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  • Lunedì 16 novembre 2020

I numeri dell’epidemia da coronavirus in Europa

Repubblica Ceca e Belgio sono i paesi con i dati più preoccupanti, mentre in Italia sono abbastanza in linea con Francia e Spagna

(il Post)
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Sono passate oltre due settimane da quando diversi paesi europei – tra cui i più grandi e popolosi – hanno introdotto nuove drastiche misure per contenere i contagi da coronavirus. Con modalità e livelli di flessibilità diversi, tra gli ultimi giorni di ottobre e i primi di novembre sono stati decisi dei lockdown in alcune aree e regioni in Italia, Francia, Regno Unito, Austria, Grecia, Belgio, Irlanda, e altri erano stati decisi nelle settimane precedenti, per esempio in Spagna e Germania.

Gli effetti di quelle chiusure dovrebbero già cominciare a vedersi nei numeri, essendo passate tra le due e le tre settimane: seppur con tutte le difficoltà di interpretare dati su base nazionale per un fenomeno, come l’epidemia da coronavirus, che abbiamo visto evolversi con modalità e intensità molto diverse anche all’interno dello stesso stato, e addirittura della stessa regione.

I dati che prendiamo in considerazione sono quelli raccolti dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, agenzia indipendente dell’Unione Europea che ha lo scopo di rafforzare le difese dei paesi membri nei confronti delle malattie infettive; e sono riferiti ai paesi dell’area Schengen e al Regno Unito (non sono inclusi quindi i Balcani).

I dati sui contagi sono complicati e delicati da interpretare, perché dipendono direttamente dal numero di test: un paese con pochi casi potrebbe essere prima di tutto un paese che fa pochi test (oppure un paese che non testa le categorie di persone giuste). Ma i contagi registrati nelle ultime due settimane nei vari paesi, in rapporto alla popolazione, possono comunque dare un’idea dell’evoluzione dell’epidemia, soprattutto se contestualizzati con il numero dei test.

Il paese con il dato più alto è il Lussemburgo, con 1.264 casi nelle ultime due settimane ogni 100mila abitanti: ma è anche il paese che sta facendo più tamponi in tutta Europa in proporzione al numero di abitanti, grazie a un’operazione di test di massa avviata negli scorsi mesi (facile, direte voi, se sei il Lussemburgo e hai 614mila abitanti).

Tolto il caso del Lussemburgo, quindi, il dato più alto sui contagi è quello della Repubblica Ceca, 1.112: nel paese è in vigore un lockdown da oltre tre settimane, e rispetto a inizio mese i contagi bisettimanali sono calati del 30%. Ma a essere preoccupante è soprattutto il dato sui decessi, che invece continua a crescere, dato che naturalmente impiega più tempo a calare rispetto ai contagi: il sistema sanitario del paese è in crisi e sono andate storte diverse cose nella gestione dell’epidemia, la cui prima ondata invece aveva fatto pochi danni, anche grazie a un rigido lockdown.

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Come contagi bisettimanali ogni 100mila abitanti, subito dietro alla Repubblica Ceca c’è la Svizzera con 1.077: un valore stabile rispetto a due settimane fa.. L’unico altro paese europeo sopra ai mille casi ogni 100mila abitanti negli ultimi 14 giorni è stata l’Austria, che ne ha registrati 1.043 e dove invece l’epidemia sta peggiorando (+94% dei casi bisettimanali rispetto a 14 giorni fa.)

Tra i grandi paesi europei, la Francia è quello con più casi nelle ultime due settimane in rapporto alla popolazione (848), seguita dall’Italia (777): la Francia però fa più test di noi. Il Regno Unito, un altro paese che fa molti test, ha i contagi più bassi (492 nelle ultime due settimane ogni 100mila abitanti), mentre in Spagna (581) sono di più. In Germania sono stati solo 309, ma è un po’ più basso il numero di test per abitante. Per quanto riguarda l’andamento, in Italia è evidente che i casi stiano ancora aumentando, mentre in Francia, Spagna e Regno Unito i nuovi casi bisettimanali sono quasi uguali a quelli registrati 14 giorni fa.

La mappa dell’evoluzione dell’epidemia negli ultimi 14 giorni mostra poi che il paese dove sono aumentati di più è stata l’Estonia (+176%), seguita poi dalla Svezia (+151%), dalla Lituania (+117%) e dalla Grecia (+104%). Il Belgio, che ha adottato un lockdown a fine ottobre, ha registrato una netta diminuzione dei nuovi casi (-57%), simile a quella in Irlanda (-50%).

Per quanto riguarda i test, sempre rapportati alla popolazione, in Europa il paese che ne sta facendo di più – dopo il Lussemburgo – è la Danimarca (10,14 al giorno ogni mille abitanti). Il paese successivo nella classifica è molto più indietro: il Regno Unito con 4,53. L’Italia è a 3,55, la Francia a 3,83.

