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  • Venerdì 5 giugno 2020

Negli Stati Uniti si protesta anche per Breonna Taylor

È un'altra persona afroamericana uccisa di recente dalla polizia, durante una perquisizione su cui ora sta indagando l'FBI

Un cartello che dice "Giustizia per Breonna" a una manifestazione di protesta per la morte di George Floyd e di Breonna Taylor a Louisville, in Kentucky, il primo giugno 2020 (La Presse/AP Photo/Darron Cummings)
Un cartello che dice "Giustizia per Breonna" a una manifestazione di protesta per la morte di George Floyd e di Breonna Taylor a Louisville, in Kentucky, il primo giugno 2020 (La Presse/AP Photo/Darron Cummings)

Tra le città americane dove nelle ultime settimane si è manifestato di più contro la morte di George Floyd e gli abusi compiuti dalla polizia sugli afroamericani c’è Louisville, la più grande città del Kentucky. Lì le proteste sono state innescate anche da un’altra uccisione commessa dalla polizia: quella di Breonna Taylor, una tecnica di pronto soccorso afroamericana di 26 anni, uccisa nel suo appartamento di Louisville il 13 marzo. Il caso di Taylor aveva inizialmente ricevuto molta poca attenzione dai giornali americani, probabilmente anche per via della pandemia di COVID-19, ma ora la situazione è cambiata.

Cosa è successo a Breonna Taylor
Poco dopo la mezzanotte del 13 marzo scorso tre agenti della polizia di Louisville hanno fatto irruzione nell’appartamento di Taylor a Louisville. Secondo la ricostruzione del Louisville Courier Journal, basata su documenti della polizia e giudiziari, i poliziotti stavano indagando su due uomini sospettati di vendere droghe. Un giudice aveva firmato un mandato di perquisizione per la casa di Taylor, perché uno dei due sospettati in passato aveva avuto una relazione con la donna: la polizia riteneva che avesse usato l’appartamento di lei per ricevere consegne di droghe, perché una volta ci aveva spedito un pacchetto. Il mandato consentiva una perquisizione cosiddetta “no-knock“: la polizia aveva il diritto di entrare senza bussare o annunciarsi, per cogliere di sorpresa i sospetti, e senza doversi identificare come polizia.

In casa c’erano Taylor e il suo fidanzato, Kenneth Walker, afroamericano 27enne; i due erano a letto nel momento in cui la polizia ha fatto irruzione nell’appartamento. La polizia di Louisville ha detto che gli agenti, nonostante il mandato “no-knock”, hanno annunciato il loro ingresso dicendo di essere della polizia e di avere un mandato di perquisizione, prima di sfondare la porta con un ariete. Secondo Walker (e i vicini di casa di Taylor) non è vero: Walker ha raccontato di aver solo sentito bussare, prima che gli agenti sfondassero la porta, e che questi non indossavano divise della polizia.

Per questo Walker, svegliatosi per il rumore, aveva creduto che fossero dei ladri e aveva preso la propria pistola – per cui aveva un regolare porto d’armi – e aveva sparato, pensando di difendersi. La polizia ha detto che in risposta agli spari di Walker tutti e tre gli agenti che avevano fatto irruzione avevano sparato: almeno 20 proiettili, otto dei quali avevano colpito Taylor, ancora a letto, uccidendola. Nella sparatoria uno dei poliziotti è stato ferito a una gamba; secondo i medici si riprenderà completamente. Nella casa di Taylor non sono state trovate droghe.

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Cosa è successo dopo
Walker è stato inizialmente arrestato e accusato di tentato omicidio, per aver sparato a uno dei poliziotti. Il mese scorso però le accuse sono state ritirate. Intanto la famiglia di Taylor ha fatto causa alla polizia di Louisville. Il 21 maggio, quattro giorni prima della morte di George Floyd e dopo che il sindaco di Louisville Greg Fischer aveva definito la morte di Taylor «una tragedia», l’FBI ha annunciato un’indagine sulla sparatoria e i tre agenti di polizia che hanno fatto irruzione in casa di Taylor sono stati sospesi.

Ci sono varie ragioni per cui i familiari di Taylor e Walker pensano che la polizia si sia comportata in modo scorretto. Una è che il principale sospettato dell’indagine per cui era stato emesso il mandato di perquisizione per l’appartamento di Taylor, Jamarcus Glover, era già stato arrestato al momento dell’irruzione nella casa. La seconda è che i tre agenti di polizia non indossavano telecamere al momento dell’irruzione, come è previsto normalmente negli Stati Uniti per la polizia. Il capo della polizia di Louisville Steve Conrad – poi licenziato dal sindaco Fischer dopo la morte di un manifestante ucciso da spari della polizia nelle proteste per la morte di George Floyd – aveva giustificato questa cosa dicendo che gli agenti della Criminal Interdiction Division, a cui appartenevano i tre poliziotti coinvolti nella morte di Taylor, non portano le telecamere addosso.

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C’è poi la questione di ciò che è accaduto prima dell’irruzione in casa di Taylor. La polizia ha insistito sul fatto che gli agenti «hanno bussato alla porta diverse volte e annunciato la loro presenza come poliziotti con un mandato di perquisizione». Secondo la causa intentata dalla famiglia di Taylor, però, molti vicini di casa della giovane donna hanno detto di non aver sentito colpi alla porta, né frasi di identificazione. Inoltre in una telefonata al numero per le emergenze 911 avvenuta poco dopo la sparatoria (e registrata), Walker aveva detto: «Qualcuno ha sfondato la porta e ha sparato alla mia ragazza». Questa telefonata dimostrerebbe che Walker non sapeva che gli uomini che si era trovato davanti fossero poliziotti.

Secondo la famiglia di Taylor è vergognoso che la polizia abbia deciso di fare irruzione nell’appartamento di notte e dopo aver arrestato Glover.

La settimana scorsa il sindaco Fischer ha sospeso tutti i mandati “no-knock” e secondo il giornalista esperto di diritti civili Radley Balko, che ha scritto un articolo sul caso di Taylor sul Washington Post, il mandato emesso per perquisire casa di Taylor era illegale perché nulla giustificava le sue modalità di esecuzione. Balko ha anche spiegato che la polizia di Louisville ha una lunga storia di perquisizioni irregolari: secondo uno studio fatto nel 2015 da un criminologo, molti agenti bussavano e si annunciavano alla porta mentre davano i primi colpi per sfondarla. In questo modo rispettavano le regole ma di fatto non permettevano a chi stava per subire la perquisizione di esserne avvisato. Fischer ha anche detto di voler introdurre una nuova regola per far sì che gli agenti di polizia indossino sempre le telecamere durante i mandati di perquisizione.

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Come sarà ricordata Taylor oggi
Taylor lavorava come tecnica di pronto soccorso – una professione che in Italia non esiste, e prevede lo svolgimento di mansioni di cui si occupano gli infermieri – negli ospedali Norton Healthcare e University of Louisville Jewish Hospital; aveva in programma di studiare per diventare infermiera e comprare una casa, ha raccontato sua madre Tamika Palmer ai giornali. Oggi avrebbe compiuto 27 anni.

Per questo la sua famiglia e i suoi amici hanno organizzato una manifestazione per ricordarla nel centro di Louisville. Sui social network molti le stanno dedicando dei post – compresa Bernice King, attivista per i diritti degli afroamericani e figlia di Martin Luther King – con l’hashtag #SayHerName, cioè “Dì il suo nome”, scelto perché si parlasse anche della morte di Taylor oltre che di quella di George Floyd.