I dati della settimana sul coronavirus in Italia

I contagi continuano a crescere e in dodici regioni il tasso di occupazione dei letti in terapia intensiva è oltre il livello di allerta

Negli ultimi sette giorni il numero di contagi da coronavirus ha continuato a crescere, come avviene ormai da metà febbraio. Dal 5 all’11 marzo sono stati registrati 149.808 nuovi casi di positività, il 14,7 per cento in più rispetto al monitoraggio di venerdì scorso. Questo aumento percentuale è leggermente calato rispetto alla terza e nella quarta settimana di febbraio, quando la crescita settimanale aveva sempre superato il 20 per cento.

– Leggi anche: Perché non c’è da agitarsi sui vaccini di AstraZeneca

È ancora presto per capire se questa tendenza sia il segnale di un possibile rallentamento dell’epidemia: al momento gli altri dati dicono il contrario, tanto che molti osservatori hanno iniziato a parlare di terza ondata.

Una delle caratteristiche di questa terza ondata è la concentrazione in aree circoscritte, che rende difficile un’analisi a livello regionale. In molte regioni, infatti, ci sono province o più comuni in cui si registra un’altissima incidenza di contagi e zone in cui l’incidenza rimane bassa. Questo andamento così localizzato potrebbe dipendere dall’impatto delle cosiddette varianti del coronavirus, più contagiose.

Per la prima volta dall’inizio dell’anno anche il dato dei decessi notificati negli ultimi sette giorni è tornato a aumentare. Sono stati 2.210, mentre nei sette giorni precedenti erano stati 2.000: è il dato più alto da metà febbraio.

Nel prossimo mese sarà importante tenere monitorato il dato dei decessi per capire se la progressione sarà diversa rispetto a quelle della prima e della seconda ondata. A marzo e aprile dello scorso anno, e in autunno, l’età media dei ricoverati in gravi condizioni era più alta rispetto ad oggi, quindi c’erano più possibilità di casi molto gravi e di decessi. Inoltre dovrebbero vedersi gli effetti della campagna vaccinale: in molte regioni è stata vaccinata la maggior parte delle persone con più di 80 anni ed è iniziata la somministrazione al personale della scuola e alle forze dell’ordine.

La regione con la più alta incidenza di decessi rispetto alla popolazione è il Molise, con 9,2 decessi ogni 100mila abitanti negli ultimi sette giorni. L’incidenza si mantiene alta anche in Abruzzo, a 8,2 decessi ogni 100mila abitanti, in crescita rispetto ai 6,2 rilevati nell’ultimo monitoraggio. La Calabria e la Sardegna sono le regioni in cui l’incidenza è più bassa: 0,7 decessi ogni 100mila abitanti.

Negli ultimi sette giorni molte province, soprattutto al Nord, hanno superato i 250 nuovi casi ogni 100mila abitanti, una soglia di allerta indicata dal governo per decidere l’eventuale chiusura delle scuole. Spetta ai presidenti delle regioni valutare la situazione sulla base dei dati ed eventualmente attivare la didattica a distanza. Negli ultimi dieci giorni molte regioni hanno già disposto la chiusura delle scuole come misura restrittiva per evitare la trasmissione del virus.

La provincia con l’incidenza settimanale più alta in tutta Italia è Bologna, dove sono stati trovati 626 nuovi positivi ogni 100mila abitanti. In tutta l’Emilia-Romagna c’è stata una netta ripresa dell’epidemia: in provincia di Rimini sono stati registrati 538 nuovi casi ogni 100mila abitanti, mentre nella provincia di Forlì-Cesena 526. Rimane molto alta l’incidenza anche in provincia di Brescia, in Lombardia, con 551 nuovi casi ogni 100mila abitanti, e Udine con 562 casi ogni 100mila abitanti.

La crescita dei casi in Emilia-Romagna viene confermata anche dalla variazione del numero di positivi nell’ultima settimana. L’aumento è stato del 15 per cento negli ultimi sette giorni, ma si partiva già da una quota di quasi 400 nuovi positivi ogni 100mila persone. Per cercare di contenere il contagio, l’Emilia-Romagna ha inserito in zona rossa tutti i comuni della Città metropolitana di Bologna, le province di Modena, Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna.

L’incidenza è in calo in Umbria, la prima regione a prevedere una zona rossa locale già da inizio febbraio quando furono chiusi tutti i comuni della provincia di Perugia e sei comuni della provincia di Terni. Ora si stanno iniziando a vedere gli effetti delle misure restrittive: l’incidenza è in calo del 2,1 per cento.

– Leggi anche: Cosa possiamo capire sulla terza ondata guardando l’Umbria


Il grafico che mostra l’andamento del numero assoluto di casi nelle ultime settimane evidenzia una crescita netta in Lombardia, dove sono stati trovati 31.981 positivi, mentre nei sette giorni precedenti ne erano stati 27.938. I nuovi positivi sono cresciuti anche in Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Piemonte, Veneto.

In questa infografica viene mostrato il confronto tra il numero di casi settimanali per 100mila abitanti e la variazione percentuale rispetto ai sette giorni precedenti: sono indicatori utili per valutare la progressione del contagio e verificare l’efficacia delle misure restrittive. La situazione più delicata, come già detto, è in Emilia-Romagna, ma meritano attenzione tutte le regioni che si trovano nell’area in alto a destra: Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Marche, provincia autonoma di Trento, Campania Lombardia.

Secondo l’ultimo aggiornamento dei dati di AGENAS, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, sono dodici le regioni che superano il 30 per cento dei posti letto occupati da malati di COVID-19 sul totale dei posti disponibili nelle terapie intensive. Il 30 per cento è la soglia di allerta fissata dal ministero della Salute che misura la saturazione del sistema sanitario. La percentuale di occupazione più alta è in Umbria, al 57,6 per cento. Superano il 50 per cento anche provincia autonoma di Bolzano e Molise.

I dati degli ingressi settimanali nei reparti di terapia intensiva mostrano una crescita in Lombardia (358 pazienti in gravi condizioni negli ultimi sette giorni), Emilia-Romagna (236 pazienti) e Piemonte (119 pazienti). Ci sono aumenti, più contenuti, anche in altre regioni come Campania, Abruzzo, Lazio, Marche, Toscana, mentre sono stabili nelle altre regioni.

Il numero di tamponi eseguiti negli ultimi sette giorni è il più alto dall’inizio dell’anno: 2 milioni 268mila test. In totale nell’ultima settimana sono state testate 774.547 persone, che finora non lo erano state.

Al momento in Italia sono state somministrate 4,4 milioni di prime dosi del vaccino e 1,9 milioni di persone hanno ricevuto la seconda dose. In totale sono state somministrate 6,3 milioni di dosi. Negli ultimi giorni i ritmi di vaccinazione sono aumentati fino a superare le 200 mila somministrazioni mercoledì 10 marzo.

Nella provincia autonoma di Bolzano è stato utilizzato il 96,7 per cento delle dosi a disposizione. Superano il 90 per cento anche Lazio, Abruzzo, Toscana, Marche, Campania, Valle d’Aosta e Puglia. È bene precisare che questi dati dipendono dagli aggiornamenti del portale open data creato dal ministero della Salute. In particolare, i dati delle ultime consegne potrebbero essere notificati con qualche giorno di ritardo.