Cosa c’è nel “decreto scuola”

È stato approvato oggi in prima lettura al Senato e prevede, tra le altre cose, un concorso straordinario per 32mila docenti "precari" che insegnano da almeno tre anni

Oggi il cosiddetto “decreto scuola” – che convertirà in legge il decreto approvato lo scorso 8 aprile dal Consiglio dei ministri, contenente le norme per lo svolgimento e la conclusione dell’anno scolastico in corso – è stato approvato in prima lettura dal Senato. Il testo, che ha ricevuto 148 voti a favore e 77 contrari, è arrivato in aula dopo che ieri era stato trovato un accordo tra i partiti di governo nella commissione Istruzione del Senato.

Nello specifico M5S, PD e LeU si sono accordati sulle modalità con cui verrà svolto il concorso straordinario per 32mila docenti “precari” che insegnano da almeno tre anni. Sul testo del decreto il governo aveva posto la fiducia e visto il compromesso che è stato trovato è probabile che non subirà cambiamenti neanche nel successivo passaggio alla Camera. Il decreto deve essere approvato entro il 7 giugno.

Il concorso si terrà dopo l’estate, nell’anno scolastico 2020/21, anche se non si conosce ancora la data precisa. Per quanto riguarda la prova scritta, ci saranno domande a risposta aperta e non quesiti “a crocette” (cioè con la possibilità di scegliere una fra le risposte già fornite), come avrebbe voluto la ministra Azzolina, che chiedeva anche che l’esame si tenesse prima dell’inizio del nuovo anno scolastico. Per superare la prova il candidato dovrà ottenere un punteggio minimo di sette decimi. Oltre alle competenze nelle specifiche materie d’insegnamento verrà valutata la conoscenza dell’inglese.

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Il senatore Francesco Verducci del PD aveva presentato un emendamento che prevedeva l’assunzione immediata dei precari, ma è stato bocciato per un solo voto. Bocciato anche il subemendamento dello stesso Verducci con una serie di indicazioni per rendere più agile la prova scritta, in linea con l’idea del ministro Azzolina.

Il Partito Democratico non ha seguito il suo senatore, ma ha votato in linea con l’accordo di governo mediato dal presidente del Consiglio Conte che avrebbe detto no sia al concorso ad agosto, che alla modalità dei test “a crocetta”. Per il deputato, ed ex presidente del PD, Matteo Orfini quello sul concorso è stato «un accordo al ribasso».

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L’accordo sembra soddisfare le diverse forze di governo, non solo per la parte che riguarda il decreto straordinario, ma anche per altre parti parti collaterali.

Il senatore di Italia Viva Davide Faraone si dichiara soddisfatto per l’inserimento di un emendamento sull’edilizia scolastica e ne parla come di un «piano shock». Il Movimento 5 Stelle invece manifesta soddisfazione per l’apertura delle graduatorie provinciali in cui i docenti potranno indicare fino a 20 scuole a cui essere assegnati.

Durante l’esame della commissione Istruzione del Senato di ieri inoltre è stato approvato anche un altro emendamento, proposto dai senatori PD Verducci e Iori, che prevede per le scuole elementari l’abolizione della valutazione numerica e il ritorno al giudizio.

Sulla soluzione trovata per il concorso straordinario sono molto critici i cinque maggiori sindacati della scuola (Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola Rua, Snals Confals e Gilda Unams) che hanno dichiarato di essere «insoddisfatti delle mediazioni politiche raggiunte fra i gruppi di maggioranza».