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  • Venerdì 31 luglio 2020

Il Vietnam ha registrato solo oggi la prima persona morta per COVID-19

Fino a ieri era il paese più popoloso a non averne avuti – almeno che fossero noti – ma ora le cose sono cambiate

Persone di ritorno da Da Nang in fila per sottoporsi al test per il coronavirus ad Hanoi, in Vietnam, il 31 luglio 2020 (Getty Images/
Linh Pham / Stringer)
Persone di ritorno da Da Nang in fila per sottoporsi al test per il coronavirus ad Hanoi, in Vietnam, il 31 luglio 2020 (Getty Images/ Linh Pham / Stringer)

Venerdì in Vietnam è stato registrato un caso di morte per COVID-19, il primo dall’inizio della pandemia. In questi mesi il paese sembrava essere riuscito a tenere sotto controllo la diffusione del coronavirus (SARS-CoV-2) come pochissimi altri: in tutto sono stati registrati poco più di 500 casi di contagio e fino a ieri era il paese più popoloso (ha 95 milioni di abitanti) a non aver avuto nessun morto per COVID-19. Nelle due ultime settimane però il numero di casi è aumentato e il governo ha detto che sono stati i primi casi di trasmissione locale da aprile. Per questo dopo un allentamento delle restrizioni agli spostamenti, il paese è tornato ad adottare nuove misure per contenere il contagio.

La persona morta di COVID-19 era un uomo di 70 anni residente a Hoi An, una città costiera nel centro del paese. Dista meno di un’ora di automobile da Da Nang, quinta città più popolosa del paese e popolare meta turistica dove la settimana scorsa sono stati riscontrati 15 casi di contagio da coronavirus. Lunedì le autorità hanno vietato l’ingresso dei turisti a Da Nang per 14 giorni, chiudendo l’aeroporto della città, e hanno ordinato l’evacuazione di 80mila turisti vietnamiti che erano andati lì in vacanza. Ora i bar e i ristoranti della città sono chiusi, fare il bagno in mare è vietato e l’obbligo di portare le mascherine è stato reintrodotto.

A chi è stato a Da Nang e poi si è spostato in altre parti del paese invece è stato imposto un periodo di quarantena. Qualcuno effettivamente è tornato a casa con il virus, tra cui un cameriere di Hanoi, una studentessa del Tây Nguyên, una regione che confina con la Cambogia, e qualche altro turista rientrato a Ho Chi Minh, nel sud del paese.

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In questi mesi molti osservatori avevano espresso dei dubbi sull’affidabilità dei dati ufficiali sull’epidemia diffusi dal governo, che dal 1975 è guidato dal Partito Comunista Vietnamita, ma è vero che rispetto ad altri paesi il Vietnam aveva una maggiore dimestichezza con le misure anti-contagio. Fu proprio in Vietnam infatti che il medico italiano Carlo Urbani identificò il virus della SARS nel 2003. Grazie anche al suo lavoro il paese si attrezzò in tempo per fermare l’epidemia, che fece solo cinque morti – Urbani compreso – in Vietnam.

Probabilmente per via di questa preparazione, già alla fine di gennaio, quando ancora i casi locali erano pochissimi, il Vietnam aveva chiuso le scuole e il governo aveva avviato delle procedure per rintracciare le persone entrate in contatto con i contagiati. A marzo, dopo il ritorno in patria di una donna contagiatasi in Europa, quasi tutti i voli internazionali erano stati sospesi e per tutte le persone che rientravano nel paese era obbligatorio passare un periodo di quarantena in strutture statali. Ultimamente però le misure anti-contagio erano state allentate come in molti altri paesi: le scuole erano state riaperte e le persone avevano smesso di portare le mascherine.

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Anche in Giappone, Cina, Australia e Corea del Sud, altri paesi in cui l’epidemia sembrava sotto controllo, c’è stato un aumento di casi di contagio da coronavirus questa settimana, ma le cause non sono ancora chiare. Nguyen Huy Nga, esperto di salute pubblica dell’Università di Quang Trung, ha detto al New York Times che questa nuova diffusione del virus potrebbe essere più pericolosa della precedente proprio perché sembra stare avvenendo in più paesi contemporaneamente: «Non sappiamo quale sia l’origine dato che decine di migliaia di persone erano andate a Da Nang».

Le autorità stanno cercando di capire dove sia cominciato tutto. Il ministero della Salute ha detto che il ceppo del virus trovato a Da Nang è diverso da quello del virus di inizio anno. Secondo Nga le nuove infezioni sono legate a qualcuno che sarebbe arrivato in Vietnam alla fine di giugno o all’inizio di luglio. Ora la polizia di Da Nang sta cercando di trovare chi potrebbe aver portato il virus in città: già lo scorso sabato erano state arrestate nove persone di nazionalità cinese che erano entrate illegalmente in Vietnam. Altre decine di cinesi erano stati arrestati per la stessa ragione questo mese: sono stati messi in quarantena.

Oggi sono stati registrati 50 nuovi casi di contagio in tutto il paese.

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