Facebook ha bloccato la condivisione di notizie in Australia

Contro la proposta di legge che impone alle società di Internet di pagare gli editori per i link e le anteprime verso i loro articoli

(Brendon Thorne/Getty Images)
(Brendon Thorne/Getty Images)

Facebook ha bloccato la condivisione dai siti di notizie in Australia, in risposta a una nuova e discussa legge che impone alle grandi aziende di Internet di rimborsare gli editori per l’utilizzo dei loro contenuti. Nei mesi scorsi, i responsabili del social network si erano duramente opposti alla nuova legge, sostenendo che avrebbe ridotto la possibilità per i propri iscritti di informarsi e di essere informati. La società aveva inoltre annunciato che non avrebbe pagato, mentre Google nelle ultime settimane ha scelto di stringere accordi con gli editori australiani per evitare di dover rimuovere una parte consistente dei propri risultati di ricerca.

Da anni gli editori dei giornali chiedono compensazioni sostenendo che le aziende come Facebook e Google sfruttino i loro contenuti, sia per avere più utenti sia per far rendere i loro sistemi pubblicitari, senza offrire qualcosa in cambio. Le società di Internet hanno sempre respinto questo assunto, sostenendo che i rimandi agli articoli dei siti di news nei risultati di ricerca o nelle anteprime sui social network contribuiscano a dare visibilità ai giornali e a portare un maggior numero di utenti sui loro siti.

Nel corso del tempo Google, Facebook e le altre grandi aziende del Web hanno comunque ammorbidito questa posizione, avviando servizi che di fatto prevedono qualche forma di rimborso nei confronti degli editori.

In Australia la nuova legge sulla gestione delle notizie online da parte delle grandi piattaforme non è stata ancora approvata definitivamente, perché nelle scorse settimane il governo aveva detto di poterne fare a meno, se Google e Facebook avessero stretto autonomamente accordi con gli editori. In caso contrario, la legge avrebbe obbligato le due aziende a pagare gli editori sulla base di stime e valutazioni effettuate da soggetti terzi, nel caso in cui le parti interessate non avessero raggiunto un accordo.

Facebook aveva contestato la nuova proposta di legge e i suoi assunti sulla necessità di compensare direttamente gli editori. Per questo nelle ultime ore il social network ha deciso di bloccare la condivisione delle notizie in Australia, diffondendo un comunicato piuttosto duro sulla nuova legge: «Ci ha messi davanti a una difficile scelta: provare a rispettare una legge che ignora come funzionano i rapporti [con gli editori], o interrompere la fruizione degli articoli sui nostri servizi in Australia. A malincuore, abbiamo scelto la seconda».

Il blocco implica che in Australia non sia più tecnicamente possibile condividere link che rimandano agli articoli dei siti di notizie. Gli stessi giornali non avranno più la possibilità di segnalare i loro contenuti attraverso le loro Pagine sul social network, uno strumento che di solito permette di avere maggiore visibilità.

Alcuni osservatori ritengono che le forti limitazioni imposte da Facebook facciano parte di una strategia da parte del social network per provare a smuovere gli utenti australiani, inducendoli a protestare contro la nuova legge. Facebook non gode però di una grande reputazione, complici gli ultimi anni piuttosto difficili soprattutto sul tema della diffusione di notizie false tramite i suoi servizi, e difficilmente otterrà molto sostegno.

Il blocco è parso inoltre una decisione affrettata, considerato che non ha interessato solamente le anteprime e le Pagine dei giornali, ma anche diversi altri contenuti sul social network legati alle istituzioni e ad alcune organizzazioni senza scopo di lucro. Facebook ha detto di avere bloccato più contenuti perché la nuova legge è piuttosto vaga su cosa renda o non renda necessario un pagamento agli editori, ma ha annunciato che rivedrà alcune scelte e sbloccherà contenuti limitati per errore.

Posto davanti a una scelta più o meno simile, nelle scorse settimane Google aveva annunciato che avrebbe pagato gli editori in Australia. Proprio ieri la società del motore di ricerca ha annunciato un accordo pluriennale con News Corp, la multinazionale del miliardario Rupert Murdoch che controlla la maggior parte dei media australiani. Nelle settimane precedenti, Google aveva raggiunto accordi con diversi altri editori australiani, impegnandosi a pagarli per l’utilizzo delle anteprime e la segnalazione dei loro articoli nelle pagine dei risultati e negli altri suoi servizi.

Google avrebbe del resto patito molto di più l’assenza delle notizie sul proprio motore di ricerca rispetto a Facebook, perché gli articoli fanno parte dei suoi risultati e sono automaticamente indicizzati (salvo gli editori non decidano di bloccarne l’indicizzazione). Per Facebook le notizie sono diventate via via più marginali e il social network stima che costituiscano il 4 per cento circa di tutto ciò che vedono i suoi utenti quando lo utilizzano.

L’Australia è uno dei paesi in cui il confronto tra editori e piattaforme online si è fatto più serrato, complici gli interventi legislativi, ma non è comunque l’unico. Diversi altri paesi stanno valutando soluzioni che prevedano rimborsi e compensazioni per gli editori, e anche per questo Google e Facebook stanno provando a evitare potenziali problemi proponendo nuovi servizi per offrire maggiore visibilità ai contenuti degli editori di notizie, talvolta prevedendo il pagamento per i loro contenuti. Lo scorso autunno Google aveva annunciato il nuovo servizio “News Showcase”, che sarà via via introdotto in diversi paesi, mentre Facebook sta lavorando a un nuovo servizio dedicato esclusivamente alle news e per ora sperimentato in alcuni paesi come il Regno Unito.