Non è bastato nemmeno “Tenet”

Era atteso come il film in grado di far ripartire il cinema, ma non tutto sta andando come sperato

(Getty Images)
(Getty Images)

Di Tenet – il primo grande film ad arrivare nei cinema mondiali dopo l’inizio della pandemia – in questi mesi si è parlato come di un esperimento (per il cinema), come di un atto d’amore (verso il cinema, da parte del suo regista Christopher Nolan) e addirittura come di un’ancora di salvezza (per l’industria cinematografica). Ancor prima che uscisse, Tenet era stato raccontato come un film che avrebbe potuto far ripartire l’intero settore del cinema e, come ha scritto David Sims sull’Atlantic, era atteso «come una luce nelle tenebre».

È ancora presto per dire se Tenet, che finora ha incassato nel mondo un po’ più di 200 milioni di dollari, arriverà ai circa 450 milioni necessari per non essere un’operazione economicamente in perdita. Ma guardando intorno e oltre Tenet, già si può dire che l’industria cinematografica non è per niente uscita dalle tenebre, perché oltre a non essere particolarmente intensa, la luce di Tenet è anche l’unica.

I dati sugli incassi di Tenet – che ha avuto circa 200 milioni di dollari di costi di produzione e quasi altrettanti di promozione e distribuzione – dicono che, visti i tempi, il film ha avuto buoni risultati in alcuni paesi in cui il peggior momento della pandemia sembra essere passato, ma anche che ha avuto risultati piuttosto deludenti negli Stati Uniti. E nonostante negli ultimi anni le cose stessero un po’ cambiando, gli oltre 40mila schermi cinematografici statunitensi sono determinanti per il successo o l’insuccesso di un film. Avengers: Endgame, il film coi più alti incassi di sempre, fece circa un terzo dei suoi guadagni negli Stati Uniti; e ci sono casi in cui quel valore sale fino al 50 per cento.

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Finora, invece, gli Stati Uniti hanno contribuito a meno del 15 per cento dei guadagni di Tenet. Sta succedendo perché anche lì i cinema possono essere riempiti solo in parte, perché quasi un cinema su tre non ha ancora riaperto (compresi quelli di importantissime e popolose città come New York e Los Angeles) e anche perché, a quanto pare, in un paese con decine di migliaia di casi quotidiani molti americani preferiscono non chiudersi per due ore in un cinema.

Dal punto di vista della Warner Bros, l’azienda che distribuisce Tenet, il film sta correndo «una maratona, non uno scatto». A differenza di altri grandi film del passato – che dopo due settimane nei cinema si trovavano a dover dividere le sale con film altrettanto grandi – Tenet potrebbe avere infatti una coda lunga di incassi, garantita dal fatto che almeno fino a novembre non sono previste altre importanti uscite globali. Ma sono previsioni difficili, perché dipendenti da troppe variabili, perché impossibili da tarare su esempi passati e anche perché la Warner Bros sta condividendo poco e malvolentieri i dati sugli incassi di Tenet. Si conosce il dato totale, ma con meno dettagli e aggiornamenti rispetto al passato.

Oltre che per la Warner Bros, però, Tenet è importante per tutto il cinema. Perché ogni altra casa di produzione e distribuzione sta seguendo i risultati di Tenet per provare a capire come muoversi con i suoi film. Per molti versi, infatti, Tenet era il film giusto per provare a ripartire: per il suo ammirato regista, per la sua storia nuova e intrigante, non basata su altri precedenti prodotti culturali, e poi perché è un film di un genere tutto suo, in grado di incuriosire gli appassionati di thriller ma anche quelli di fantascienza.

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Esistono di certo spettatori che non hanno visto Tenet e magari correranno al cinema per vedere il nuovo film di James Bond, ma l’idea generale è che, a parità di condizioni, ben pochi film potrebbero avere successo dove Tenet ha fallito. L’idea prevalente è che per Tenet sia finora andato al cinema chi era molto fan di Nolan o, più in generale, chi proprio sentiva la mancanza dell’esperienza cinematografica. E che invece non ci siano andati molti di quelli che prima della pandemia andavano al cinema occasionalmente, magari solo per vedere due o tre blockbuster di loro interesse.

Gli incassi di Tenet non rappresentano per niente un fallimento totale (solo in Italia è stato visto da più di 700mila spettatori), ma il fatto che nemmeno si possa parlare di successo ha già scoraggiato molti che avrebbero potuto seguirlo in scia. La stessa Warner Bros ha spostato dal 2 ottobre a Natale l’uscita di Wonder Woman 1984, un film di cui a gennaio si diceva che potesse essere tra i 4-5 film più visti del 2020. Forse lo ha fatto per lasciare più spazio alla coda lunga di Tenet, molto più probabilmente perché non se l’è sentita dopo averne visto i risultati. E anche la concorrenza ha fatto come Warner Bros: per esempio Universal ha spostato al 2021 l’uscita del suo horror Candyman, che dopo un paio di rimandi era previsto per ottobre. I primi film davvero grandi previsti per quest’anno sono Black Widow (il nuovo film della Marvel), No Time to Die (il nuovo James Bond) e Soul (il nuovo film della Pixar), previsti negli Stati Uniti per novembre, ma entrambi a loro volta a rischio di spostamento.

Come ha scritto Variety, ogni casa di produzione faceva il tifo per Tenet perché «una marea che sale solleva tutte le barche». Al contrario, visto che la marea sembra restare bassa le barche stanno preferendo non uscire, almeno per le prossime settimane.

Nello scenario migliore, dopo aver già passato mesi senza incassi i cinema statunitensi (e di molti altri paesi) dovranno tirare almeno fino a novembre facendosi bastare Tenet e il poco altro che uscirà, per poi prepararsi a un paio di stagioni cinematografiche ricche di tutti i film che sarebbero dovuti uscire in questi mesi. Nello scenario peggiore, dopo un autunnale aumento di contagi, anche i film previsti per la fine dell’anno verranno spostati più avanti, creando grandissimi problemi ai cinema e lasciando le case di produzione con tanti film di cui hanno pagato le spese senza però averne visto i guadagni.

Se per i cinema le alternative sono ben poche, le case di produzione possono guardare allo streaming, e alcune già l’hanno fatto: per esempio la Disney, decidendo di mettere Mulan online e non nei cinema, attraverso la sua piattaforma Disney+. Il grosso problema è che, almeno per quanto visto finora, non esistono modi per rientrare, solo attraverso lo streaming, da produzioni costate centinaia di milioni di dollari. Spendere 300 milioni di dollari per un film e poi metterlo in streaming può aiutare a recuperare parte delle spese e a far crescere gli abbonati alla piattaforma, ma non può portare guadagni pari a quelli garantiti da un’uscita cinematografica globale.

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