Domande e risposte sul vaccino contro il coronavirus

Perché non diamo innanzitutto una dose a tutti? Ci sono motivi per preferirne uno a un altro? Perché i vaccinati devono indossare la mascherina? Cosa sappiamo e cosa no

Il vaccino contro il coronavirus di Pfizer-BioNTech è stato autorizzato lunedì dalla Commissione Europea, sulla base delle raccomandazioni diffuse dall’Agenzia europea per i medicinali (EMA) nella stessa giornata. Le prime dosi del vaccino saranno consegnate nei prossimi giorni ai paesi europei, che potranno poi avviare le loro campagne vaccinali con l’obiettivo di rallentare la pandemia, e il carico sui loro sistemi sanitari. Entro poche settimane inizierà quindi una delle più grandi e ambiziose campagne vaccinali nella storia dell’umanità, da effettuare in tempi piuttosto rapidi.

Quando iniziano le vaccinazioni contro il coronavirus in Italia?
I primi vaccini saranno somministrati il 27 dicembre, in una giornata definita “simbolica” dal commissario per l’emergenza coronavirus, Domenico Arcuri. Nello stesso giorno diversi altri paesi europei dovrebbero fare altrettanto, dando formalmente inizio alla campagna vaccinale, che si svilupperà poi con numeri più consistenti a partire dal 2021.

E l’autorizzazione?
Il vaccino di Pfizer-BioNTech, il primo a essere stato autorizzato nel Regno Unito e negli Stati Uniti, ha ricevuto l’autorizzazione dalla Commissione europea sulla base delle valutazioni dell’Agenzia europea per i medicinali. Lo stesso accadrà con gli altri vaccini, man mano che termineranno la sperimentazione, a patto di mostrare risultati promettenti sia in termini di sicurezza sia di efficacia.

Quale sarà il primo vaccino disponibile in Italia?
Sarà il vaccino di Pfizer-BioNTech, che nei test clinici ha fatto rilevare un’efficacia del 95 per cento.

E gli altri vaccini?
A inizio gennaio nell’Unione Europea dovrebbe anche essere autorizzato il vaccino di Moderna, che funziona con un principio simile a quello di Pfizer-BioNTech e che nei test clinici ha fatto rilevare un’efficacia del 94,5 per cento. Altri vaccini, sviluppati con sistemi più tradizionali, sono ancora in corso di sperimentazione e dovrebbero essere pronti entro la prima metà del 2021. Due vaccini ritenuti promettenti – quello di AstraZeneca, sviluppato con l’Università di Oxford, e quello di Sanofi – hanno accumulato qualche imprevisto e ritardo nella sperimentazione, con una dilatazione dei tempi.

Come funziona un vaccino basato su mRNA?
I vaccini di Pfizer-BioNTech e di Moderna sono basati sull’RNA messaggero (mRNA), la molecola che si occupa di codificare e portare le istruzioni contenute nel DNA per produrre le proteine. Impiegano forme sintetiche di mRNA – realizzate in laboratorio – che contengono le istruzioni per produrre alcune proteine specifiche del coronavirus. In questo modo il sistema immunitario impara a riconoscerle e a contrastarle, ma senza i rischi che si correrebbero nel caso di un’infezione con il coronavirus vero e proprio. Le conoscenze acquisite nel contrastare queste proteine possono poi essere impiegate dal sistema immunitario per contrastare un’eventuale infezione vera e propria.

Vaccini autorizzati così in fretta sono sicuri?
Dalla scoperta del coronavirus che ha causato la pandemia all’autorizzazione del primo vaccino per contrastarlo sono passati circa 10 mesi: non era mai accaduto prima che un vaccino fosse sviluppato e impiegato nella comunità così rapidamente. Questo non significa che siano stati sottovalutati gli aspetti sulla loro sicurezza: i test clinici di Pfizer-BioNTech e di Moderna hanno interessato decine di migliaia di persone e in paesi diversi. I dati raccolti da queste esperienze sono stati analizzati da esperti esterni alle due aziende, dai consulenti scientifici delle autorità di controllo e da altri ricercatori ancora, che hanno pubblicato le loro conclusioni sulle riviste scientifiche. Dove possibile, sono stati soprattutto accorciati i tempi della burocrazia.

Quante dosi arriveranno in Italia?
Arcuri ha detto che nei prossimi 21 mesi saranno consegnate all’Italia circa 202 milioni di dosi dei vari vaccini (autorizzati o che termineranno le loro fasi di test nei prossimi mesi), che spettano al nostro paese nell’ambito dell’accordo con l’Unione Europea che si è fatta carico di gestire le prenotazioni nei mesi scorsi, a nome degli stati membri. Le dosi saranno sufficienti per tutta la popolazione.

