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  • Giovedì 15 aprile 2021

Cosa pensano di fare Inghilterra e Israele col turismo

I due paesi più avanti nelle vaccinazioni stanno progettando regole e protocolli per i viaggi internazionali, con grandi cautele

(Leon Neal/Getty Images)
(Leon Neal/Getty Images)

Nelle ultime settimane l’avanzamento della campagna vaccinale ha spinto i governi del Regno Unito (in riferimento in realtà alla sola Inghilterra) e di Israele a studiare alcune regole per consentire la riapertura dei viaggi internazionali e quindi del turismo: sono i due grandi paesi che hanno vaccinato più persone rispetto alla popolazione totale, hanno già riaperto negozi e bar, e molti si aspettano che nei mesi estivi saranno tra i primi a consentire di viaggiare anche all’estero. Al momento però non è così semplice decidere come, e i piani attuali prevedono grosse limitazioni, complicazioni e costi per chi vorrà uscire dall’Inghilterra o da Israele oppure per chi vorrà entrarci dall’estero.

Il divieto di spostarsi – da casa, dalla regione o dal paese a seconda della gravità della situazione – è stata la principale misura restrittiva adottata per impedire la trasmissione del contagio. E nonostante la strategia vaccinale aggressiva, sia nel Regno Unito che in Israele, i governi ritengono che il lockdown e l’isolamento dall’estero siano stati fondamentali per far calare i contagi. Per questo i voli internazionali verranno riaperti solo con direttive precise che dovranno rispettare tutti: i turisti in arrivo da altri paesi e i cittadini inglesi e gli israeliani che torneranno a casa dopo un viaggio all’estero.

Il governo britannico ha confermato che a partire dal 17 maggio potranno riprendere i voli internazionali e che nei primi giorni di maggio sarà pubblicata una mappa in cui ogni paese sarà colorato di verde, giallo o rosso: per ogni colore sono previste diverse regole come l’obbligo di test o di quarantena per chi torna o arriva in Inghilterra dall’estero. Il sistema a semaforo è stato studiato dal dipartimento per i Trasporti, che ha pubblicato un report dettagliato con tutte le misure previste.

Nel viaggio di ritorno dai paesi in verde, le persone dovranno sottoporsi a un test rapido alla partenza ottenendo un documento che ne certifichi il risultato negativo. Entro due giorni dal loro arrivo in Inghilterra, dovranno fare un tampone molecolare. Se non risulteranno positive, non dovranno stare in quarantena. Chi arriva dai paesi in giallo starà obbligatoriamente in quarantena per dieci giorni all’arrivo in Inghilterra, e inoltre dovrà fare un test rapido prima del viaggio di rientro e due tamponi molecolari dopo: il primo entro due giorni dall’arrivo, il secondo entro otto giorni. Viene concessa anche la possibilità di fare un tampone molecolare privato il quinto giorno per uscire prima dall’isolamento. Saranno più restrittive e costose le misure per i viaggiatori in arrivo da un paese in rosso: dovranno stare dieci giorni in un hotel predisposto per accettare persone in quarantena, oltre a sottoporsi al test rapido prima della partenza e al doppio tampone all’arrivo.


Per decidere il colore da assegnare ai paesi, il dipartimento dei Trasporti britannico utilizzerà indicatori come la percentuale di popolazione vaccinata, il tasso di infezione e la prevalenza delle varianti. Saranno poi rivisti e aggiornati a seconda della situazione epidemica dei paesi. Inoltre entro il 28 giugno sarà valutata la possibilità di nuove modifiche e sono state inserite altre due scadenze per ulteriori revisioni, il 31 luglio e l’1 ottobre. Queste date, compresa la riapertura dei voli fissata il 17 maggio, non sono state condivise da Scozia e Galles, i cui primi ministri hanno detto che il 17 maggio è troppo presto per consentire una ripresa delle vacanze all’estero.

– Leggi anche: Il primo giorno di riaperture in Inghilterra

È evidente che i protocolli decisi dal dipartimento dei Trasporti sono molto stringenti e rappresentano un ostacolo (e probabilmente un disincentivo) per chi vorrà uscire dall’Inghilterra quest’estate. Un aspetto non trascurabile è quello dei costi: un viaggio in Grecia – una delle mete più apprezzate dai turisti britannici – potrebbe costare fino a 370 sterline a persona (circa 425 euro) solo per i test richiesti dal sistema a semaforo. Per non parlare di chi dovrà pagare il soggiorno in un hotel per la quarantena prevista in arrivo dai paesi più a rischio. Il segretario di Stato per i trasporti ha detto che il governo sta valutando la possibilità di consentire alle persone di portare in valigia i test rapidi da fare prima di tornare e ha aggiunto che sono in corso trattative con le aziende produttrici dei test per far scendere i prezzi.

