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  • Venerdì 5 marzo 2021

L’uomo che si prende cura dei gatti di Fukushima

Sakae Kato non ha mai lasciato la sua casa nelle zone evacuate dopo il disastro della centrale nucleare, e si è circondato di felini

Un gatto all'interno di un edificio danneggiato dal terremoto a Minamisoma, nella zona abbandonata intorno alla centrale nucleare di Fukushima, l'8 aprile 2011 (AP Photo/David Guttenfelder, La Presse)
Un gatto all'interno di un edificio danneggiato dal terremoto a Minamisoma, nella zona abbandonata intorno alla centrale nucleare di Fukushima, l'8 aprile 2011 (AP Photo/David Guttenfelder, La Presse)

Decine di migliaia di persone abbandonarono le proprie case dopo il terremoto e lo tsunami che nel marzo del 2011 provocarono una fusione dei noccioli della centrale nucleare di Fukushima Daiichi, in Giappone. Negli ultimi anni, con il progresso dei lavori di decontaminazione, gli abitanti di alcune cittadine della zona hanno ricevuto il permesso di rientrare, ma meno di un terzo della popolazione ha deciso di farlo: i giovani sono scoraggiati dalla mancanza di lavoro e dall’assenza di servizi e infrastrutture funzionanti, e sono soprattutto gli anziani a voler tornare nelle loro vecchie case.

C’è anche chi, in questi dieci anni, non se ne è mai andato: è il caso di Sakae Kato, un 57enne che ha scelto di continuare a vivere nelle zone evacuate per prendersi cura dei gatti lasciati indietro dopo l’incidente alla centrale nucleare. In passato Kato gestiva una piccola azienda di costruzioni, e dopo il disastro del 2011 ha iniziato a lavorare nella demolizione di alcune case danneggiate dal terremoto: trovando spesso degli animali domestici morti all’interno degli edifici, ha deciso di rimanere per aiutare quelli ancora vivi. La sua storia è stata raccontata da Reuters.

La casa di Kato si trova in una delle aree ancora contaminate, tra le montagne. Kato potrebbe visitarla, ma non avrebbe il permesso di dormirci dentro, cosa che invece fa.

L’edificio è una casa di due piani in cattive condizioni. Parte del pavimento sta marcendo, servono dei pannelli per coprire i buchi nelle pareti e nel tetto, e non c’è più l’acqua corrente. Kato riempie quindi delle bottiglie d’acqua da una sorgente montana vicina e usa i bagni pubblici al di fuori della zona evacuata. Insieme a lui vivono 41 gatti randagi e un cane: alcuni degli animali stanno in casa con lui, altri in un capanno che Kato ha attrezzato con una stufetta.


Negli anni 23 gatti sono morti. Kato evita che ci siano nuove cucciolate, ma non ha intenzione di abbandonare i gatti adulti, anche se nutrirli e mantenerli è una grossa spesa. «Voglio assicurarmi di essere qui per occuparmi di ognuno di loro, fino all’ultimo», ha detto Kato a Reuters.

L’uomo dà da mangiare anche ai cinghiali che vivono intorno alla sua casa, una cosa malvista dai proprietari delle abitazioni circostanti e dalle autorità, dato che questi animali causano danni alle costruzioni abbandonate ancora in piedi. Per via dei cinghiali, il 25 febbraio Kato è stato arrestato: è accusato di aver liberato alcuni cinghiali che erano rimasti bloccati dalle trappole appositamente predisposte dalle guardie forestali. A occuparsi dei gatti in sua assenza sono alcuni volontari. Yumiko Konishi, una veterinaria di Tokyo che ogni tanto aiuta Kato, dice che almeno uno dei gatti è morto dal suo arresto.