Dopo otto anni si potrà tornare a vivere vicino alla centrale nucleare di Fukushima

(Christopher Furlong/Getty Images)
(Christopher Furlong/Getty Images)

A otto anni dal disastro della centrale nucleare di Fukushima Daiichi, in Giappone, colpita da un terremoto e da uno tsunami catastrofici che provocarono una fusione dei noccioli, per la prima volta gli abitanti di Okuma, una città che si trova vicino alla centrale, potranno tornare a vivere nelle loro case. Le autorità giapponesi hanno detto infatti che il 40 per cento della città di Okuma è stato decontaminato dalle radiazioni, e che gli abitanti possono tornare a viverci senza rischi per la loro salute. Dei 10.341 abitanti che c’erano nel 2011, però, solo 367 hanno fatto richiesta per tornare a vivere in città, preoccupati dai possibili pericoli delle radiazioni.

Un sondaggio del quotidiano giapponese Asahi e di un’emittente locale ha rilevato che quasi due terzi degli abitanti evacuati ha ancora paura delle radiazioni, nonostante secondo le dichiarazioni ufficiali la decontaminazione sia stata un successo. In molti inoltre criticano la decisione di riaprire la città, anche se solo parzialmente decontaminata, accusando il governo di volere solo fare propaganda in vista delle Olimpiadi di Tokyo 2020.

In seguito alle esplosioni del 2011, vennero evacuati circa 160mila abitanti dell’area del disastro. Nel corso degli anni a molti di loro è stato permesso di tornare a vivere nelle loro case ma le città più vicine alla centrale, come Okuma, sono rimaste zone vietate a causa degli alti livelli di radiazioni: fino allo scorso marzo erano in tutto circa 40mila le persone che vivevano ancora lontano dalle proprie abitazioni.