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  • Martedì 22 dicembre 2020

Il test di massa in Alto Adige non ha funzionato come si sperava

L'indice Rt è ancora alto e sembra che gli effetti positivi dei 362mila test rapidi siano già esauriti

I primi test della campagna di screening di massa a Bolzano (ANSA/ G.NEWS)
I primi test della campagna di screening di massa a Bolzano (ANSA/ G.NEWS)

Tra il 20 e il 25 novembre la provincia autonoma di Bolzano ha organizzato un test di massa per isolare i positivi asintomatici e bloccare la trasmissione del coronavirus. Sono stati trovati 3.619 positivi, l’1% delle 362.050 persone che hanno partecipato al test. In Alto Adige abitano 530 mila persone, quindi l’adesione è stata molto alta. A un mese di distanza, però, i dati dicono che non tutto è andato secondo i piani.

In Alto Adige la situazione è migliorata, come in quasi tutte le regioni del Nord Italia dopo le misure restrittive adottate a novembre, ma l’indice Rt è cresciuto e la provincia autonoma è diventata zona gialla solo domenica 20 dicembre, insieme a Toscana e Valle d’Aosta. Per capire se il test di massa ha funzionato, è importante spiegare cosa era stato previsto, e cosa invece è successo.

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Quali erano le previsioni
Il test di massa era stato annunciato come l’unico modo per far calare in poche settimane il numero di nuovi casi, ridurre la pressione sui reparti di terapia intensiva, migliorare tutti gli indicatori utilizzati dal comitato tecnico scientifico per valutare l’andamento dell’epidemia. L’obiettivo, insomma, era uscire dall’area rossa entro Natale. «È la svolta per uscire dalla zona rossa e per un Natale abbastanza sereno», aveva detto il presidente della provincia autonoma, Arno Kompatscher.

Il primo giorno del test, quando già era chiaro che l’adesione sarebbe stata alta, l’assessore al Turismo Arnold Schuler si era spinto a ipotizzare una riapertura degli impianti di risalita a metà dicembre. Il responsabile del progetto del test di massa, il dottor Patrick Franzoni, aveva dato numeri precisi: «L’obiettivo è di portare l’indice Rt da 1.5 a 0.5».

Secondo le previsioni degli esperti, gli effetti del test di massa sarebbero stati paragonabili a quelli di un lockdown severo, come la chiusura totale di marzo e aprile. Markus Falk, biostatistico che collabora con il centro di Eurac Research aveva pubblicato alcune previsioni. Secondo le sue stime, una partecipazione al 70% avrebbe fatto abbassare l’indice Rt a 0.5 entro l’8 dicembre. Senza test di massa, invece, l’indice Rt sarebbe rimasto a 0.9 e sarebbe stato necessario un lockdown totale o parziale, almeno fino a marzo. C’erano grandi aspettative, ed è il motivo principale che ha spinto così tanti altoatesini a partecipare.

Il grafico di Eurach Research con l’abbattimento dei contagi previsto dopo il test di massa

Cosa è successo, invece
Molte delle previsioni fatte a metà novembre non si sono avverate. Per esempio, l’indice Rt è uno degli indicatori che non sono calati in modo significativo. Secondo l’ultimo bollettino dell’Istituto superiore di sanità, nella settimana tra il 7 e il 13 dicembre l’indice Rt puntuale nella provincia autonoma di Bolzano è a 0.81 (l’Iss aveva attribuito un valore di 1.05, poi corretto). Il valore dell’indice di trasmissione è in crescita rispetto a 0.67 registrato nella settimana precedente, dal 30 novembre al 6 dicembre.

Nella prima settimana di dicembre, l’indice Rt si è avvicinato alle stime fatte prima del test, poi però è tornato a salire. Anche il numero delle persone “attualmente positive” non ha avuto il calo che si sperava: domenica 20 dicembre in Alto Adige c’erano 10.874 persone positive. Il 13 dicembre gli “attualmente positivi” erano 10.599. Da lunedì 21 dicembre, invece, c’è stato qualche problema con i dati (ci torniamo).

Cresce anche il numero delle persone in isolamento domiciliare: domenica 20 dicembre, secondo i dati pubblicati dalla Protezione civile, erano 10.684. Questo dato è tornato a crescere dopo il calo avvenuto a inizio dicembre, dieci giorni dopo il test di massa.

In questo grafico si può vedere l’andamento del numero di persone in isolamento domiciliare, nella provincia autonoma di Bolzano, dal 20 ottobre a domenica 20 dicembre.

La situazione negli ospedali
A novembre, il test era stato organizzato in un momento molto difficile per gli ospedali altoatesini, in particolare per l’ospedale di Bolzano. Le terapie intensive, infatti, erano piene di malati. Erano stati aggiunti nuovi posti letto, un numero comunque non sufficiente a rispondere all’ingente flusso di nuovi pazienti in gravi condizioni. Medici e infermieri erano sotto pressione e molti operatori sanitari si sono ammalati, aggravando una situazione già complessa. Al momento sembra che non ci sia più la situazione di un mese fa, ma l’emergenza non è finita.

L’ultimo aggiornamento pubblicato dall’azienda sanitaria dell’Alto Adige dice che sono 22 le persone ricoverate in terapia intensiva, due in più rispetto a domenica 20 dicembre. Sono 179 i pazienti ricoverati in area non critica. Secondo l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, il 26% dei posti in terapia intensiva è occupato da malati Covid-19. La soglia di allerta è convenzionalmente fissata al 30% e negli ultimi venti giorni la provincia autonoma di Bolzano ha superato spesso il 40%.

