Che cos’è il DEF

Il governo discute oggi un documento importante che programma e indica le prossime riforme economiche, ma che non è una legge

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan (s), durante la conferenza stampa al termine del consiglio dei ministri, Roma, 20 gennaio 2015. ANSA/ FABIO CAMPANA
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan (s), durante la conferenza stampa al termine del consiglio dei ministri, Roma, 20 gennaio 2015. ANSA/ FABIO CAMPANA

Il Consiglio dei ministri discuterà oggi, martedì 7 aprile, la bozza del DEF, il Documento di Economia e Finanza del 2015. Il documento completo dovrebbe essere presentato il prossimo venerdì. Il DEF è il principale strumento con cui in Italia si programmano l’economia e la finanza pubblica (ma non solo) e interessa direttamente i cittadini perché, in pratica, anticipa anche le norme e i decreti che verranno approvati nei prossimi mesi.

Il DEF è stato istituito con la legge numero 39 del 7 aprile 2011 dall’allora governo Berlusconi. Alla base di quella riforma c’era la necessità di adeguare la programmazione degli obiettivi economici e finanziari alla normativa europea per quanto riguardava tempi di presentazione e procedure. Nel 2011 il DEF è stato infatti anticipato alla prima metà dell’anno – la scadenza per la presentazione è attualmente al 10 aprile – per coordinarsi meglio con le procedure di bilancio degli altri stati membri dell’Unione Europea. Il DEF si occupa della programmazione almeno triennale: definisce gli obiettivi della finanza pubblica, aggiorna le previsioni ed espone gli interventi necessari per raggiungere gli obbiettivi. Il DEF ha cambiato nome diverse volte, ma esiste dal 1988: inizialmente si chiamava Documento di Programmazione Economico-Finanziaria (DPEF), poi è diventato Decisione di Finanza Pubblica dal 2009 al 2011.

Il DEF viene prima deciso dal governo e poi presentato al Parlamento per l’approvazione, ogni anno. C’è però un passaggio intermedio: il Documento deve essere presentato e ottenere il via libera anche dal Parlamento Europeo. Dato che si tratta di un testo programmatico non ha comunque forza di legge: per questo le misure illustrate nel DEF sono state poi spesso ritoccate e modificate, a volte anche in modo molto significativo. Il documento è composto da tre parti: una curata dal dipartimento del Tesoro; una più analitica, che fotografa la situazione attuale, a cura della Ragioneria generale dello Stato; una sulle riforme, concordata dal dipartimento del Tesoro con quello delle Politiche comunitarie. Quest’ultimo contributo è importante perché il DEF serve soprattutto a indicare ai partner commerciali dell’Italia, ai suoi creditori sul mercato e all’Unione Europea quali sono le sue prospettive a breve e medio termine.

Sul sito del Dipartimento del Tesoro c’è la spiegazione dei punti affrontati nelle singole aree del Documento di economia e finanza:

Sezione I – Programma di Stabilità dell’Italia indica:

– gli obiettivi di politica economica e il quadro delle previsioni economiche e di finanza pubblica almeno per il triennio successivo e gli obiettivi articolati per i sotto settori del conto delle amministrazioni pubbliche;
– l’aggiornamento delle previsioni per l’anno in corso, evidenziando gli eventuali scostamenti rispetto al precedente Programma di stabilità;
– l’evoluzione economico-finanziaria internazionale, per l’anno in corso e per il periodo di riferimento; per l’Italia, le previsioni macroeconomiche, per ciascun anno del periodo di riferimento, con –evidenziazione dei contributi alla crescita dei diversi fattori, dell’evoluzione dei prezzi, del mercato del lavoro e dell’andamento dei conti con l’estero;
– le previsioni per i principali aggregati del conto economico delle amministrazioni pubbliche;
– gli obiettivi programmatici, indicati per ciascun anno del periodo di riferimento, in rapporto al prodotto interno lordo, tenuto conto della manovra, per l’indebitamento netto, per il saldo di cassa, al netto e al lordo degli interessi e per il debito delle amministrazioni pubbliche.

Sezione II- Analisi e tendenze della finanza pubblica indica:

– l’analisi del conto economico e del conto di cassa delle amministrazioni pubbliche nell’anno precedente e degli eventuali scostamenti rispetto agli obiettivi programmatici indicati nel DEF;
– le previsioni tendenziali, almeno per il triennio successivo, del saldo di cassa del settore statale e le indicazioni sulle correlate modalità di copertura;
– le informazioni di dettaglio sui risultati e sulle previsioni dei conti dei principali settori di spesa, almeno per il triennio successivo.

Sezione III – Programma Nazionale di Riforma indica:

– lo stato di avanzamento delle riforme avviate;
– gli squilibri macroeconomici nazionali e i fattori di natura macroeconomica che incidono sulla competitività;
– le priorità del Paese e le principali riforme da attuare, i tempi previsti per la loro attuazione e la compatibilità con gli obiettivi programmatici indicati nella prima sezione del DEF.