Sulla riapertura le regioni stanno andando in ordine sparso

In Piemonte e Campania c'è circospezione, in Emilia-Romagna si stanno valutando varie riaperture, nelle regioni governate dalla Lega si parla esplicitamente di tornare alla normalità

(Claudio Furlan/LaPresse)
(Claudio Furlan/LaPresse)

Le misure restrittive al momento in vigore in Italia dureranno almeno fino al 3 maggio, sebbene nei prossimi giorni il governo potrebbe decidere nuove regole e deroghe, o nuove limitate riaperture di certi settori o concessioni a certe attività, o nuove limitate riaperture, come quella di una decina di giorni fa per librerie. Nel frattempo, però, diverse regioni italiane stanno a loro volta facendo proposte autonome. In alcune, come nel Veneto, sembra che si voglia aprire il più possibile; in altre, come la Campania, sta invece prevalendo l’idea opposta. L’ordine sparso con cui si stanno muovendo le regioni è piuttosto trasversale, e si notano approcci molto diversi anche fra le regioni governate dalla stessa area politica. Nessuno di questi discorsi tiene conto, inoltre, del fatto che ogni eventuale riapertura non sarà probabilmente accompagnata dalla riapertura delle scuole.

Lombardia
Per ora in Lombardia, la regione di gran lunga più colpita dal coronavirus, sono in vigore misure più drastiche che altrove – è obbligatorio avere qualcosa che copra la bocca quando si esce di casa, e le librerie sono ancora chiuse – ma il presidente di regione Attilio Fontana (di centrodestra, espresso dalla Lega) ha fatto capire di voler, dal 4 maggio, riavviare le attività produttive. «Io credo che ogni regione debba presentare il suo progetto e le sue idee», ha detto di recente, precisando però in seguito: «Se la scienza ci dirà che dobbiamo stare chiusi, staremo chiusi». La più recente ordinanza regionale sul coronavirus è al momento dell’11 aprile.

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Veneto
La regione ha più di 20mila casi e più di mille morti legate al coronavirus. Già da una settimana, le librerie sono state riaperte (ma solo due volte a settimana) e per fare attività motoria non è più necessario rimanere entro i 200 metri dalla propria abitazione (cosa che invece ancora va fatta in altre regioni). A proposito delle possibili riaperture il presidente di regione Luca Zaia (centrodestra, espresso dalla Lega) è stato molto più esplicito di Fontana e ha detto: «Ci sono due linee di pensiero: la prima è aprire quando il virus non ci sarà più e saremo tutti “morti”. Oppure aprire e convivere con il virus che è quello che hanno fatto gli altri Paesi nel mondo. E io tra queste due linee non ho dubbi». Un’ordinanza regionale del 13 aprile spiegava nei giorni del 25 aprile e del primo maggio si potranno organizzare picnic all’aperto, ma soltanto nel cortile della propria abitazione, e limitatamente al nucleo familiare residente in essa.

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Piemonte
Il governo regionale di Alberto Cirio (centrodestra) sta facendo scelte piuttosto conservative, anche rispetto alle direttive nazionali. Le librerie, le cartolibrerie e i negozi di abbigliamento per l’infanzia sono chiusi fino al 3 maggio, contrariamente a quanto deciso nel decreto del presidente del Consiglio di più di una settimana fa. In questi giorni, la regione ha anche deciso che renderà obbligatorio l’uso delle mascherine. Come ha specificato Repubblica «in Piemonte, come in altre regioni, rimane proibito lo spostamento verso Comuni diversi da quello di residenza, anche se è motivato dal raggiungimento di una seconda casa» (informazioni più dettagliate si possono trovare qui). Cirio aveva detto, un paio di giorni fa: «Guardo al 4 maggio, ma sarà la scienza medica a dirci se quello sarà il momento giusto. Noi abbiamo il dovere di farci trovare pronti […] Quello che è certo è che il governo dovrà fare scelte omogenee, magari non per tutta italia, ma per aree geografiche omogenee sì».

Campania
Nella regione sono stati individuati poco meno di 4mila casi e le morti in qualche modo legate al coronavirus finora dichiarate sono 300. La Campania, governata da Vincenzo De Luca (centrosinistra), non ha per ora aperto cartolerie e librerie, e i negozi di vestiti per bambini possono aprire solo due giorni a settimana, per poche ore al giorno. Inoltre, come spiega Repubblica, in regione non sono consentiti nemmeno l’asporto e la consegna di cibi a domicilio. Un paio di giorni fa De Luca ha detto che, qualora le regioni più colpite del Nord dovessero fare «corse in avanti», lui sarebbe pronto a chiudere i confini della regione. Con un’ordinanza di oggi, domenica 19 aprile, è stato inoltre deciso di rendere zona rossa il comune di Saviano, il comune in provincia di Napoli dove qualche giorno fa si era tenuto un partecipato funerale per l’ex sindaco.

Lazio
Dal punto di vista dei numeri la regione guidata da Nicola Zingaretti (centrosinistra) è in una situazione simile alla Campania. Le librerie però hanno riaperto, e sono state fatte anche alcune concessioni a chi deve uscire dai confini del proprio comune per la coltivazione dei campi. In questi giorni Zingaretti ha anche firmato un’ordinanza per rendere obbligatoria – da settembre, per il personale sanitario e gli over 65 – la vaccinazione antinfluenzale e anti pneumococco. Questo perché, molto in breve, così facendo si ridurranno le possibilità di scambiare un’influenza per un caso di COVID-19.

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Sicilia
Nella regione, presieduta da Nello Musumeci (centrodestra) e con meno di tremila casi individuati, di recente è stata consentita di nuovo l’attività fisica anche oltre i 200 metri dal proprio domicilio, e sono stati pensati appositi permessi per consentire l’uscita dei disabili. Repubblica spiega inoltre che da oggi con una nuova ordinanza «viene autorizzata anche la cura degli orti e dei poderi e la manutenzione delle spiagge in vista della stagione balneare».

Emilia-Romagna
I principali giornali scrivono che nella seconda regione più colpita, secondo i numeri ufficiali, si sta pensando di riavviare entro la fine di aprile diverse attività produttive. Per il resto la regione governata da Stefano Bonaccini (centrosinistra) continua a essere tra quelle con le misure più stringenti. Il Sole 24 Ore ha sintetizzato così quello che intende fare la regione: «Sperimentazione di aperture anticipate per alcune filiere internazionali, fra cui automotive e automazione, ceramica, moda, nautica e offshore, per salvaguardare l’export. E poi edilizia e costruzioni, con riferimento ai cantieri delle opere pubbliche e dei comparti operativi collegati».

Toscana
Nella regione – che ha deciso che da domani saranno distribuite gratuitamente mascherine in farmacie e supermercati – si parla di riaperture graduali e il presidente Enrico Rossi ha scritto una lettera a Giuseppe Conte per chiedere la riapertura di alcuni settori. C’è un’ordinanza del 18 aprile che, come ha spiegato il Sole 24 Ore, «delinea un decalogo di raccomandazioni e prescrizioni per le attività già aperte e quelle che riapriranno».