Cosa c’è nel DEF

L'annunciato scostamento di bilancio da 40 miliardi di euro per integrare i sostegni a imprese e lavoratori, e la previsione di crescita del PIL del 4,5% per il 2021, tra le altre cose

(ANSA/GIUSEPPE LAMI)
(ANSA/GIUSEPPE LAMI)

Giovedì 15 aprile il Consiglio dei ministri ha approvato il DEF, cioè il documento di programmazione economica e finanziaria in cui il governo anticipa quello che intende fare negli anni successivi e l’andamento che si aspetta dall’economia. Al momento il governo non ha pubblicato il documento, ma ne ha anticipato i temi principali in un comunicato stampa.

Il documento, che dovrà essere approvato dal Parlamento, prevede innanzitutto il ricorso all’indebitamento per il 2021 di 40 miliardi di euro e di circa 6 miliardi di euro medi all’anno per il periodo 2022-2033. Questo scostamento di bilancio, ovvero la richiesta al Parlamento di ricorrere a un deficit maggiore rispetto a quello autorizzato nella legge di bilancio approvata a fine 2020, era ampiamente previsto.

I 40 miliardi serviranno principalmente ad aumentare i fondi già impegnati per il cosiddetto “Decreto Sostegni” approvato a fine marzo, che prevedeva 32 miliardi di euro di finanziamento a sostegno di aziende e lavoratori colpiti dalle conseguenze della pandemia. Questi fondi erano parsi da subito insufficienti a coprire tutte le spese necessarie per dare sostegno alle attività danneggiate dalle restrizioni, e il governo aveva detto che ne avrebbe aggiunti degli altri nel DEF.

Il governo ha detto che i 40 miliardi di euro saranno utilizzati per un nuovo provvedimento di sostegno all’economia e alle imprese, in particolare per sostenere i lavoratori autonomi e le imprese più colpite dalle restrizioni adottate per contenere il contagio. Gli ulteriori 6 miliardi annui stanziati per il periodo tra il 2022 e il 2033 serviranno invece a integrare il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), che stabilisce come spendere i soldi che arriveranno all’Italia dall’Unione Europea con il programma Next Generation Eu, chiamato comunemente Recovery Fund.

Sulla base dei nuovi interventi previsti dal DEF, il governo prevede che il PIL, cioè il Prodotto Interno Lordo italiano, dopo la riduzione dell’8,9% nel 2020, nel 2021 crescerà del 4,5%, per poi crescere del 4,8% nel 2022, del 2,6% nel 2023 e dell’1,8% nel 2024 (recuperando cioè nel giro di tre anni quanto perso in un anno di pandemia). Il governo prevede inoltre che il rapporto tra il deficit e il PIL (cioè tra il disavanzo annuale tra entrate e uscite dello stato e quanto lo Stato ha prodotto in un anno) scenderà al 5,9% nel 2022, al 4,3% nel 2023, al 3,4% nel 2024 e nel 2025 tornerà sotto al 3%.

Invece il rapporto tra debito pubblico (cioè la totalità dei soldi che uno Stato deve ai suoi creditori che gli hanno prestato soldi in passato) e il PIL è stimato al 159,8% nel 2021, per poi diminuire al 156,3% nel 2022, al 155% nel 2023 e al 152,7% nel 2024.