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  • Domenica 13 settembre 2020

Gli oppioidi sono un problema anche in Canada

Come negli Stati Uniti, sta aumentando l'abuso di farmaci e droghe, ma il governo per ora non sembra avere un piano

(Justin Tang /CP/ ABACAPRESS.COM / ANSA)
(Justin Tang /CP/ ABACAPRESS.COM / ANSA)

Oltre all’emergenza dovuta alla pandemia da coronavirus, il Canada si è trovato negli ultimi mesi a gestire un’altra emergenza sanitaria legata all’aumento delle morti per overdose da farmaci oppioidi ed eroina. L’abuso di farmaci e droghe illegali, che era stato proclamato emergenza nazionale nel 2016, si è infatti ulteriormente aggravato per la chiusura dei confini tra Canada e Stati Uniti, che rimarrà in vigore almeno fino al 21 settembre. Per ovviare alla carenza di sostanze provenienti in maniera clandestina dagli Stati Uniti, i produttori illegali mischiano additivi e altri composti, cosa che ha reso ancora più tossici oppioidi ed eroina.

Nel Nord America oppioidi e oppiacei sono un’emergenza da diversi anni. I farmaci oppioidi sono prodotti in maniera sintetica, mentre gli oppiacei come la morfina sono derivati dell’oppio, ovvero il lattice che si estrae dal papavero officinale. Gli oppioidi sono diventati un problema enorme anche quando sono regolarmente prescritti dai medici come antidolorifici, perché farmaci come il fentanyl – che è il più forte oppioide in commercio, il principale farmaco distribuito nel mercato illegale ed è considerato cento volte più potente della morfina – causano forte assuefazione e possono portare all’overdose e alla morte anche inavvertitamente.

– Leggi anche: Che cos’è il fentanyl

Dal 2016 in Canada ci sono stati più di 15mila morti per overdose di questi farmaci: numeri significativi, seppur imparagonabili alla catastrofe in corso da anni negli Stati Uniti. La situazione è peggiorata in maniera particolare nella British Columbia, la provincia canadese più occidentale, dove negli ultimi cinque anni sono stati registrati oltre 5mila morti per overdose. La British Columbia ha una superficie che è più di tre volte quella dell’Italia ed è abitata da poco più di 5 milioni di persone, ma le autorità sanitarie locali stimano che gli abitanti della provincia con dipendenza da oppiacei siano tra i 50 e i 100mila.

Secondo i dati ufficiali, le morti per overdose in British Columbia dall’inizio dell’anno sono state più di 900: nel giugno del 2020 sono morte 177 persone, il 130 per cento in più rispetto ai morti dello stesso periodo del 2019. Theresa Tam, alto funzionario del ministero della Sanità canadese, ha anche spiegato che rispetto al 2018 l’anno scorso si erano registrate circa un terzo delle morti per cause legate all’abuso di oppiacei e anche a inizio 2020 la situazione sembrava sotto controllo; col coronavirus, però, i morti hanno cominciato nuovamente ad aumentare.

Attenzione: il video contiene immagini forti.

In Canada la dipendenza da droghe è vista come un’emergenza sociale prima che un problema criminale. Da qualche anno il governo ha avviato diverse campagne di sensibilizzazione per ridurre lo stigma sociale e Tam ha invitato i cittadini a essere consapevoli «di questa crisi, che si sta intensificando proprio ora», anche perché le ansie, l’isolamento e le incertezze durante la pandemia possono portare più persone ad abusare di sostanze dannose e che creano dipendenza.

Uno dei modi adottati fin qui per far fronte al problema è stato istituire centri specializzati dove i tossicodipendenti possono assumere le sostanze che si sono procurati in un ambiente controllato da personale formato per intervenire in caso di problemi. I cosiddetti “centri di somministrazione controllata” sono fondamentali per il programma della riduzione del danno, e grazie a loro negli ultimi anni si sono evitate sia la diffusione di infezioni e malattie, sia numerose morti. Tuttavia, durante la pandemia, l’accesso a queste strutture è stato limitato in seguito alle restrizioni e alle regole sul distanziamento fisico.

Il Cactus, un “centro di somministrazione controllata” di Montreal, in Canada. (Paul Chiasson/ The Canadian Press / AP)

La ministra della Sanità canadese, Patty Hajdu, ha detto che non c’è «un’unica soluzione» per risolvere la questione, ma secondo molti medici e politici bisognerebbe intervenire in altri modi, per esempio affrontando il discorso della depenalizzazione dell’uso di droghe. In uno studio pubblicato sul Canadian Medical Association Journal, anche l’epidemiologo Mark Tyndall, direttore del Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie infettive della British Columbia, ha scritto che sarebbe necessario «incrementare la fornitura sicura e depenalizzare l’uso delle droghe».

Intervenendo sulla questione, il primo ministro canadese Justin Trudeau ha detto che il governo sta «dando priorità a ciò che farà più differenza nell’immediato». Tra le altre cose, il governo ha annunciato di aver avviato una discussione su come migliorare i centri di somministrazione controllata e di aver aumentato i fondi per ottenere forniture di farmaci oppioidi sicuri, in attesa di ridiscutere la legge federale sull’uso delle droghe. Allo stesso tempo, il governo ha incoraggiato i pubblici ministeri a indagare soltanto sui casi più gravi di reati legati allo spaccio di oppiacei, trovando soluzioni alternative per il possesso di piccole quantità di sostanze.

– Leggi anche: I morti per farmaci ed eroina negli Stati Uniti

La questione dell’abuso di farmaci oppioidi e di oppiacei è da anni un’emergenza preoccupante anche negli Stati Uniti, dove a fronte di un lieve miglioramento della situazione tra 2018 e 2019, negli ultimi mesi è stato riscontrato un nuovo aumento delle morti per overdose di oppiacei in 40 stati, come ha evidenziato un recente comunicato della American Medical Association. Tra il 1999 e il 2018 la maggior parte dei circa 800.000 morti per overdose negli Stati Uniti è stata causata da overdose di oppiacei e soltanto nel 2017 i morti per overdose erano stati 70.237: il doppio di dieci anni prima, e dieci volte tanto il numero totale dei soldati morti in Iraq e in Afghanistan dal 2001 a inizio 2020.