La differenza tra il numero di tamponi e il numero delle persone testate

Il primo dato lo conosciamo, il secondo no: e servirebbe per farsi un'idea più precisa di quanti siano i contagiati reali

Il personale di una casa di riposo di Roma viene sottoposto a tampone. (Mauro Scrobogna/LaPresse)
Il personale di una casa di riposo di Roma viene sottoposto a tampone. (Mauro Scrobogna/LaPresse)

Stando ai dati diffusi mercoledì sera dalla Protezione Civile, in Italia dall’inizio dell’epidemia di COVID-19 sono stati fatti 324.445 tamponi per rilevare l’eventuale positività di una persona al coronavirus. Le modalità con cui vengono fatti i tamponi – soltanto ai sintomatici, e in diverse regioni come la Lombardia soltanto a chi presenta sintomi sopra una certa gravità – hanno suscitato molte discussioni, dato che impediscono di farsi un’idea sulla reale diffusione della malattia, ma c’è un’altra questione che finora era stata segnalata soltanto in alcune discussioni online tra addetti ai lavori, di cui ha già dato conto il sito YouTrend. Non sappiamo esattamente a quante persone sia stato fatto il tampone finora.

I 324.445 tamponi fatti in Italia infatti non corrispondono ad altrettante persone sottoposte al test: perché quel numero comprende anche i test fatti più volte sulla stessa persona. È il caso dei test ripetuti a distanza di almeno 24 ore sulle persone guarite, per confermarne quella che in gergo viene detta “negativizzazione”. Oppure quelli risultati soltanto debolmente positivi o negativi, e pertanto ripetuti. Il Post lo ha potuto confermare con alcune regioni che hanno messo i dati a disposizione, come Piemonte e Toscana. Altre, come la regione Lombardia, non hanno risposto alle ripetute domande che abbiamo rivolto loro.

Sappiamo con esattezza quante siano le persone risultate ufficialmente positive al coronavirus dall’inizio della crisi, nonostante questo sia un numero diverso – e molto inferiore: forse anche di dieci volte – al numero reale dei contagiati: sono i 74.386 casi accertati finora, che corrispondono a una parte dei tamponi positivi eseguiti in Italia fin qui. Soltanto a una parte, per l’appunto: dai dati forniti dalle regioni che li hanno condivisi con il Post emerge che il numero di tamponi positivi è sempre maggiore del numero di casi di contagio accertati.

– Leggi anche: «Ci aspettavamo l’alta marea, è arrivato uno tsunami»

In Toscana, per esempio, i tamponi positivi fino a mercoledì 25 marzo erano stati 3.351, mentre i casi di contagio accertati erano 2.972. In Lombardia, martedì 24 marzo, i tamponi positivi erano 31.860, i casi di contagio 30.703. Le ragioni possono essere diverse: un primo test a un paziente era risultato positivo soltanto debolmente, per esempio, ed è quindi stato ripetuto; oppure un paziente in via di guarigione è stato sottoposto troppo presto al test per rilevarne la “negativizzazione”.

L’altro scarto è tra le persone risultate negative – cioè la parte che manca per capire il totale delle persone testate, e che andrebbe sommata ai casi di contagio – e il numero di tamponi negativi eseguiti dalle regioni. Sempre in Toscana, il numero di persone sottoposte a un test negativo è stato di 13.005, per un totale di tamponi negativi di 13.629. Uno scarto molto limitato, che dipende però dal basso numero di guariti registrati in Toscana, e quindi dei pochi “doppi tamponi negativi”; in altre regioni, e in particolare in Lombardia, questa differenza è molto più significativa. Il dato della Lombardia, che sarebbe interessante visto che è la regione con la stragrande maggioranza di casi, non è disponibile pubblicamente e non è stato fornito al Post nonostante ripetute richieste.

