Le movimentate elezioni in Puglia

Il presidente uscente, Michele Emiliano, sta cercando di allargare la sua già ampia coalizione convincendo il Movimento 5 Stelle a sostenerlo

Michele Emiliano mentre lascia la Direzione Nazionale del Partito Democratico, Roma, 12 marzo 2018 (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)
Michele Emiliano mentre lascia la Direzione Nazionale del Partito Democratico, Roma, 12 marzo 2018 (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

Il prossimo 20 e 21 settembre ci saranno le elezioni in sette regioni per il rinnovo dei presidenti e delle giunte regionali, e da diverse settimane si discute in particolare della situazione della Puglia, dove il candidato del centrosinistra, il presidente uscente del PD Michele Emiliano, potrebbe allargare la sua coalizione – già oggi molto ampia – anche a parte del Movimento 5 Stelle. La trattativa è ancora in corso, stando a quanto raccontano i giornali, ma il Movimento 5 Stelle al momento ha già una candidata e le ipotesi di un sostegno a Emiliano sono state smentite da Vito Crimi, capo politico ad interim del partito dalle dimissioni di Luigi Di Maio. Le liste andranno presentate il 20 agosto.

La candidata del Movimento 5 Stelle in Puglia è, come nel 2015, Antonella Laricchia, ma una parte del Movimento sarebbe disposta a ritirare la sua candidatura per sostenere Emiliano. Il deputato del M5S eletto a Bari Paolo Lattanzio, per esempio, ha detto: «Io credo che alle regionali dobbiamo replicare lo schema del governo nazionale. Se M5S non farà un accordo con Emiliano, non mi resterà altra strada che lasciare il Movimento». Laricchia ha replicato: «Non faremo nessuna alleanza con Emiliano e Fitto. Da mesi, il PD pugliese è ossessionato da Antonella Laricchia e dal M5S Puglia e chiede, con insistenza e in maniera oscura, un’alleanza elettorale, utile solo a loro, non al M5S e non, soprattutto, ai pugliesi». All’interno del PD hanno lavorato a favore di un accordo soprattutto il sindaco di Bari, Antonio Decaro, e il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia, entrambi vicini a Emiliano e in buoni rapporti con il Movimento.

In tutto questo, i giornali fanno notare spesso che la Puglia è anche la regione del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che quindi gradirebbe un’alleanza tra M5S e PD e starebbe lavorando perché ci si arrivi. All’inizio di luglio, senza fare precisi riferimenti alla Puglia, Conte aveva detto: «È possibile che non riusciamo a trovare negli appuntamenti territoriali e regionali un momento di sintesi? Sarebbe una sconfitta per tutti, anche per me, se non si trova il modo, rispettando le autonome valutazioni e sensibilità, per fare un passo avanti. Ci vuole coraggio anche in questa direzione». Diversi retroscena sostengono oggi che Conte potrebbe anche fare campagna elettorale per Emiliano.

La Puglia è amministrata dal centrosinistra dall’aprile del 2005, quando fu eletto per la prima volta Nichi Vendola. Michele Emiliano – che lo scorso 12 gennaio aveva vinto le primarie di coalizione con il 70 per cento dei voti – sta ora cercando di creare una coalizione molto ampia, che vada dalla lista dei Pensionati a quelle di ispirazione comunista. Nei sondaggi Emiliano risulta il candidato più conosciuto e gradito, e la coalizione che lo sostiene è data più o meno alla pari con quella del candidato del centrodestra Raffaele Fitto, sostenuto da Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini, i leader di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega. Entrambi gli schieramenti, secondo un sondaggio realizzato a inizio luglio da Euromedia Research, sono dati intorno al 37-38 per cento.

L’elettorato del Movimento 5 Stelle – che invece ha scarse possibilità di vincere da solo e che nei sondaggi è intorno al 19 per cento – potrebbe dunque essere determinante nell’esito del voto, così come Ivan Scalfarotto, candidato sostenuto da Italia Viva, Azione (il partito fondato da Carlo Calenda) e +Europa, che sta facendo campagna elettorale soprattutto contro Emiliano. Scalfarotto al momento è dato al 3,7 per cento – quindi al di sotto della soglia di sbarramento che consente di entrare in consiglio regionale – e sostiene che la sua candidatura sia l’unica davvero diversa dalle altre, vista l’eterogeneità della coalizione di Emiliano e la sua vicinanza politica e ideologica al Movimento 5 Stelle.

Le questioni principali al centro della campagna elettorale sono l’emergenza Xylella (un batterio delle piante che causa una grave malattia, che ha colpito tantissimi ulivi ridisegnando il paesaggio di buona parte della regione), il gasdotto Trans-Adriatico (conosciuto con l’acronimo inglese di TAP), progetto per la costruzione di un nuovo gasdotto che dalla frontiera greco-turca attraverserà Grecia e Albania per arrivare in Italia, nella provincia di Lecce, e l’ex Ilva di Taranto.

Michele Emiliano è accusato dai suoi oppositori di aver gestito male l’emergenza Xylella, di non aver ascoltato gli scienziati e quindi non essere intervenuto tempestivamente, consentendo il diffondersi del batterio. Nel 2019 l’Italia è stata condannata dalla Corte di giustizia dell’Unione Europea per non aver rispettato le direttive della Commissione Europea che prevedevano la rimozione di tutte le piante infette e di quelle entro un raggio di 100 metri da quelle infette. Sull’ex Ilva di Taranto, Emiliano e il M5S hanno posizioni compatibili, e l’ex Ilva è proprio uno degli argomenti invocati dal presidente uscente per una futura alleanza. Sul TAP il Movimento 5 Stelle è contrario, mentre Emiliano ha avuto posizioni più morbide chiedendo di spostarlo. Ilva e TAP, ha detto Emiliano qualche mese fa, «sono le due questioni su cui abbiamo rotto con il governo Renzi e rispetto alle quali ringrazio il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il segretario del mio partito, Nicola Zingaretti, che ha riportato il PD nella sua tradizione di tutela ambientale e della salute».