I dati della settimana su coronavirus e vaccinazioni in Italia

C'è stato un netto calo dei contagi, probabilmente legato anche alla diminuzione dei tamponi durante le feste di Pasqua

Negli ultimi sette giorni c’è stato un deciso calo dei nuovi casi di coronavirus, anche a causa del fatto che durante le feste di Pasqua sono stati effettuati meno tamponi (e questo rende più difficile tirare conclusioni sull’andamento dell’epidemia). Guardando gli altri dati, comunque, qualcosa si può dire: i decessi sono leggermente diminuiti e anche i pazienti malati di COVID-19 nelle terapie intensive sembrano essere in calo, nonostante in molte regioni gli ospedali siano ancora sotto pressione.

Le festività hanno inciso anche sull’andamento della campagna vaccinale. Domenica e lunedì sono state somministrate molte meno dosi rispetto alle ultime settimane, e ora si dovrà capire cosa cambierà con le nuove raccomandazioni che riguardano AstraZeneca. La percentuale di popolazione che ha ricevuto la prima dose è ancora troppo bassa per capire come la campagna vaccinale stia influendo sull’andamento dell’epidemia.

Nell’ultima settimana, dal 2 all’8 aprile, sono stati trovati 110.534 nuovi casi positivi, il 22,5 per cento in meno rispetto ai sette giorni precedenti. Il grafico è molto chiaro: il numero di nuovi positivi è a un livello simile a quello registrato a metà febbraio e negli ultimi due mesi non c’era mai stata una differenza così netta tra una settimana e l’altra.

Questo andamento è stato influenzato anche dal numero di tamponi eseguiti negli ultimi sette giorni, che per la prima volta dalla terza settimana di febbraio non ha raggiunto la soglia dei due milioni: sono stati fatti un milione e 859mila tamponi e le persone testate sono state 559mila. Meno test vengono eseguiti, meno possibilità ci sono di trovare nuovi positivi.

I decessi notificati nell’ultima settimana sono stati 3.014, con un leggerissimo calo rispetto ai 3.048 dei sette giorni precedenti.

Pur contenuta, la diminuzione è uno dei primi effetti del calo dei contagi iniziato tre settimane fa: la curva dei decessi, infatti, segue l’andamento di quella dei contagi e dei ricoverati, ma in ritardo di almeno due settimane. Al contrario dei contagi, l’aggiornamento dei decessi non risente del limitato numero di tamponi. L’unico problema di questi dati riguarda i ritardi di notifica: ormai è chiaro che i decessi comunicati ogni giorno non sono solo i morti di quel giorno. È questo il motivo per cui si vedono picchi come i 627 morti comunicati il 7 aprile.

Come nei sette giorni precedenti, anche nell’ultima settimana la regione con la più alta incidenza di decessi sulla popolazione è stata il Friuli Venezia Giulia, con 10,8 morti ogni 100mila abitanti, un dato in crescita rispetto ai 10,1 morti ogni 100mila abitanti dell’ultimo monitoraggio.

L’incidenza è stata alta anche in Valle d’Aosta, 7,2 decessi ogni 100mila abitanti, in Emilia-Romagna, Lombardia, Marche e Puglia. La Sardegna è stata la regione con l’incidenza più bassa: un morto ogni 100mila abitanti.

Nell’ultima settimana la Valle d’Aosta è stata la regione con la maggiore incidenza di contagi, con 407 nuovi positivi ogni 100mila abitanti. In Valle d’Aosta i casi sono tornati a risalire velocemente dopo che per molte settimane si era parlato di possibile area bianca. Il presidente Erik Lavevaz ha detto che la trasmissione del contagio è stata favorita da «incontri informali tra le persone», avvenuti nonostante la regione sia in zona rossa. Rinnovando l’ordinanza che fissa tutte le misure restrittive, Lavevaz ha invitato tutti alla responsabilità «per non vanificare gli effetti della campagna vaccinale».

Anche in alcune province della Puglia la situazione è peggiorata nelle ultime due settimane: in provincia di Taranto l’incidenza è stata di 351 nuovi casi ogni 100mila abitanti, a Bari di 297 e nella provincia di Barletta-Andria-Trani di 265 ogni 100mila abitanti. Invece in Emilia-Romagna, una delle regioni con più contagiati all’inizio della terza ondata, c’è stato un calo dei contagi in tutte le province.

In questo grafico che mostra la differenza dei casi settimanali ogni 100mila abitanti rispetto all’ultimo monitoraggio è ben visibile il calo in molte regioni.

Le uniche regioni con un aumento sono state Sardegna e Sicilia. Proprio in Sicilia, però, è continuata l’incertezza dovuta all’inchiesta relativa alla trasmissione dei dati all’Istituto superiore di sanità che ha coinvolto l’assessore alla Salute Ruggero Razza. Negli ultimi giorni la Regione e il comune di Palermo stanno comunicando due incidenze diverse e non sono mancate accuse e polemiche. In tutto questo caos non è chiaro se i dati comunicati dalla Sicilia siano davvero attendibili.

