Conservare la neve d’estate, in vista dell’inverno

La Valle d'Aosta vuole provare lo snowfarming, una tecnica che consente di anticipare l'apertura delle piste da sci

Lo snowfarming a Lenzerheide, in Svizzera (EPA/GIAN EHRENZELLER PICTURE)
Lo snowfarming a Lenzerheide, in Svizzera (EPA/GIAN EHRENZELLER PICTURE)
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Seefeld è un comune dell’Olympiaregion, uno degli altipiani più soleggiati dell’Austria, e nel 2019 ha ospitato i mondiali di sci nordico. Ha vinto la concorrenza di altre località alpine grazie alla bellezza delle sue piste ma anche grazie allo snowfarming, una tecnica di conservazione della neve artificiale che ha permesso di preparare i tracciati in anticipo rispetto alle prime nevicate. Il comune tirolese è uno dei modelli a cui si ispira la Regione Valle d’Aosta, che ha approvato una mozione per sostenere economicamente gli impianti che inizieranno la sperimentazione di questa tecnica.

Il consiglio regionale valdostano ha approvato la proposta presentata dalla Lega con l’obiettivo di attirare più appassionati di sci. «Si è investito tantissimo nel settore dello sci nordico, ma non abbiamo raccolto molto», ha spiegato Claudio Restano, consigliere regionale del gruppo consiliare Vallée d’Aoste Unie. «Abbiamo piste molto valide a livello agonistico ma a livello turistico non siamo riusciti ad avere il giusto appeal».

Lo snowfarming è una tecnica piuttosto semplice. Verso la fine dell’inverno, solitamente nel mese di marzo, vengono realizzati degli enormi cumuli di neve creata artificialmente. Questi mucchi vengono ricoperti con uno strato isolante, in genere segatura o cippato di legno, che protegge la neve ed evita che si sciolga. Nelle località in cui in estate si raggiungono alte temperature si ricopre tutto con un telo di tessuto sintetico di colore bianco, in modo da riflettere i raggi del sole. Questa neve, conservata fino ai mesi invernali, viene utilizzata principalmente per anticipare l’inizio della stagione sciistica – spostata sulle piste con le ruspe prima di essere battuta – oppure per l’organizzazione di eventi speciali anche durante i mesi estivi.

A Livigno, in Valtellina, lo snowfarming è essenziale per il palio delle contrade, una competizione di sci di fondo che si tiene nell’ultima settimana di agosto. Uno dei comprensori dove non ha funzionato, invece, è stato il monte Bondone, in Trentino, dove nel 2013 si decise di conservare la neve in vista delle gare di snowboard in programma alle Universiadi. Il caldo e la pioggia sciolsero però tutta la neve messa da parte alla fine della stagione sciistica.


Sia la conservazione per l’inverno, sia l’utilizzo in competizioni estive hanno suscitato i dubbi e critiche di alcune associazioni ambientaliste che da tempo hanno avviato un più ampio dibattito sul futuro e la sostenibilità delle stazioni sciistiche: il settore richiede continui e notevoli investimenti per sopravvivere e un utilizzo sempre maggiore della neve artificiale, con un significativo impatto ambientale.

– Leggi anche: Cosa c’è dietro una pista da sci

L’SLF, l’istituto svizzero per lo studio della neve e delle valanghe, ha realizzato un’indagine sullo snowfarming intervistando i gestori dei comprensori sciistici delle località nell’arco alpino di lingua tedesca e nella penisola scandinava, dove questa tecnica è piuttosto diffusa. Novanta su cento gestori e rappresentanti di comuni intervistati sa cosa è lo snowfarming e di questi in 49 lo considerano una cosa positiva. Quattordici di loro, invece, hanno una posizione critica.

Tra i motivi di criticità ci sono la mancanza di una superficie idonea a stipare la neve e il timore che i vantaggi economici siano nettamente inferiori rispetto alle spese sostenute. Tra i gestori che già lo utilizzano, due terzi hanno dichiarato di voler proseguire con questo metodo, il 5 per cento ha ammesso che lo interromperà, mentre il 27 per cento ha detto che aumenterà la quantità di neve conservata.

(EPA/GIAN EHRENZELLER)

Fabrizio Lombard, presidente dell’AVEF, l’Associazione valdostana enti gestori piste sci di fondo, definisce «ottima» l’iniziativa della Valle d’Aosta anche se non nasconde alcune perplessità. «Ci sono molti aspetti positivi ma anche altri più complicati, specie dal punto di vista logistico-economico», ha detto in un’intervista alla Stampa. «Nelle località in cui lo snowfarming viene fatto si è puntato molto su promozione e marketing e, soprattutto, sull’organizzazione ricettiva. Una per tutte, Livigno: loro sono avanti anni luce, hanno sviluppato un “turismo sportivo” di alto livello sostenuto da tante e diverse strutture. C’è il fondo, ma nello stesso territorio c’è anche la pista di atletica, la piscina olimpica, il centro benessere, una pista ciclopedonale lunghissima».

Secondo Lombard lo snowfarming non basta, da solo, perché l’obiettivo non è attirare qualche appassionato, ma la platea più consistente degli agonisti a cui serve proporre un’offerta ampia e di alto livello per vincere la concorrenza delle altre località. Tra i comuni valdostani che si prestano meglio a questa sperimentazione ci sono Cogne, Gressoney-St-Jean, Saint-Barthélemy, Torgnon e Bionaz, che dispone tra l’altro di poligoni di tiro per il biathlon.