• Mondo
  • Martedì 7 luglio 2020

In India l’epidemia va sempre peggio

I nuovi contagi sono sempre di più, è stato aperto uno dei più grandi ospedali del mondo per i malati di COVID-19, ma il governo sta rimuovendo le restrizioni per far ripartire l'economia

(AP Photo/Manish Swarup)
(AP Photo/Manish Swarup)

In India l’epidemia da coronavirus non è mai stata così diffusa. Martedì il governo ha annunciato 467 nuove morti e 22.252 nuovi casi positivi accertati, numeri molto alti per l’India, che confermano una tendenza che non si è mai invertita dall’inizio della crisi, nonostante il lockdown di due mesi imposto dal governo. Nelle ultime settimane le preoccupazioni si sono concentrate soprattutto sulle grandi città, a causa dell’enorme pressione sugli ospedali che ha portato praticamente al collasso del sistema sanitario locale e allo sviluppo del mercato nero per alcuni farmaci, tra cui il remdesivir, farmaco antivirale per il trattamento dei malati di COVID-19.

Per affrontare la crisi, domenica è stato aperto uno dei più grandi ospedali del mondo, destinato ai pazienti risultati positivi al coronavirus. L’ospedale si trova nell’area di Delhi, una delle più colpite del paese.

– Leggi anche: In India gli ospedali stanno collassando

Come in molti altri stati del mondo, anche in India i numeri ufficiali non rispecchiano la gravità dell’epidemia. Il paese ha per esempio un sistema di registrazione delle morti incompleto, che anche in situazioni normali viene considerato molto approssimativo: il fatto che moltissime morti non siano state inserite nei dati ufficiali dell’epidemia sembra essere confermato dal tasso di mortalità bassissimo registrato in India rispetto ad altri paesi colpiti: 11 morti ogni milione di abitanti, contro i 635 del Regno Unito, i 578 dell’Italia e i 376 degli Stati Uniti.

In molti temono che la situazione peggiorerà nelle prossime settimane, soprattutto perché il governo sta rimuovendo le ampie restrizioni imposte in precedenza nel tentativo di far ripartire l’economia. A causa del lockdown, infatti, decine di migliaia di persone sono rimaste senza lavoro o sono state costrette a chiudere la propria attività.

Jayaprakash Muliyil, epidemiologo al Christian Medical College di Vellore, nello stato del Tamil Nadu, ha detto alla rivista Nature che in India l’epidemia si sta diffondendo molto più rapidamente rispetto ad altri paesi molto colpiti: «Oggi le persone usciranno più volentieri per andare al mercato, e prenderanno meno precauzioni per proteggersi. Di conseguenza, almeno nelle città, l’epidemia sta crescendo molto rapidamente, e sappiamo che si sta diffondendo anche nelle aree rurali». Secondo Jayaprakash Muliyil, che tra le altre cose consiglia il governo indiano sulle misure da adottare, il lockdown imposto il 25 marzo su tutto il territorio nazionale «non è stata la risposta giusta, ha portato miseria a un numero non specificato di persone e distrutto le loro vite», e allo stesso tempo non ha portato sufficienti benefici per bilanciare gli effetti negativi.

A causa delle ultime preoccupazioni, comunque, il governo indiano ha deciso di rimandare alcune aperture già fissate, per esempio quella del Taj Mahal – citando il peggioramento della situazione ad Agra, città dell’India settentrionale in cui si trova il mausoleo. Ha deciso inoltre di non riprendere i voli internazionali e di prolungare il lockdown in alcune delle zone più colpite dall’epidemia.