La nuova sentenza europea sugli affitti brevi
Una decisione della Corte di Giustizia dell'Unione Europea su un caso a Parigi potrebbe cambiare le regole sul tema anche in altre città
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha giudicato legale e conforme al diritto dell’Unione Europea una norma del governo francese che riconosce a città e paesi il diritto di stabilire che gli affitti a breve termine siano soggetti ad apposita autorizzazione. In particolare, il provvedimento riguarda gli appartamenti che vengono proposti in locazione per brevi periodi attraverso internet, un fenomeno che oltre a provocare una carenza di alloggi per i residenti nel tempo ha anche creato problemi agli albergatori. Dalla sentenza della Corte di Giustizia potrebbero derivare conseguenze per le società che gestiscono gli affitti a breve termine anche in altre città europee.
La sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha riguardato il caso di un monolocale proposto per l’affitto breve attraverso Airbnb, che è nota appunto per la locazione breve di stanze e appartamenti destinata a clientela di passaggio. Sia il giudice del Tribunale di primo grado, sia la Corte d’appello di Parigi avevano sanzionato i due proprietari del monolocale per aver dato in locazione l’appartamento senza opportuna autorizzazione e «in maniera reiterata». Anche la Corte di Giustizia ha giudicato illegale il modo in cui è stato gestito il servizio, chiarendo meglio i requisiti già espressi nella norma francese, e ha multato i proprietari per un totale di 40mila euro. Giudicando conforme al diritto europeo la legge francese sul tema, la Corte ha anche chiarito che «la lotta contro la scarsità di alloggi destinati alla locazione di lunga durata costituisce un motivo imperativo di interesse generale che giustifica una siffatta normativa».
La justice européenne vient de valider la loi française sur la régulation des locations #Airbnb. Cette victoire, attendue par de nombreuses métropoles, marque un tournant pour l'encadrement des locations saisonnières et constitue une avancée pour le droit au logement pour tous. https://t.co/cT0pGTT37N
— Anne Hidalgo (@Anne_Hidalgo) September 22, 2020
Per la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, la sentenza della Corte è una «vittoria che era attesa da numerose città» e sarà il punto di svolta per la regolamentazione degli affitti a breve termine, ma anche un importante «passo in avanti» per garantire il diritto di alloggio a tutti i cittadini. Secondo la normativa sugli affitti del comune di Parigi e precedenti accordi presi con Airbnb, un proprietario può affittare una casa in cui è residente al massimo per 120 giorni all’anno, e ogni annuncio deve contenere un numero identificativo per permettere di controllare che un’abitazione non sia affittata per periodi più lunghi.
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Già a inizio 2019 il comune di Parigi aveva chiesto a Airbnb 12,5 milioni di euro come risarcimento per aver violato le regole sugli affitti della città. In un’intervista al settimanale Journal du Dimanche Hidalgo aveva detto che le ispezioni avviate dal Comune avevano rilevato 1000 annunci illegali, che potevano essere multati per 12.500 euro ciascuno, e che l’obiettivo dell’amministrazione parigina era «innescare un elettroshock e porre fine a questi affitti incontrollati che contaminano alcune zone di Parigi».
Secondo quanto ha ricostruito RFI, negli ultimi anni a Parigi sono state perse oltre 20mila case, che anziché essere comprate o destinate agli affitti lunghi sono state acquistate da persone che le impiegano per gli affitti brevi, facendone un business che ha creato notevoli problemi sia a chi vuole trovare una casa per viverci, sia agli albergatori. Secondo RFI, Airbnb ha dichiarato che «accoglie la decisione» della Corte di Giustizia e che collaborerà per chiarire le regole che si applicano a chi vuole affittare le proprie seconde case a Parigi.
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Anche in Italia nel 2016 si era parlato di una “tassa Airbnb” per introdurre nuove regole e rendere più chiara la tassazione dei servizi che gestiscono gli affitti a breve termine, ma nel 2019 la Corte di Giustizia europea aveva stabilito che Airbnb era una piattaforma online e non poteva essere equiparata a un’agenzia immobiliare, e pertanto non era soggetta alle medesime norme. Ora, la nuova sentenza fa pensare che anche altre città europee potrebbero adottare provvedimenti simili nei confronti di società che gestiscono affitti a breve termine.
RFI ha scritto che la scorsa settimana una rappresentanza di 22 città europee, compresa Parigi, ha incontrato la Commissaria europea per la Concorrenza, Margrethe Vestager, per chiedere di affrontare le questioni legali e tributarie legate alle piattaforme online che offrono il servizio di affitti brevi. Oltre a segnalare il fatto che queste società stanno operando come hotel ma senza seguirne le medesime regole, le 22 città europee lamentano il fatto che in alcune situazioni il grande ricorso agli affitti brevi abbia fatto alzare il prezzo degli immobili in maniera ingiustificata.