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  • Sabato 18 luglio 2020

Le proteste americane proseguono

Sono diventate più piccole e sporadiche, per inerzia naturale e per il coronavirus, ma in alcune città continuano quasi ogni giorno

Una manifestazione per ricordare Philando Castile, ucciso dalla polizia nel 2016 a St. Anthony, Minnesota. (Stephen Maturen/Getty Images)
Una manifestazione per ricordare Philando Castile, ucciso dalla polizia nel 2016 a St. Anthony, Minnesota. (Stephen Maturen/Getty Images)

Le proteste cominciate quasi due mesi fa dopo l’uccisione di George Floyd a Minneapolis (Minnesota), organizzate in decine di città statunitensi per protestare contro il razzismo e la violenza della polizia, sono state tra le più partecipate e raccontate degli ultimi anni negli Stati Uniti. Da diverse settimane le proteste sono uscite dal ciclo delle notizie e dalle attenzioni degli americani, perché sono diventate più piccole e marginali: ma continuano ancora con una certa costanza in alcune città.

Senza la grandissima partecipazione delle manifestazioni di giugno, e con meno episodi di violenze e scontri, le proteste non hanno ricevuto grande copertura mediatica ma stanno proseguendo, soprattutto nei posti in cui si sono verificati gli episodi che le avevano provocate originariamente. A Minneapolis, la strada in cui fu ucciso Floyd è stata rinominata dai manifestanti George Floyd Avenue, ed è stata simbolicamente occupata.

Ogni giorno ci sono piccoli ritrovi per ricordare George Floyd e per portare avanti le richieste avanzate nei giorni dopo la sua uccisione, come il taglio dei finanziamenti alla polizia.

A Louisville, in Kentucky, sta succedendo la stessa cosa riguardo alle commemorazioni per Breonna Taylor, la donna afroamericana uccisa mentre dormiva durante un’irruzione violenta della polizia. Ci sono state marce e ritrovi quotidiani e alcune azioni di disturbo, per esempio a una conferenza stampa del sindaco della città. Martedì decine di attivisti sono stati arrestati dopo che avevano occupato il giardino della casa del procuratore generale dello stato, Daniel Cameron, per chiedere di sanzionare gli agenti coinvolti.

A New York, dove ci sono piccole manifestazioni quasi ogni giorno, ha generato qualche agitazione la grande scritta “Black Lives Matter” che il sindaco Bill de Blasio ha fatto dipingere esattamente davanti alla Trump Tower, il grattacielo di Trump a Manhattan.

A Seattle la zona autogestita che avevano creato i manifestanti nel centro della città è stata sgomberata a inizio luglio dalla polizia, dopo che i tentativi di risolvere pacificamente la situazione portati avanti dalla leadership cittadina, tra le più progressiste del paese, non avevano prodotto risultati. Il clima festoso e pacifico dei primi tempi, hanno sostenuto le autorità, era assai cambiato e nella zona c’erano stati episodi di crimini e violenza, ed era diventato chiaro che una parte delle persone non aveva intenzione di andarsene.

L’aggravarsi dell’epidemia di coronavirus negli Stati Uniti non ha certamente aiutato le proteste, sebbene i primi studi suggeriscano che le manifestazioni di giugno non abbiano fatto aumentare in maniera significativa i contagi. Col passare delle settimane, comunque, il tema delle proteste è diventato sempre meno urgente nella percezione dell’opinione pubblica americana, che ha dovuto fare i conti anche con l’imposizione di nuove misure restrittive e con il record dei nuovi malati registrato praticamente tutti i giorni.

Continuano a esserci sporadiche manifestazioni di piccole e medie dimensioni anche in qualche città fuori dagli Stati Uniti e specialmente a Londra, dove esiste il più attivo movimento di Black Lives Matter europeo. A Bristol, al posto della statua del filantropo e schiavista Edward Colston che era stata abbattuta dai manifestanti, ne è stata eretta una che rappresenta un’attivista del movimento.

Anche se oggi coinvolgono molte meno persone, le grandi proteste di giugno sembrano aver avuto effetti significativi sull’opinione pubblica statunitense. Diversi sondaggi hanno rilevato che la grande maggioranza degli americani è d’accordo con le ragioni alla base delle proteste, ed è salito anche il sostegno per il riallocamento ad altri settori e servizi di parte dei fondi destinati alla polizia, ha spiegato Vox, anche se la proposta conosciuta come “defund the police” rimane ampiamente minoritaria. Nelle prime due settimane di proteste, aveva rilevato un sondaggio del New York Times, il consenso per il movimento Black Lives Matter tra gli elettori americani era cresciuto circa quanto aveva fatto nei precedenti due anni.