• Italia
  • Mercoledì 7 ottobre 2020

Da domani sarà obbligatorio indossare la mascherina anche all’aperto

L'ha dichiarato Giuseppe Conte spiegando che è stato approvato un nuovo decreto legge che, tra l'altro, proroga lo stato di emergenza fino al 31 gennaio 2021

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, il 6 ottobre 2020 (ANSA/UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI/FILIPPO ATTILI)
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, il 6 ottobre 2020 (ANSA/UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI/FILIPPO ATTILI)

Durante una conferenza stampa, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha fatto sapere che il Consiglio dei ministri ha approvato un nuovo decreto legge che estende le norme già previste dal decreto della presidenza del Consiglio (DPCM) in vigore fino ad oggi. Il nuovo decreto, inoltre, proroga lo stato di emergenza fino al 31 gennaio 2021, introduce l’obbligo di avere sempre con sé la mascherina e amplia le circostanze che prevedono l’obbligo di indossarla.

Da domani, giovedì 8 ottobre, sarà obbligatorio indossare sempre la mascherina «non solo nei luoghi chiusi accessibili al pubblico, come già in passato, ma più in generale nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private e anche in tutti i luoghi all’aperto». Nel comunicato stampa pubblicato sul sito del governo si dice che l’obbligo non vale se ci si trova in un luogo chiuso o all’aperto «nei casi in cui, per le caratteristiche del luogo o per le circostanze di fatto, sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi». Conte ha spiegato che si può non indossare la mascherina se, ad esempio, «si è isolati in campagna o in montagna. Per il resto la mascherina comunque va non solo portata ma anche indossata».

Oltre per chi è all’aperto in un luogo isolato con persone conviventi, l’obbligo di portare la mascherina non vale nemmeno per i bambini con meno di sei anni, per i soggetti con patologie o disabilità incompatibili con il suo uso e per chi svolge un’attività sportiva. Per chi non rispetta l’obbligo sono previste multe fino a mille euro, ha spiegato il presidente del Consiglio.

Conte ha poi fatto una raccomandazione anche per le case private: «Anche in famiglia dobbiamo stare attenti. Se riceviamo amici e parenti stiamo attenti e manteniamo le distanze. Sono queste le situazioni in cui più si diffonde il contagio».

Il decreto prevede anche che le regioni non possano decidere norme meno restrittive di quelle del governo centrale, a meno che non siano concordate con il ministro della Salute. Le regioni potranno invece imporre ordinanze più restrittive. Il decreto, dice il comunicato stampa, sposta inoltre al 31 ottobre 2020 il termine per l’invio delle domande relative ai trattamenti di cassa integrazione ordinaria collegati all’emergenza COVID-19. L’applicazione per il tracciamento dei contatti delle persone positive al coronavirus, Immuni, potrà restare operativa fino al 31 dicembre 2021 e non più fino al 31 dicembre 2020.

Da inizio luglio, in Italia, è in aumento costante il numero dei casi di contagio da coronavirus, crescita che è comunque rimasta finora più contenuta rispetto ad altri grandi paesi europei, come Francia, Spagna e Regno Unito. Anche i decessi di persone che avevano contratto il coronavirus hanno continuato a crescere e sono ormai stabilmente tre volte superiori a quelli registrati ad agosto, quando si erano raggiunti i numeri minimi dall’inizio della pandemia.

Oggi la percentuale dei casi positivi ogni 100 tamponi fatti – dato che dà un’idea su quanto estese siano le operazioni di test e quanto sia sotto controllo la reale dimensione del contagio sul territorio – è poco al di sopra del 2 per cento: nelle fasi più acute dell’epidemia in cui non si riuscivano a testare nemmeno tutti i sintomatici e il contagio in certe aree era molto esteso, si era superato il 25 per cento. L’attuale valore è rassicurante, anche se è stabilmente in crescita e soprattutto non è omogeneo in tutta Italia. Ci sono regioni, come la Campania, dove la percentuale di casi positivi su 100 tamponi fatti arriva infatti a essere doppia.

– Leggi anche: Com’è la situazione dei contagi in Campania

Martedì il ministro della Salute Speranza nel suo discorso alle Camere ha detto che «l’Italia sta meglio in questo momento», rispetto a molti altri paesi europei, e che insieme alla Germania è il paese che sta reggendo meglio la seconda ondata, specificando però che «non dobbiamo farci nessuna illusione» che la pandemia sia finita. Il presidente del Consiglio, contrariamente a quanto circolato nelle ore precedenti, aveva negato di voler introdurre la chiusura anticipata di locali e ristoranti e in televisione, ieri, ha detto di non vedere «all’orizzonte un nuovo lockdown».

Martedì pomeriggio alla Camera era mancato il numero legale per approvare o respingere la comunicazione fatta dal ministro Speranza ai deputati, in cui aveva esposto, tra le altre cose, le ragioni per prolungare lo stato di emergenza al 31 gennaio 2021. Il numero legale non era stato raggiunto in parte per l’approccio deciso dalla presidenza della Camera per gestire i parlamentari attualmente in isolamento fiduciario, e in parte per la decisione dell’opposizione di destra e centrodestra di non partecipare al voto una volta compreso che i parlamentari della maggioranza erano assai pochi.

L’assenza del numero legale – che alla Camera è di 316 membri, la metà più uno – era stato un problema per la maggioranza e il governo: il cosiddetto “decreto COVID” convertito in legge a maggio sembrava vincolare l’emanazione di nuovi decreti della presidenza del Consiglio (DPCM) – cioè il principale strumento con cui il governo ha gestito le misure contro la pandemia – all’approvazione delle due Camere di un intervento del presidente del Consiglio o di un ministro. Il governo ha però scelto di prorogare il DPCM in vigore fino al 7 ottobre con un decreto legge anche se la Camera mercoledì aveva approvato la relazione di Speranza

Il problema dell’assenza del numero legale è stato risolto considerando, d’ora in poi, «in missione» i parlamentari in isolamento fiduciario, con conseguente abbassamento del quorum che determina il numero legale. Il regolamento della Camera era stato già applicato in questo modo a marzo per i deputati residenti nelle cosiddette zone rosse. I 41 deputati di maggioranza in quarantena sono 21 del Pd, 14 del M5S, 5 di Italia Viva e 1 di Liberi e Uguali.

– Leggi anche: Perché in Italia finora è andata meglio?