OK, e il primo carico quando arriva?
Arriverà entro pochi giorni dal Belgio, dove Pfizer-BioNTech ha uno dei propri siti di gestione dei vaccini. Le dosi saranno distribuite alle regioni, che li smisteranno in oltre 200 ospedali. A pieno regime dovrebbero essere consegnate circa 300mila dosi ogni settimana per buona parte del 2021.

Chi saranno i primi a ricevere i vaccini?
Si è deciso di dare la priorità al personale sanitario e sociosanitario, e agli ospiti delle case di riposo e cura nelle loro varie forme.

E gli altri?
La campagna vaccinale dovrebbe espandersi a cominciare dalla primavera del 2021. La stima del governo è di portare a termine la prima campagna vaccinale entro l’autunno del 2021. È un obiettivo estremamente ambizioso, soprattutto se deciderà di vaccinarsi la maggior parte della popolazione. Dopo gli operatori del personale sanitario e sociosanitario e gli ospiti delle residenze per anziani, si procederà alla vaccinazione degli ultraottantenni, passando poi alle altre fasce di età, fino ai più giovani. È inoltre previsto che in ogni fascia abbiano la precedenza gli individui con almeno una malattia cronica. Maggiori dettagli saranno forniti dal ministero della Salute nelle prossime settimane.

Come saranno somministrati i vaccini?
Nella fase iniziale è previsto che siano utilizzati circa 300 “punti di somministrazione” nelle varie regioni, la quantità sarà poi estesa nei mesi seguenti. Ogni vaccinazione richiederà qualche decina di minuti tra visione del consenso informato, iniezione e tempo di attesa per verificare che non insorgano reazioni avverse.

Chi li somministrerà?
La somministrazione spetterà in primo luogo al personale sanitario, quindi medici e infermieri. Il governo ha emesso un bando per rafforzare il personale addetto alla vaccinazione, con 3mila medici e 12mila infermieri. La scorsa settimana, il commissario Arcuri ha comunicato che per ora hanno risposto in 11mila tra medici e infermieri.

E le primule?
Il governo ha nei piani di costruire nelle città italiane padiglioni con informazioni e aree dedicate alla somministrazione del vaccino. Al momento non ci sono però molti dettagli sull’estensione dell’iniziativa. In altri paesi europei si è scelto di impiegare aree già disponibili, come i centri fieristici inutilizzati da mesi a causa delle restrizioni.

Come si tracceranno le vaccinazioni?
Il commissario Arcuri ha detto che si sta provvedendo alla messa a punto di un sistema informatico per la somministrazione, che consenta di avere una sorta di registro degli individui che si saranno sottoposti alla vaccinazione. Anche in questo caso mancano ancora i dettagli, ma l’obiettivo è realizzare un sistema che consenta di gestire flussi nei centri di somministrazione e richieste per il vaccino da parte dei singoli cittadini.

Si paga per vaccinarsi?
No. I vaccini sono coperti dal Sistema sanitario nazionale, ogni cittadino contribuisce al suo finanziamento pubblico tramite le imposte.

Si potrà fare il vaccino privatamente?
Le prenotazioni delle dosi dei vaccini sono state gestite direttamente dai governi o da organizzazioni superiori, come nel caso dell’Unione Europea, e nell’ambito di iniziative per organizzare campagne vaccinali pubbliche. Man mano che diventeranno disponibili altre tipologie di vaccini potrebbe esserci la possibilità di procedere privatamente.

Sarà obbligatorio vaccinarsi?
No. La vaccinazione sarà consigliata, ma ciascuno deciderà in autonomia se vaccinarsi o meno.

Si potrà scegliere che vaccino fare?
I primi vaccini disponibili saranno quello di Pfizer-BioNTech e probabilmente quello di Moderna, con diversi elementi in comune. Nella fase iniziale non ci sarà quindi molta scelta. Con l’arrivo di altri vaccini potranno esserci possibilità di scelta, valutate però dal personale medico, per esempio nel caso di particolari allergie.

La vaccinazione dipenderà dalle regioni?
La gestione dei servizi sanitari in Italia è prerogativa delle regioni, che adottano proprie politiche sulla base delle indicazioni e degli orientamenti forniti a livello centrale dal ministero della Salute. I vaccini saranno distribuiti dal ministero alle regioni, che dovranno poi applicare il piano per vaccinare materialmente la popolazione.

Devo preoccuparmi delle allergie?
In queste prime settimane di impiego sulla popolazione nel Regno Unito e negli Stati Uniti, è stata rilevata qualche reazione allergica associata alla somministrazione del vaccino di Pfizer-BioNTech. Eventi di questo tipo sono rari, ma comunque inevitabili e dipendono dalle allergie che alcuni individui hanno verso particolari sostanze. Una reazione allergica può avvenire con qualsiasi vaccino, anche con quelli in commercio ormai da decenni. Chi ha particolari allergie dovrebbe segnalare la propria condizione prima di ricevere il vaccino. Nel caso di una crisi anafilattica, condizione ancora più rara, i medici possono intervenire con la somministrazione di farmaci per ridurre i sintomi e consentire un recupero che di solito richiede poche ore.

