 83 a 63 nuovi casi ogni 100 mila abitanti. Le altre province con almeno 50 casi settimanali ogni 100mila abitanti sono Enna, in Sicilia, Brindisi in Puglia, Grosseto in Toscana e Sondrio in Lombardia.

In molte regioni la percentuale dei posti letto in terapia intensiva occupati da malati di COVID-19 sul totale dei posti disponibili è inferiore al 10 per cento, nonostante nelle ultime settimane gli ospedali abbiano iniziato a riorganizzare i reparti dismettendo molti posti letto che erano stati aggiunti a causa dell’emergenza.

L’andamento dei nuovi ingressi in terapia intensiva è sempre in calo. Nell’ultima settimana in Molise e nella provincia autonoma di Bolzano non sono stati ricoverati pazienti in gravi condizioni.

Al momento in Italia quasi 28 milioni di persone hanno ricevuto almeno la prima dose del vaccino contro il coronavirus, e di queste 13,6 milioni sono completamente vaccinati. Il 47,1 per cento della popolazione quindi ha ricevuto almeno una dose e il 23 per cento ha completato il ciclo vaccinale. Escludendo le persone che non possono essere vaccinate, cioè i bambini con meno di 12 anni, il 51,5 per cento della popolazione ha ricevuto almeno la prima dose.

Il ritmo di vaccinazione è sempre piuttosto elevato: negli ultimi giorni è stata superata quasi sempre la soglia di 550mila somministrazioni giornaliere.

Nelle prossime ore sono attese nuove decisioni del Comitato tecnico scientifico (CTS) che potrebbe introdurre nuove limitazioni o vincoli più stringenti sui limiti d’età per la somministrazione del vaccino di AstraZeneca. Negli ultimi due mesi ogni regione ha deciso se riservare il vaccino ai soli anziani o se utilizzarlo anche per i più giovani, seguendo le indicazioni del ministero della Salute: l’indicazione di riservarlo alle persone con più di 60 anni era stata definita “preferenziale”, perché in termini assoluti il vaccino confermava la propria sicurezza e i benefici rispetto agli eventuali e limitati rischi per le trombosi. Per questo in alcune regioni come Lazio, Campania, Liguria, Emilia-Romagna, Sicilia e Piemonte sono stati organizzati “open day” rivolti soprattutto ai più giovani, giornate in cui era possibile sottoporsi al vaccino senza prenotazione.

Questo grafico mostra la proporzione di prime dosi somministrate alle persone con meno di 60 anni nelle regioni italiane negli ultimi due mesi.

La morte di una ragazza di 18 anni, a Sestri Levante, in Liguria, ha indotto molti esperti ed esponenti politici a chiedere al ministero della Salute chiarimenti sulla somministrazione del vaccino ai più giovani. Il coordinatore del Comitato – il presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli – il 9 giugno aveva spiegato che fosse necessaria una nuova «riflessione» sulle soglie di età per l’impiego del vaccino. Il CTS dovrebbe quindi fornire indicazioni più rigide sull’opportunità di riservare le vaccinazioni con AstraZeneca alle persone con più di 60 anni, che hanno un rischio di trombosi ulteriormente più basso rispetto a quelli già minimi riscontrati tra i giovani.

In questo grafico si può osservare l’andamento delle somministrazioni totali tra le persone con meno e più di 60 anni.

La mappa mostra la percentuale di persone vaccinate in Italia: all’interno di ogni regione si trova la percentuale di persone che hanno ricevuto almeno una dose, mentre il colore indica la percentuale di persone che hanno completato il ciclo vaccinale.

In questo grafico si può osservare l’andamento delle somministrazioni nei vari stati del mondo.