Una canzone degli Ultravox

Utilità dei fratelli, prudenze di Woody Allen, produttori dei Beatles e via dicendo

(Hulton Archive/Getty Images)
(Hulton Archive/Getty Images)

Ho iniziato a vedere su Netflix la serie che si chiama The defiant ones, sulle parallele e poi coincidenti vite di Dr. Dre e Jimmy Iovine, e la consiglio a chiunque sia appassionato di musica. Il modo in cui Dre si emoziona a sentire I want you di Marvin Gaye vale da solo la prima puntata.
Io non so suonare niente: questa settimana ho deciso di imparare a suonare Year of the cat col pianoforte (che è di Emilia), da qui a dieci anni. Vi tengo aggiornati.

Hymn
Tra le altre ragioni per cui un fratello può essere prezioso, c’è che spesso della musica la scopre lui, e tu ne benefici: è come avere quattro orecchie e il doppio del tempo a disposizione. Se non c’era lui io chissà quando mi accorgevo dei Police, di Tracy Chapman, di Jackson Browne. O degli Ultravox. Mio fratello arrivò un giorno che si era comprato questo disco dal vivo degli Ultravox in un negozio di piazza Garibaldi a Pisa: lui aveva 17 anni, io 19, e ci eravamo distratti sulle prime cose degli Ultravox, salvo Vienna che era nelle selezioni di Mister Fantasy in tv, ed era stato il loro primo grosso successo mondiale dopo che il capo della banda John Foxx era stato rimpiazzato da Midge Ure (che sarebbe poi diventato noto al mondo come coinventore con Bob Geldof del Live aid).

(ho scoperto ora di possedere ancora il disco di mio fratello, ma pure di averlo ricomprato, quindi posso restituirglielo: prima che stasera protesti)

Quel disco dal vivo, Monument, era una cosa strana per noi rigidi e ingenui adolescenti di allora: aveva solo sei canzoni, tre per lato, e la prima in realtà era un pezzo già uscito e non dal vivo. Le canzoni venivano dai loro tre dischi dei tre anni precedenti, da Vienna in poi. Il live si concludeva con Hymn, uscita nel disco prodotto da George Martin (quel George Martin). È uno dei più grandi pezzi enfatici del repertorio elettronico-imperiale degli Ultravox (titoli del disco, per dire: Monument, Hymn, Vienna, The voice), in questa versione col carico teatrale del live. In sostanza, “andiamo e sconfiggiamo la corruzione del mondo”.
Give us this day
all that you showed me
The power and the glory
‘Til my kingdom comes

E come diceva Woody Allen (“Io non posso ascoltare troppo Wagner, lo sai: già sento l’impulso a occupare la Polonia”), l’effetto del testo ma soprattutto della musica è abbastanza quello, e quindi ve la mando giovedì sera sul tardi così non vi vengono tentazioni eccessive. Non si fanno crociate in pigiama, tenetevela per guidare fino in ufficio domani.
Give me all the
Storybook told me
The faith and the glory
‘Til my kingdom comes

«Thank you, goodnight».

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