Quante dosi servono?
Ogni vaccino funziona con principi simili, ma è stato sviluppato in modi diversi e potrebbe richiedere la somministrazione di una sola dose o di due dosi, a distanza di un po’ di tempo. Il vaccino di Pfizer-BioNTech, come quello di Moderna, deve essere somministrato con due dosi, a distanza di circa tre settimane. La seconda dose serve a potenziare la protezione.

Due dosi non complicano le vaccinazioni?
Un vaccino basato sulla somministrazione di due dosi comporta qualche difficoltà di gestione in più: oltre a quella logistica di dover disporre del doppio di dosi rispetto a un vaccino a dose singola, c’è anche quella più delicata di riuscire a vaccinare per due volte la stessa persona. Il rischio è che molti sottovalutino l’importanza della seconda dose, non presentandosi per riceverla a tre settimane dalla prima somministrazione. Il vaccino di Pfizer-BioNTech ha mostrato di avere una marcata efficacia anche dopo la prima somministrazione.

Se una dose offre già protezione, non ne basta una del vaccino Pfizer-BioNTech?
Dai test clinici è risultato che l’efficacia del vaccino di Pfizer-BioNTech dopo la prima dose è del 52 per cento circa, di poco superiore alla soglia minima del 50 per cento indicata da diverse autorità di controllo per definire utili i vaccini contro il coronavirus. È un buon risultato, ma occorre considerare che è stato ottenuto in test su un numero limitato di individui e che spesso l’efficacia di un vaccino si rivela più bassa, una volta che questo viene impiegato nella comunità (dove ci sono molte più variabili da considerare). Per ora si ritiene più prudente procedere con le due dosi, anche se si stanno facendo valutazioni sull’ipotesi di una sola dose, ma serviranno altri dati e studi sui primi milioni di vaccinati.

Il vaccino è efficace per tutti allo stesso modo?
No, siamo tutti fatti diversamente e questo implica che il livello di protezione possa variare tra gli individui, così come avviene con i farmaci. In linea di massima, l’efficacia dovrebbe essere simile tra la maggior parte delle persone, o comunque con variazioni poco significative. Al momento i test clinici hanno evidenziato una protezione dalla malattia, mentre è meno chiaro come il vaccino riduca i rischi di infezione da coronavirus.

Dopo la vaccinazione si è contagiosi?
Un individuo sano, e non infetto, non diventa contagioso perché ha appena fatto il vaccino. È invece da chiarire se i vaccinati possano essere contagiosi nel caso in cui diventino infetti.

Possono vaccinarsi tutti?
No, per ora Pfizer-BioNTech consiglia di vaccinare solo i maggiori di 16 anni ed esclude le donne incinte. Per queste fasce della popolazione sono in corso o saranno organizzati a breve altri test clinici per valutare sicurezza ed efficacia del vaccino. L’esclusione fino a 16 anni non dovrebbe avere un particolare impatto, considerato che gli individui più a rischio di sviluppare sintomi gravi da COVID-19 sono gli anziani.

Quanto dura il vaccino?
Non lo sappiamo né per quello di Pfizer-BioNTech né per gli altri e il motivo è semplice: esistono da troppo poco tempo. La protezione sembra essere prolungata, ma solo tra diversi mesi sapremo se una somministrazione sia sufficiente, o se si debba periodicamente ricevere un vaccino come avviene per quelli contro l’influenza stagionale.

Come si somministra il vaccino?
Con una normale iniezione intramuscolare, effettuata nel braccio poco sotto la spalla.

Che cosa succede subito dopo la vaccinazione?
Nella maggior parte dei casi non succede nulla e si può continuare con le proprie normali attività. Un vaccino è comunque una sostanza esterna che entra in contatto con il nostro organismo, quindi può innescare qualche reazione avversa. Nei test clinici sul vaccino di Pfizer-BioNTech sono emerse per lo più lievi reazioni avverse come: dolore nel punto dell’iniezione, mal di testa, febbre e spossatezza; le reazioni si sono rivelate più frequenti alla somministrazione della seconda dose. Nella maggior parte dei casi, gli individui che hanno sviluppato reazioni avverse di questo tipo si sono sentiti meglio dopo poche ore e senza ulteriori strascichi.

Una volta vaccinato dovrò ancora indossare la mascherina?
In questa prima fase è consigliabile che anche i vaccinati continuino a utilizzare la mascherina e a mantenere il distanziamento fisico. Il vaccino potrebbe non avere avuto effetto in alcuni individui, che potrebbero quindi sviluppare ugualmente un’infezione da coronavirus e diventare contagiosi. Man mano che aumenterà il numero dei vaccinati, e i vaccini si riveleranno efficaci, si potrà pensare a ridurre il ricorso ai dispositivi di protezione individuale.