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  • Venerdì 27 novembre 2020

Trump ha detto per la prima volta di essere pronto a lasciare la Casa Bianca

Se il Collegio elettorale confermerà il risultato del voto: non lo aveva mai detto finora, anche se non ha ancora ammesso la sconfitta

Donald Trump ieri alla Casa Bianca. (Erin Schaff - Pool/Getty Images)
Donald Trump ieri alla Casa Bianca. (Erin Schaff - Pool/Getty Images)

Per la prima volta dalle elezioni del 3 novembre, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha detto che lascerà la Casa Bianca se il Collegio elettorale dovesse formalizzare la vittoria di Joe Biden il 14 dicembre, come ormai è certo che succederà. Trump non ha ammesso la sconfitta — e anzi ha continuato a insistere senza prove che contro di lui ci sono stati brogli elettorali molto gravi — ma c’è andato vicino. A un certo punto, probabilmente senza volerlo, ha perfino parlato di «amministrazione Biden», riconoscendo così al suo sfidante e al gruppo di governo che sta mettendo assieme uno status presidenziale.

Trump ha parlato ai giornalisti durante una conferenza stampa alla Casa Bianca ieri pomeriggio, e già questo è un piccolo evento: è stata la prima volta dal giorno delle elezioni che accettava di rispondere a domande dei media. Un giornalista gli ha chiesto se avrebbe ammesso la sconfitta nel caso in cui il Collegio elettorale avesse ufficializzato la vittoria di Biden, e lui ha risposto: «Sarà molto difficile ammettere la sconfitta, perché ci sono stati brogli enormi». Il giornalista ha ripetuto la domanda, e Trump ha detto che se il Collegio elettorale confermerà la vittoria di Biden «avrà commesso un errore, perché quest’elezione è stata una farsa». Poi ha ricominciato a parlare dei brogli, e se l’è presa con il giornalista che cercava di intervenire: «Sono il presidente degli Stati Uniti, non si parla così al presidente».

Ma quando un’altra giornalista gli ha chiesto più esplicitamente se «lascerà questo edificio [la Casa Bianca]» in caso di conferma da parte del Collegio elettorale, Trump ha risposto: «Certamente lo farò… certamente lo farò, e voi lo sapete». Rispondendo a un’altra domanda, infine, ha detto che «l’amministrazione Biden vuole sbarazzarsi dell’America First», riferendosi alla sua dottrina nazionalista e isolazionista in politica estera.


Da qualche settimana Trump si avvicina lentamente all’ammissione della sconfitta. Potrebbe non farlo mai esplicitamente — e molte persone vicine a lui sentite dai media americani sostengono che non dirà mai di aver perso — ma ha cominciato a farlo nella pratica, accettando, lunedì di questa settimana, di cominciare il processo ufficiale per la transizione di governo. Ancora ieri insisteva nel dire che «il tempo non è dalla nostra parte ma i fatti lo sono», come se fosse possibile, con le adeguate indagini, provare i brogli elettorali, e aggiungeva che prima della cerimonia di insediamento di Biden, il 20 gennaio dell’anno prossimo, saranno rivelate nuove «prove incredibili» di brogli. In realtà, tutti gli stati in cui il margine che separava i due candidati era ridotto, come la Pennsylvania, il Michigan e la Georgia, hanno ormai certificato il risultato del voto e confermato la vittoria di Biden — in Georgia dopo un riconteggio dei voti fatto a mano e richiesto dal Partito repubblicano. Il comitato elettorale di Trump, inoltre, ha perso la gran parte delle sue battaglie legali, che sono state rigettate o abbandonate per mancanza di prove o perché giuridicamente troppo deboli.

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Soprattutto, dopo il 14 dicembre non ci sarà praticamente più niente che Trump potrà fare per ribaltare il risultato. La data è stata citata dai giornalisti ieri in conferenza stampa perché sarà il momento in cui i grandi elettori che compongono il Collegio elettorale si riuniranno stato per stato per esprimere il proprio voto per il candidato alla presidenza e alla vicepresidenza (il Collegio elettorale non si riunisce mai a livello nazionale, solo nei singoli stati). Il risultato della votazione, poi, dovrà essere trasmesso a Washington entro il 23 dicembre. Il 6 gennaio, il Congresso riunito in sessione plenaria con il vicepresidente Mike Pence a presiederlo conterà formalmente i voti dei grandi elettori e certificherà definitivamente il vincitore.

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Durante la conferenza stampa di ieri, una giornalista ha anche chiesto a Trump se parteciperà alla cerimonia di insediamento da presidente di Joe Biden, il 20 gennaio, come è tradizione. «Non voglio ancora dirlo. So la risposta, sarò sincero, so la risposta, ma non voglio dirlo ancora», ha detto.