Il calo dei contagi si nota anche nel grafico che mostra l’andamento del numero assoluto di casi in tutte le regioni italiane. La diminuzione è significativa in Lombardia, passata da 26.971 positivi ai 18.381 degli ultimi sette giorni. I nuovi casi diminuiscono anche in Piemonte, Toscana e in Veneto.

Il grafico con l’incidenza dei casi settimanali ogni 100mila abitanti e con la variazione percentuale rispetto ai sette giorni precedenti dà qualche indicazione sulle regioni da monitorare in vista di un possibile peggioramento. Anche qui si nota una situazione in miglioramento in quasi tutte le regioni: non sembrano esserci situazioni critiche, ad eccezione della Valle d’Aosta, con l’incidenza più alta in Italia.

Come la scorsa settimana, sono ancora 14 le regioni che superano la soglia del 30 per cento dei posti letto in terapia intensiva occupati da malati di COVID-19 sul totale dei posti disponibili. Il tasso è calato di poco in Lombardia, passata dal 60,7 al 58,6 per cento, mentre è continuato a rimanere piuttosto alto in Piemonte, dove il 55,1 per cento dei posti letto nelle terapie intensive è occupato da malati di COVID-19.

Per cercare di aiutare gli ospedali sotto pressione, la giunta regionale del Piemonte consentirà di dimettere i pazienti in via di guarigione per continuare a curarli nelle RSA o a casa, sempre a carico del servizio sanitario regionale. L’obiettivo è quello di liberare molti posti letto.

Osservando il grafico con l’andamento settimanale dei nuovi ingressi in terapia intensiva, si nota un aumento in Toscana, Sicilia, Marche, Campania e Calabria. La situazione è stabile nel Lazio, mentre c’è stato un calo in Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto.

Al momento sono state somministrate 8,3 milioni di prime dosi del vaccino contro il coronavirus e 3,7 milioni di persone hanno ricevuto la seconda dose.

La scorsa settimana sembrava che la campagna vaccinale fosse avviata a superare la soglia di 300mila somministrazioni al giorno, ma i ritmi si sono dimostrati più lenti rispetto ai piani del commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo. Come per i tamponi, anche nel caso delle somministrazioni hanno inciso le festività pasquali: nel giorno di Pasqua sono state fatte solo 94.407 vaccinazioni e lunedì si è arrivati a 166mila somministrazioni.

Nei prossimi giorni sarà interessante capire se ci saranno conseguenze dopo l’ennesimo cambio di raccomandazione per il vaccino AstraZeneca, che sarà somministrato a chi ha più di 60 anni. Nella mappa che mostra la somministrazione nelle regioni italiane si nota il blu acceso del Molise, la regione che sta vaccinando più persone in rapporto alla popolazione: il 17,1 per cento degli abitanti ha ricevuto almeno una dose e al 7,6 per cento è stata somministrata anche la seconda.

In Basilicata l’84,5 per cento delle persone con più di 80 anni ha ricevuto almeno una dose del vaccino: la regione, mantenendo questi ritmi, riuscirà a proteggere tutti gli anziani nel giro di pochi giorni. Anche il Veneto ha concentrato quasi tutte le vaccinazioni sulle persone con più di 80 anni: al momento il 78,9 per cento del totale ha ricevuto almeno una dose. La Sicilia è all’ultimo posto ed è l’unica regione a non aver ancora raggiunto la metà degli anziani. La Toscana è riuscita a passare dal 46,1 al 61.1% negli ultimi sette giorni.

Questo grafico mostra l’andamento giornaliero di somministrazioni, regione per regione, con la divisione per fornitore. Cliccando sul filtro si possono selezionare tutte le regioni italiane.

In totale sono state somministrate 12 milioni di dosi rispetto alle 15,5 milioni consegnate dall’inizio della campagna vaccinale. Ci sono differenze di utilizzo anche a seconda del produttore: al momento è stato somministrato l’87 per cento delle dosi consegnate da Pfizer-BioNTech, il 56 per cento di Moderna e il 61 per cento del vaccino AstraZeneca.

La Valle d’Aosta è la regione che vaccina più rapidamente: ha utilizzato l’88 per cento delle dosi a disposizione. Seguono Veneto, Toscana e provincia autonoma di Bolzano. La Calabria, che ha somministrato solo il 68,2 per cento delle dosi consegnate finora, è ultima.

In questa infografica è possibile consultare l’andamento delle campagne vaccinali e la curva di contagi, ricoverati in terapia intensiva e decessi in gran parte dei paesi del mondo. Basta cliccare sul filtro per scegliere il paese. Al momento il territorio che ha vaccinato la più alta percentuale di persone è Gibilterra, dove il 96,8 per cento degli abitanti ha ricevuto almeno la prima dose del vaccino (Gibilterra ha ricevuto i vaccini dal Regno Unito). In un territorio così piccolo, però, è piuttosto semplice mantenere ritmi alti di somministrazione. Tra i paesi con più di un milione di abitanti, Israele è quello che ha la più alta percentuale di vaccinati, il 61,1 per cento della popolazione.

– Leggi anche: Come stanno andando le vaccinazioni negli altri paesi