Calenda ha accusato il governo di essere «appecoronato» alle grandi aziende

Lo ha detto rispondendo a un tweet di Matteo Renzi alla questione del prestito a FCA garantito coi soldi pubblici

(ANSA/ANGELO CARCONI)
(ANSA/ANGELO CARCONI)

Da due giorni l’ex ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, oggi parlamentare europeo e fondatore del partito Azione, sta rimproverando al governo di avere sbagliato a concedere una garanzia pubblica su un ingente prestito chiesto da Fiat Chrysler Automobiles (FCA), cioè il gruppo che controlla l’ex FIAT. Rispondendo a Matteo Renzi, che in un tweet ha difeso la richiesta di FCA, Calenda ha chiarito la sua posizione e accusato i partiti della maggioranza e il governo di essere «appecoronati ai grandi gruppi», cioè in sostanza troppo sensibili alle richieste delle multinazionali.

Calenda ha una riconosciuta competenza in materia di aiuti di stato, piani di rilancio aziendali e sostegno pubblico alle imprese: da ministro ha promosso il piano per l’industria 4.0, lodato in maniera trasversale, e prima di entrare in politica aveva lavorato come manager per varie multinazionali come Sky e proprio FCA, con un incarico in Ferrari.

La vicenda è iniziata sabato, quando FCA aveva annunciato di avere chiesto alla banca Intesa Sanpaolo un prestito fino a 6,3 miliardi di euro, garantito da soldi pubblici, da usare per sostenere le attività produttive di FCA Italy, la controllata del gruppo attiva in Italia (quella che in passato era FIAT). Le garanzie pubbliche sono previste dal cosiddetto “decreto liquidità” e gestite da SACE, una società della Cassa Depositi e Prestiti. Possono essere usate solo per attività produttive che si svolgono in Italia e possono riguardare prestiti che non superino il 25 per cento del fatturato delle imprese che li chiedono. Le aziende più grandi sono tenute a sottoporre il proprio prestito con SACE al governo.

Calenda sostiene che il governo avrebbe dovuto imporre ulteriori condizioni a FCA, per varie ragioni: sia perché l’azienda «avrebbe la liquidità per sostenere il gruppo ma la tiene nella capogruppo [che ha sede nei Paesi Bassi] per distribuire un maxi dividendo pre fusione PSA», cioè l’azienda francese che controlla Peugeot Citroën con cui FCA ha da tempo annunciato di volersi fondere; sia perché «il programma SACE ha rilasciato 6 garanzie per 40 milioni. Ci sono migliaia di imprese con sede in Italia che aspettano». Calenda ricorda inoltre che FCA non ha rispettato il piano di investimenti da 5 miliardi in Italia presentato lo scorso novembre: a gennaio l’azienda non lo aveva ancora confermato perché aspettava di capire se il governo avrebbe approvato incentivi sull’acquisto di auto elettriche e ibride, un prodotto su cui FCA è piuttosto indietro rispetto alle concorrenti del settore.

Calenda sostiene inoltre che il governo sia legittimato a chiedere a FCA di spostare la sede dai Paesi Bassi all’Italia, cioè in sostanza che l’azienda paghi più tasse in Italia e che sia più soggetta alle leggi italiane. La tesi del governo è che FCA sia «un’azienda italiana che occupa tantissimi lavoratori», come l’ha definita ieri il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, e che quindi vada fatto il necessario per aiutarla.