Rimangono comunque ancora dubbi su alcuni aspetti pratici del piano: per esempio, non è chiaro cosa succederà quando un paese sarà spostato improvvisamente dal verde al giallo oppure dal giallo al rosso. Un cambio di colore, infatti, può portare a un notevole aumento dei costi che potrebbe cogliere di sorpresa chi si trova già nei paesi interessati. Il governo non ha dato molte rassicurazioni: verrà introdotta una lista di allerta per i paesi che sono vicini al passaggio dal verde al giallo, ma se i dati diranno che la situazione è in peggioramento non ci saranno esitazioni sul cambio di colore.

Il segretario di Stato per Trasporti, Grant Shapps, ha detto che con la riapertura dei voli internazionali per la prima volta si vede una luce in fondo al tunnel e che le nuove regole consentiranno di viaggiare in modo sicuro. «Questa è la prima volta in cui non sto sconsigliando di prenotare le vacanze all’estero», ha detto alla BBC.

Anche in Israele sono state previste molte limitazioni. A partire dal 23 maggio sarà consentito l’ingresso nel paese solo ai gruppi di turisti che dimostreranno di essere stati vaccinati o guariti. Saranno ammessi solo i gruppi perché sono considerati più semplici da controllare in caso di un eventuale tracciamento dei contagi.

Le regole sono state annunciate dalla ministra del Turismo Orit Farkash-Hacohen: entro 72 ore dall’imbarco sui voli diretti in Israele, i turisti devono sottoporsi a un tampone molecolare e anche a un test sierologico per dimostrare di avere gli anticorpi grazie alla vaccinazione o alla guarigione. È previsto un tampone anche all’arrivo, come in Inghilterra.

Già dalla scorsa settimana, Israele ha iniziato a consentire l’ingresso ai gruppi di persone in visita ai parenti. Prima della partenza, però, i gruppi devono ottenere un’autorizzazione dal ministero dell’Interno o dal consolato israeliano dal paese di partenza. «Continuerò a spingere per aprire il paese al turismo, che aiuterà notevolmente l’economia e creerà posti di lavoro necessari per tanti israeliani», ha detto Farkash-Hacohen.

In Israele si attende con ansia il ritorno dei turisti in arrivo dall’estero: nel 2019, il 47 per cento degli hotel aveva ospitato prevalentemente stranieri. Secondo i dati dell’Israel Hotel Association, la riapertura degli alberghi di inizio marzo è stata limitata: a Tel Aviv sono stati aperti solo 51 dei 113 hotel che fanno parte dell’associazione, mentre nella zona Ovest di Gerusalemme ha aperto solo la metà. Ad Haifa hanno aperto solo 16 su 29, a Tiberiade 19 su 30.

Nei paesi dell’Unione Europea, anche in Italia, il dibattito sulla riapertura del turismo è più indietro perché le percentuali di popolazione vaccinata sono molto inferiori e l’epidemia è ancora in una fase delicata. I governi stanno studiando la possibilità di riaprire negozi, bar e ristoranti, senza che però ci sia ancora un vero consenso.

Negli ultimi giorni, in Italia si è discusso molto della campagna di vaccinazione di massa agli abitanti di Ischia, Capri e Procida, in Campania, pensata per proteggerli subito dal virus e aprire ai turisti il prima possibile. L’iniziativa della Regione ha sollevato molte perplessità e critiche da parte degli amministratori di altre località turistiche, nonché degli esperti che hanno sottolineato come vaccinare gli abitanti di un posto aprendo successivamente all’arrivo indiscriminato di visitatori non sia una strategia che offre vere garanzie di successo. Al momento il governo italiano non ha indicato nessuna possibile data per la riapertura degli alberghi ai turisti e la scorsa settimana, obbligando le regioni a vaccinare per fasce d’età, ha bloccato la campagna di vaccinazione di massa che era pronta a partire nelle isole dell’arcipelago campano.

– Leggi anche: In Campania si litiga per la vaccinazione di massa a Ischia, Capri e Procida