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  • Mercoledì 21 ottobre 2020

Luis Arce è il nuovo presidente della Bolivia

Non ci sono ancora i risultati ufficiali definitivi, ma l'avversario Carlos Mesa ha ammesso la sconfitta

(AP Photo/Juan Karita)
(AP Photo/Juan Karita)

A tre giorni dalle elezioni presidenziali boliviane di domenica 18 ottobre il candidato centrista ed ex presidente Carlos Mesa ha ammesso la vittoria di Luis Arce, del Movimento per il Socialismo (MAS), il partito politico dell’ex presidente Evo Morales attualmente in esilio, e che sotto Morales era stato ministro delle Finanze.

Lo scrutinio non è stato ancora completato, ma Mesa ha ammesso che nelle proiezioni e nei voti già scrutinati, ormai l’80 per cento, il distacco fra lui e Arce è troppo ampio. Domenica notte, quando erano stati diffusi gli exit poll che davano Arce al 52,4 per cento (contro il 31,5 per cento di Mesa), la presidente ad interim Jeanine Anez, che aveva ritirato la sua candidatura lo scorso 18 settembre, aveva riconosciuto la vittoria di Arce e aveva chiesto al vincitore di «governare pensando alla Bolivia e alla democrazia».

Arce ha definito la sua «una vittoria schiacciante» e ha detto che è stata «recuperata la democrazia e, più di ogni altra cosa, i boliviani hanno ritrovato la speranza». Il nuovo presidente è stato ministro dell’Economia e delle Finanze per la maggior parte dei quasi 14 anni in cui Morales è stato alla presidenza, un periodo in cui il paese ha beneficiato del cosiddetto “boom delle materie prime” e il governo è riuscito a migliorare le condizioni di vita della popolazione boliviana, riducendo la povertà, secondo i dati ufficiali, dal 60 al 37 per cento.

Il 20 ottobre Arce aveva detto che avrebbe accettato l’aiuto di Evo Morales se fosse tornato in Bolivia, ma che ciò non avrebbe significato che l’ex presidente sarebbe stato al governo. «Sarà il mio governo», aveva chiarito.

La vittoria di Arce probabilmente porterà però al ritorno di Morales che è in esilio dal novembre del 2019, quando era stato costretto a dimettersi da presidente dopo che le forze di sicurezza boliviane si erano schierate contro di lui. Morales stava affrontando crescenti proteste contro il suo governo, criticato per presunti brogli elettorali. Da allora ha cercato rifugio prima in Messico, poi a Cuba e infine in Argentina, dove il governo di Alberto Fernández gli ha offerto protezione.