L’affidabilità del numero dei decessi rapportati alla popolazione, sempre nelle ultime due settimane, è probabilmente un po’ più omogenea a livello europeo, perché meno legata al numero di test. Il numero peggiore è quello della Repubblica Ceca, dove i decessi per 100mila abitanti sono stati 26,1, contro i 20,1 di due settimane fa. La Svizzera, che ha avuto un numero di casi in rapporto alla popolazione simile, ha registrato soltanto 7 decessi ogni 100mila abitanti. Sappiamo però che i decessi seguono un andamento in ritardo rispetto a quello dei contagi, e quindi eventuali miglioramenti si potranno osservare solo tra un paio di settimane.

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Il Belgio è l’altro paese in cui la situazione dei decessi sembra più grave, nonostante i dati confortanti sui nuovi contagi: ci sono stati 22,3 morti per Covid-19 ogni 100mila abitanti nelle ultime due settimane, contro i 12,1 che si registravano 14 giorni fa.

Tornando ai decessi nelle ultime due settimane per ogni 100mila abitanti, seguono poi Ungheria (13,3) e Bulgaria (11,9), paesi dove evidentemente la situazione epidemiologica un po’ mascherata dal basso numero di test, come dimostrano i dati relativamente bassi sui contagi. Un discorso simile vale anche per la Romania (9,6) e per la Polonia (12), dove i test per abitante sono tra i più bassi in Europa.

Nei paesi più grandi i decessi sono più o meno su livelli simili: in Italia sono stati 10,6, in Francia 11,2, in Spagna 10,4. Due settimane fa i livelli erano a loro volta simili, a testimonianza di un peggioramento abbastanza omogeneo della situazione: peggioramento meno sentito in Regno Unito, dove i decessi sono stati 7,6. La Germania rimane comunque l’eccezione, tra i grandi e popolati paesi europei, con soli 2,4 decessi ogni 100mila abitanti nelle ultime due settimane.

I paesi scandinavi hanno numeri rapportati alla popolazione molto più bassi, ma si può verificare una netta differenza tra la Svezia, paese che ha adottato misure molto meno restrittive e una strategia basata molto sulla responsabilità individuale, e gli stati confinanti. Nelle ultime due settimane i decessi ogni 100mila abitanti sono stati 1,7 in Svezia, o,2 in Norvegia, 0,6 in Danimarca e 0,2 in Finlandia.

Di per sé, un buon parametro per verificare la gravità dell’epidemia in un paese è il dato sui ricoveri in ospedale e quello sui pazienti in terapia intensiva. Questo però a patto di essere certi dell’affidabilità e dell’accuratezza dei numeri a disposizione, perché bisogna sempre tenere conto che sono il risultato dell’aggregazione delle segnalazioni delle singole strutture: quindi sono soggetti a tantissime variabili, possibili errori, trascuratezze, metodi di raccolta diversi. L’ECDC mette periodicamente a disposizione un documento con i dati dai singoli paesi: l’ultimo è aggiornato con i dati dell’8 novembre, quindi già vecchi di una settimana. E non è possibile confrontare tutti i paesi: o perché non li mettono a disposizione, o perché li comunicano in modo diverso (per esempio segnalando i nuovi ricoveri, e non i pazienti complessivamente ricoverati), o ancora perché forniscono solo quelli dei ricoveri ordinari, o solo quelli in terapia intensiva.

Mettendo insieme i dati che è possibile confrontare, comunque, emerge che la situazione negli ospedali in Repubblica Ceca e in Belgio conferma quella descritta dai numeri su contagi e decessi: l’8 novembre i due paesi avevano rispettivamente 73 e 61 ricoverati per Covid-19 ogni 100mila abitanti, i numeri più alti in Europa. Seguono Ungheria (59), Slovenia (54), Bulgaria e Polonia (53).

L’Italia è poco più indietro, con 48 ricoverati per Covid-19 ogni 100mila abitanti all’8 novembre, poco più di Francia (45) e Spagna (43). Il Regno Unito ha molti meno pazienti in ospedale, 20 ogni 100mila abitanti, mentre la Germania non mette a disposizione il dato sui ricoveri ordinari.

Anche nei numeri delle terapie intensive Repubblica CecaBelgio sono messi male: l’8 novembre avevano rispettivamente 13 e 11 ricoverati per Covid-19 ogni 100mila abitanti. Va tenuto presente che, essendo i dati vecchi di una settimana e riferendosi alle terapie intensive e quindi a pazienti potenzialmente contagiati una, due o anche tre settimane prima, descrivono una situazione che nel frattempo può essere molto cambiata, in meglio o in peggio. È forse una spiegazione al fatto che l’Italia, nella mappa dei ricoveri in rianimazione, sembra in una situazione migliore rispetto a Francia e Spagna: 4,6 ricoverati ogni 100mila abitanti, contro 6,8 e 6,1. In Germania erano 3,5, in Regno Unito 1,8.