Potrebbe essere quindi impossibile sapere il numero di persone testate in tutta Italia: a gestire il conteggio dei test sono le singole regioni, e alcune come la Toscana lo comunicano pubblicamente, altre come il Piemonte dicono di non avere immediatamente a disposizione il dato sulle persone sottoposte a tampone nemmeno per uso interno.

– Leggi anche: Si muore “con” o “per” coronavirus

Conoscere il numero delle persone testate consentirebbe di calcolare precisamente la percentuale di persone risultate positive sul totale di quelle sottoposte a tampone. Sarebbe importante per farsi un’idea di quanto sia ampia la popolazione controllata e quanto possa essere più grande il numero dei contagi reali, rispetto a quello ufficiale. Confrontando la percentuale di pazienti positivi su quelli sottoposti a tampone in Italia con altri stati che stanno adottando un approccio diverso ai tamponi, infatti, si potrebbero fare ipotesi più precise su quanti siano i pazienti con coronavirus che non stiamo registrando perché stiamo facendo i tamponi soltanto ai sintomatici, e in diverse regioni soltanto ai sintomatici gravi, senza testare gli asintomatici e i paucisintomatici (cioè chi ha sintomi più lievi).

In Italia i casi positivi registrati sono 74.386 su 324.445 tamponi eseguiti, per una percentuale del 22,9 per cento di positivi/tamponi. Calcolata sul numero di persone testate la percentuale sarebbe più alta, visto che nella frazione il numeratore rimarrebbe uguale e il denominatore diminuirebbe. Per avere un metro di paragone: la percentuale di positivi rilevati dalla Corea del Sud, stato che ha messo in piedi un’estesa rete di tamponi a tappeto includendo anche gli asintomatici e i paucisintomatici, la percentuale di casi confermati sul totale dei tamponi è di circa il 2,5 per cento.

– Leggi anche: Cosa sono ormai i funerali a Bergamo

Qualcuno ha ipotizzato che il numero di persone testate in Italia si possa ricavare con buona approssimazione sottraendo al numero totale dei tamponi il doppio del numero dei guariti. L’ipotesi è che basti sottrarre i due tamponi (negativi) fatti alle persone conteggiate come guarite per trovare più o meno il numero delle persone testate. Non è così facile: i guariti di COVID-19 infatti possono essere di due tipi, “virali” e “clinici”. I primi sono effettivamente stati sottoposti a due tamponi negativi, a distanza di almeno 24 ore. I secondi invece semplicemente non mostrano più i sintomi della malattia, ma possono non avere ancora fatto i tamponi che ne accertino la guarigione, o possono averne fatto solo uno.

Nel conteggio dei pazienti guariti comunicato quotidianamente dalla Protezione Civile finiscono entrambi, senza essere distinti. In Toscana il numero di guariti è di 54: 24 virali e 30 clinici. Sono numeri molto bassi e poco significativi per il conteggio totale (si parla di massimo una ottantina di tamponi). In Lombardia invece i guariti sono tanti, 7.281, e quindi i doppi tamponi potrebbero realisticamente essere diverse migliaia. Non possiamo però dire su quanti dei pazienti guariti siano stati fatti in tutto tre tamponi (il primo positivo, il secondo e il terzo negativi), e quindi quanto sia lo scarto totale tra numero di tamponi e persone testate. La Protezione Civile della Lombardia ha detto al Post di non essere a conoscenza della cifra esatta, a disposizione della sola regione.

La percentuale di casi positivi sul numero di tamponi eseguiti in Lombardia è comunque molto alta di per sé, di quasi il 40 per cento, un dato che secondo gli esperti indica chiaramente che ci sono tantissimi casi positivi non rilevati. Lo stesso capo della Protezione Civile Angelo Borrelli aveva ammesso che «il rapporto di un malato certificato ogni dieci non censiti è credibile». La percentuale di casi positivi sul numero di persone testate è sicuramente ancora più alta, anche se non possiamo dire esattamente di quanto.