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  • Mercoledì 9 settembre 2020

Il Messico sta finendo i certificati di morte

A causa dell'imprevisto aumento di morti causato dal coronavirus: il governo ne sta facendo stampare più di un milione

Una nuova area del cimitero della Valle de Chalco a Città del Messico, inaugurata quattro mesi fa a causa dell'alto numero di morti causato dalla pandemia
(AP Photo/Rebecca Blackwell)
Una nuova area del cimitero della Valle de Chalco a Città del Messico, inaugurata quattro mesi fa a causa dell'alto numero di morti causato dalla pandemia (AP Photo/Rebecca Blackwell)

Alcuni stati del Messico hanno quasi esaurito i certificati di morte a causa dell’epidemia da coronavirus che, stando ai dati ufficiali diffusi venerdì, ha causato la morte di oltre 66.850 persone su un totale di 623.090 casi positivi, ma che – per ammissione dello stesso governo – potrebbero essere molte di più. La situazione era stata raccontata a fine agosto dal giornalista messicano Humberto Padgett, ed è stata ora ripresa da un articolo del Wall Street Journal.

I certificati scarseggiano soprattutto in tre stati molto popolosi: Baja California, Città del Messico e lo Stato del Messico (uno stato federale che si trova nel centro sud del paese). Venerdì scorso il viceministro della Sanità messicana e responsabile della gestione dell’emergenza da coronavirus, l’epidemiologo Hugo López-Gatell, aveva detto che lo stato avrebbe stampato e distribuito 1,1 milioni di nuovi certificati e che aveva già iniziato a distribuirli in questi tre stati, in particolare nello Stato del Messico, dove ormai non se ne trovavano più.

Senza i certificati di morte i defunti non possono essere sepolti: come si può immaginare, questo provoca rischi sanitari, sofferenza alle famiglie e rallentamenti e accumuli nelle cerimonie funebri. Il Wall Street Journal ha parlato con i proprietari di alcune imprese di pompe funebri messicane, tra cui Eduardo Salinas che dirige La Piedad a Cuautitlán, una cittadina industriale a nord di Città del Messico. Salinas ha raccontato che «alcune famiglie tengono i cadaveri in casa per 4-5 giorni» e che i gestori delle imprese di pompe funebri stanno cercando di ottenere i certificati dai medici dei paesi e degli stati vicini.

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Carlos Aranza, coordinatore della sanità nello Stato del Messico, ha raccontato sempre al Wall Street Journal che «ogni giorno mi chiamano medici e mi chiedono come possono procurarsi altri certificati di morte. In questo periodo ne abbiamo pochissimi». Lo stato federale ha dato la colpa di questa carenza all’eccezionalità della pandemia dicendo, in un comunicato, che «davanti all’emergenza sanitaria nazionale causata dalla Covid-19, il numero di morti ha superato le previsioni».

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Secondo Aranza, e come ha raccontato il quotidiano messicano Animal Politico, è anche colpa della burocrazia del paese. Ogni anno, infatti, il governo messicano stampa e distribuisce circa 900mila certificati di morte, che sono numerati e dotati di un codice a barre per evitare truffe; ne vengono usati circa 750mila e ne avanzano tra i 100 e i 150mila. Quest’anno lo Stato del Messico ne aveva chiesti 50mila in più, senza mai riceverli, così ha dovuto usare i certificati avanzati dagli anni passati o chiederli in prestito agli stati vicini.

Lo hanno confermato al Wall Street Journal anche piccole imprese di pompe funebri di Città del Messico: Gerardo García proprietario di Funerales García, ha detto, per esempio, che i certificati di morte erano finiti già a marzo, all’inizio della pandemia; da allora i medici e gli ospedali hanno usato quelli del 2017, 2018 e 2019. La penuria di certificati è diventata un affare per alcuni medici che anziché rilasciarli e compilarli gratuitamente come previsto dalla legge, li fanno pagare anche dai 200 ai 400 dollari l’uno (circa 170 e 340 euro).

Al di là della disorganizzazione, la mancanza di certificati di morte racconta bene l’emergenza sanitaria in Messico, come ha sottolineato Héctor Hernández, ex funzionario sanitario e demografo dell’Università nazionale autonoma del Messico: «solitamente dopo i disastri naturali c’è sempre un picco di morti ma non avevamo mai visto niente di simile a questi numeri: alla fine il governo può rimediare alla mancanza di certificati, ma resta l’eccezionale aumento della mortalità».

Il Messico, che ha circa 126 milioni di abitanti, è il quarto paese al mondo per numero di morti accertati positivi al coronavirus, preceduto dagli Stati Uniti (330 milioni di abitanti e quasi 190 mila morti), dal Brasile (oltre 210 milioni di abitanti e 127 mila morti), e dall’India (1,3 miliardi di abitanti e quasi 74mila morti). Sia il governo messicano sia gli esperti, compresa l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) sostengono che il numero di casi di positivi e di morti potrebbe essere molto più alto, anche se è difficile stabilire con esattezza di quanto perché non vengono fatti test a sufficienza. Ogni giorno il Messico testa una media di 5 persone ogni 100 mila, contro le 139 degli Stati Uniti, le 27 del Brasile e le 150 dell’Italia. Alcuni ospedali sono rimasti senza kit per i tamponi e ci sono casi di malati che muoiono in casa da soli, senza essere poi testati.

Per avvicinarsi al numero reale del contagio, le autorità sanitarie messicane hanno confrontato le morti degli anni passati con quelle di quest’anno. Hanno per esempio scoperto che, in 20 dei 31 stati messicani, tra marzo e giugno 2020 c’erano state 71mila morti in più rispetto alla media degli anni precedenti. Secondo i dati ufficiali, in quello stesso periodo, i 20 stati avevano registrato 21mila persone morte positive, mentre erano 28mila in tutto il paese: significa che i numeri reali del contagio potrebbero essere tre volte più alti di quelli ufficiali. Il dato è confermato anche da una ricerca pubblicata dalla rivista messicana Nexos, che aveva controllato i certificati di morte pubblicati da marzo ad agosto negli uffici di Città del Messico: aveva trovato che erano 31.200, tre volte le morti ufficiali per coronavirus dichiarate in quel periodo. Se i calcoli dovessero essere corretti, significa che da marzo a oggi le persone morte in Messico a causa del coronavirus potrebbero essere circa 190mila.

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