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  • Mercoledì 8 luglio 2020

Le notizie di mercoledì sul coronavirus in Italia

Sono stati registrati 193 nuovi casi di contagio e 15 morti. Stabili i ricoverati in terapia intensiva

Controlli sanitari all'aeroporto di Fiumicino, Roma, 6 luglio 2020 (Mauro Scrobogna/LaPresse)
Controlli sanitari all'aeroporto di Fiumicino, Roma, 6 luglio 2020 (Mauro Scrobogna/LaPresse)

Nelle ultime 24 ore in Italia sono stati comunicati dal ministero della Salute 193 nuovi casi di contagio da coronavirus, per un totale di 242.149. I morti totali registrati sono 34.914, 15 in più rispetto a ieri. Le persone attualmente ricoverate per la COVID-19 nei reparti di terapia intensiva sono 71 (ieri erano 70) e quelle in altri reparti sono 899 (ieri erano 940); le persone testate nelle ultime 24 ore sono state 28.679, per un totale di più di 3,4 milioni.

In Lombardia sono stati registrati 71 nuovi casi di contagio, per un totale di più di 94.500 casi totali, e i dati lombardi continuano a essere di gran lunga i peggiori in Italia: le altre regioni con il maggior incremento del numero di casi confermati oggi sono Emilia-Romagna (49), Piemonte (25) e Lazio (14). Ci sono quattro regioni senza nemmeno un nuovo caso: Valle d’Aosta, Umbria, Molise e Sardegna, oltre alla provincia autonoma di Trento. Le province in cui l’aumento dei casi di contagio nelle ultime 24 ore è stato più alto sono Bergamo (30), Bologna (17), Milano (16), Brescia (9), Cuneo (8), Torino (7), Parma (7). Rimini (7), Roma (7), Reggio Emilia (6), Rieti (6).

Questi, comunque, sono numeri da prendere con estrema cautela: in Italia, così come in moltissimi altri paesi del mondo, il numero dei casi positivi accertati comprende solo le persone che sono risultate positive al tampone, ma non le centinaia di migliaia di persone che hanno contratto il virus e non hanno mai fatto il test, e che quindi non sono mai rientrate nei conteggi ufficiali. Un discorso simile si deve fare per il numero dei morti, e anche il numero dei guariti e dimessi deve essere preso con le molle (qui c’è la spiegazione lunga sui numeri e sulle necessarie prudenze da avere nell’interpretarli).

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Le altre notizie di oggi
Da oggi nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo non ci sono più pazienti positivi al coronavirus. Il reparto, che nel picco dell’epidemia aveva registrato anche più di 100 ricoverati, l’8 luglio ha rilevato l’ultimo tampone negativo dopo 137 giorni dal primo ricovero. Ci sono ancora alcune persone ricoverate, ma ormai negativizzate. La direttrice generale dell’ospedale, Maria Beatrice Stasi, ha commentato la notizia dicendo che è stato «un momento di grande emozione, che abbiamo condiviso con tutto il personale, augurandoci che questa sia una fase davvero discendente e che non torni più il grande incubo in cui ci siamo trovati a lavorare nel mese di marzo e aprile».

C’è un nuovo focolaio di contagio da coronavirus, questa volta in Lombardia, sviluppatosi nella Comunità Shalom di Palazzolo sull’Oglio in provincia di Brescia. Le persone contagiate sono quindici, tutte asintomatiche e tutte sono già state messe in isolamento. Per suor Rosalina Ravasio, fondatrice e responsabile della struttura che ha aperto nel 1986 per occuparsi della riabilitazione e del reinserimento sociale dei tossicodipendenti, la situazione nella comunità «è sotto controllo».

Suor Rosalina Ravasio ha spiegato che i positivi «stanno bene e nessuno ha neppure una linea di febbre». La religiosa ha inoltre detto che «il fatto che l’Ats ci abbia sottoposti tutti al tampone è stato provvidenziale» e che la comunità era stata chiusa per gli esterni addirittura prima dell’inizio del lockdown per garantire la sicurezza degli ospiti. Alla riapertura il contagio si sarebbe originato da una ragazza che stava per essere trasferita in casa di una famiglia affidataria per decisione del tribunale e che è stata ospitata dalla struttura. «Aveva alle spalle una situazione molto difficile – spiega suor Ravasio – e non me la sono sentita di rifiutare. Poi la famiglia ha chiesto che effettuasse il tampone prima di accoglierla e si è scoperto che era positiva».