L’andamento della pressione sulle terapie intensive in Alto Adige (Agenas)

Ma ci sono anche molti problemi legati all’andamento anomalo di questi dati, che registrano oscillazioni improvvise. Per esempio, il dato dei ricoverati in area non critica monitorato da Agenas è arrivato a superare il 100%, quindi per alcuni giorni sarebbero stati occupati più posti rispetto a quelli disponibili. Nel giro di tre giorni, la percentuale di occupazione dei posti letto è scesa fino al 45%. Nell’ultima settimana, anche i dati quotidiani delle persone guarite e dei casi attualmente positivi hanno subìto variazioni anomale: secondo i dati pubblicati dalla Protezione civile, solo nella giornata di lunedì ci sarebbero stati 1.568 guariti. Un dato improbabile, sintomo di qualche problema di raccolta o trasmissione.

Il grafico che mostra l’andamento anomalo delle percentuali di occupazione nei reparti di area non critica in Alto Adige (Agenas)

Lo scorso 11 dicembre, il direttore sanitario dell’Asl Pierpaolo Bertoli ha detto che le degenze ospedaliere sono state ridotte del 20% e i casi di terapia intensiva del 24%. Il direttore generale dell’azienda sanitaria altoatesina, Florian Zerzer, ha spiegato che trovando 3.619 positivi asintomatici con il test di massa sono state evitate conseguenze più gravi. «Sappiamo che il 5% dei positivi ha bisogno di assistenza ospedaliera, quindi grazie al test di massa abbiamo evitato 180 ricoveri in ospedale e 18 ricoveri in terapia intensiva», ha detto Zerzer. «Con un calcolo grossolano, possiamo dire che quelle 3.619 persone positive avrebbero portato a infettare circa 75 mila persone».

Alcune possibili spiegazioni
È difficile trovare una spiegazione precisa al mancato rispetto delle previsioni sui nuovi contagi. Il coronavirus non si può spiegare solo con i numeri, e i fattori che incidono sulla trasmissione del contagio sono tantissimi. Secondo Markus Falk, il calo dell’indice Rt nelle due settimane dopo il test di massa potrebbe essere stata un’illusione ottica. Cioè, il numero dei nuovi contagiati potrebbe essere sceso in modo “artificiale”, perché i positivi al test di massa sono stati messi in quarantena senza una conferma del classico tampone molecolare. Quindi, non facendo affluire i positivi al monitoraggio ufficiale dei dati e alterando il calcolo dell’indice Rt. «All’inizio l’indice Rt è sceso quasi verticalmente, poi il calo è continuato, ma non in modo pronunciato, così come ci aspettavamo», spiega Falk. «Sommando i casi rilevati con il test antigenico e quelli con il tampone molecolare, possiamo vedere che l’indice Rt è rimasto invariato prima e dopo il test di massa. Siamo riusciti a ridurre la pressione sugli ospedali, ma non a eliminare il potenziale contagioso».

La riapertura di ristoranti, bar negozi – dallo scorso 4 dicembre – non ha aiutato. Una delle raccomandazioni fatte prima del test di massa, infatti, era la necessità di continuare a seguire le misure di prevenzione, come il distanziamento, per consentire alla campagna di avere effetti positivi sul lungo periodo. «Invece credo che l’effetto del test di massa ormai sia esaurito», dice Falk.

Persone in attesa nel primo giorno di test a Bolzano (Il Post)

La nuova ordinanza
In Alto Adige il Natale non sarà fuori dalla zona rossa, come sperato un mese fa. La reazione al mancato calo dei contagi è arrivata con una nuova ordinanza provinciale, firmata lunedì 21 dicembre, che prevede regole diverse rispetto a quelle nazionali. Alcuni provvedimenti sono più stringenti rispetto alle misure approvate dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, altri sono meno restrittivi. Per esempio, in provincia di Bolzano tutti i negozi resteranno chiusi dal 24 al 6 gennaio. Ci sono alcune eccezioni: i negozi di generi alimentari, le farmacie, i parrucchieri. Saranno chiusi anche bar e ristoranti, ma restano sempre possibili i servizi di asporto e consegna a domicilio.

Rispetto al resto d’Italia, invece, gli altoatesini potranno spostarsi liberamente all’interno dei confini provinciali, senza il divieto di uscire dal comune. «Vogliamo consentire la libertà di movimento sana e pertanto le persone dovrebbero potersi spostare liberamente all’interno dei confini provinciali durante il periodo delle festività», ha detto il presidente della provincia autonoma Arno Kompatscher. «È importante muoversi all’aperto, fare una gita e poter godere del paesaggio invernale, perché fa bene al corpo e allo spirito, naturalmente sempre nel rispetto delle vigenti norme di sicurezza e di igiene».


La strada del test di massa non è stata abbandonata, anche se proseguirà con una forma diversa. Da due settimane, infatti, è iniziata la “fase 2”, cioè una nuova campagna di screening. Stavolta non si testa tutta la popolazione, ma quattromila persone estratte a sorte e chiamate a sottoporsi a un test antigenico una volta alla settimana per quattro settimane. «Con il progetto “test rapidi in Alto Adige” abbiamo ottenuto una visione globale dell’andamento delle infezioni; adesso, nei prossimi quattro mesi, andiamo a testare oltre 20.000 persone», ha spiegato l’assessore provinciale alla Salute Thomas Widmann in occasione della conferenza stampa indetta per la presentazione del progetto.

L’obiettivo della provincia autonoma è avere nuovi dati per tenere sotto controllo la trasmissione del contagio in tempo reale e capire in tempi rapidi se la curva dei positivi sta tornando a crescere rapidamente. In quel caso verranno organizzati nuovi test di massa a livello locale per individuare i positivi asintomatici e isolarli.