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In Veneto c’è un altro imprenditore che ha viaggiato all’estero ed è ora risultato positivo al coronavirus dopo quello del vicentino, questa volta in provincia di Venezia. Secondo quanto scrive il Corriere della Sera si tratterebbe di “un noto imprenditore di Mira con forti interessi economici e rapporti diplomatici in un Paese africano”. L’uomo, una settimana fa, prima di partire per un nuovo viaggio d’affari in Africa, avrebbe partecipato a una cena in una località della Riviera del Brenta con molte persone, che ora la Ulss locale sta cercando di trovare e sottoporre a tampone.

L’imprenditore si sarebbe sottoposto al test in Italia prima di tornare in Africa e avrebbe dato esito negativo. Una volta arrivato a destinazione però le autorità sanitarie hanno deciso di sottoporlo al tampone a cui questa volta è risultato positivo. L’uomo ha immediatamente contattato il proprio medico di base in Italia e lo ha informato di aver partecipata alla cena di una settimana fa. La Ulss per primi ha sottoposto ai test i familiari dell’imprenditore e i suoi collaboratori più stretti.

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Il presidente della Puglia Michele Emiliano ha firmato una nuova ordinanza in cui sono contenute le nuove linee guida regionali sull’apertura delle attività economiche. Il punto in cui l’ordinanza si discosta dalle norme previste a livello nazionale è quello che riguarda il distanziamento fisico nei bar e nei ristoranti, ma non solo, non più obbligatorio per «le persone con cui si intrattengono relazioni sociali abituali», cioè, in sostanza, per gli amici.

Si legge nell’ordinanza: «Si dispone che in tutti gli ambiti delle attività economiche, produttive e sociali, ove sia espressamente prevista la deroga al distanziamento sociale solo per i conviventi, detta deroga è estesa anche ai congiunti, o a tutte le persone con le quali si intrattengono relazioni sociali abituali ovvero frequenza di contatti e rapporti di rafforzata continuità (frequentatori/commensali abituali)».

Non è quindi più obbligatorio mantenere la distanza di un metro tra persone che si frequentano abitualmente. L’ordinanza estende la deroga anche al trasporto privato: «Nei mezzi di trasporto privati, muniti di mascherina o adeguata protezione delle vie aeree – si legge ancora nell’ordinanza – possono viaggiare, nel numero massimo previsto dalla carta di circolazione, conviventi, congiunti o frequentatori/commensali abituali», non limitando quindi il numero di passeggeri come invece previsto dalle norme nazionali.

Secondo un’indagine di Unioncamere e Isnart (Istituto nazionale di ricerche turistiche), su un campione di 2000 imprese del settore consultate dalle Camere di Commercio, il 30,8 per cento delle strutture alberghiere ha deciso di non accettare il bonus vacanze e il 57,6 per cento dichiara di non avere ricevuto prenotazioni che chiedevano di poter utilizzare il contributo del governo per incentivare il settore del turismo durante la crisi economica conseguente al coronavirus.

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Secondo la stessa indagine inoltre il 15 per cento delle strutture alberghiere ed extralberghiere non ha ancora riaperto per la stagione estiva e il 98,4 per cento delle imprese che dichiara di dover ridurre il proprio personale, sia fisso che stagionale, rispetto alla scorsa stagione estiva. Il 46 per cento delle aziende che non hanno riaperto sostiene di averlo fatto per gli alti costi dell’adeguamento alle misure di distanziamento previste dalle linee guida nazionali, ma anche per il basso numero di prenotazioni: secondo l’indagine, per il mese di agosto, soltanto il 36,6 per cento delle camere disponibili nelle strutture alberghiere è stato ad oggi prenotato.

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