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  • Sabato 21 marzo 2020

Il boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca, 40 anni fa

Fu annunciato il 21 marzo del 1980 dal presidente statunitense Jimmy Carter, in risposta all'invasione sovietica dell'Afghanistan

La cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Mosca del 1980, con alcuni atleti che sfilano sotto la bandiera olimpica: 15 nazioni decisero di non boicottare i giochi come fecero gli Stati Uniti e altri 64 paesi, ma non parteciparono sotto la propria bandiera nazionale (AP Photo)
La cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Mosca del 1980, con alcuni atleti che sfilano sotto la bandiera olimpica: 15 nazioni decisero di non boicottare i giochi come fecero gli Stati Uniti e altri 64 paesi, ma non parteciparono sotto la propria bandiera nazionale (AP Photo)

Il 21 marzo del 1980 il presidente statunitense Jimmy Carter annunciò di fronte a una delegazione di atleti presenti alla Casa Bianca che gli Stati Uniti non avrebbero partecipato ai Giochi Olimpici in programma dal 19 luglio al 3 agosto a Mosca, in Unione Sovietica.

La decisione di Carter arrivò in seguito all’invasione da parte dei sovietici dell’Afghanistan, iniziata il 25 dicembre del 1979. Il giorno successivo all’invasione Carter descrisse quanto fatto dai sovietici come «un tentativo di un potente governo ateo di sottomettere un popolo islamico indipendente» per ottenere il controllo della produzione di petrolio in Afghanistan.

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Il 20 gennaio del 1980 Carter impose un ultimatum al governo sovietico, dicendo che se entro un mese non avesse ritirato le proprie truppe dall’Afghanistan, gli Stati Uniti avrebbero boicottato le Olimpiadi di Mosca. Carter chiese anche al Comitato Olimpico Internazionale di cancellare le Olimpiadi o di spostarle in un altro paese, nel caso in cui i sovietici non avessero accolto le sue richieste.

Un mese dopo, il 21 marzo, in mancanza del ritiro da parte dell’Unione Sovietica dall’Afghanistan, Carter annunciò quindi che gli atleti statunitensi non avrebbero partecipato alle Olimpiadi di Mosca.

«In questo momento non posso dire quali altre nazioni non parteciperanno, ma i nostri atleti non andranno. Lo dico in maniera inequivocabile: la decisione è stata presa. Il popolo americano crede che non dovremmo andare… il Congresso ha votato in maniera schiacciante, quasi all’unanimità, ed è una cosa molto rara, che non dobbiamo partecipare. E posso dire che molti dei nostri maggiori alleati, in particolare quei paesi democratici che credono nella libertà, non andranno»

Nonostante l’annuncio di Carter, però, la decisione di partecipare o meno alle Olimpiadi non spettava al governo, bensì al Comitato Olimpico statunitense (USOC), che inizialmente aveva sostenuto l’idea che partecipare e battere i sovietici nelle gare fosse una soluzione migliore al boicottaggio. Era un’idea frutto anche della recente storica vittoria della squadra di hockey degli Stati Uniti contro i sovietici ai Giochi olimpici invernali di Lake Placid, una partita anche conosciuta come “Miracolo sul ghiaccio”.

Alla fine, però, il 12 aprile anche il Comitato Olimpico statunitense approvò la decisione del presidente Carter, ufficializzando il boicottaggio. Non fu facile convincere altri paesi ad aderire al boicottaggio, e nel caso di quelli africani gli Stati Uniti chiesero all’ex pugile Muhammad Ali di visitare Tanzania, Nigeria, Senegal e Kenya per parlare con i leader locali, in virtù della sua enorme popolarità nel continente. Ali riuscì a convincere solo il Kenya.

La decisione degli Stati Uniti venne seguita da 64 paesi tra cui Canada, Germania Ovest, Norvegia, Giappone, Corea del Sud, Cile, Argentina, Israele e Cina. Boicottò le Olimpiadi di Mosca anche il blocco delle nazioni arabe – tra cui l’Iran, nonostante le tensioni con gli Stati Uniti – in seguito alla condanna dell’invasione sovietica da parte dell’Organizzazione della cooperazione islamica e delle Nazioni Unite.

Si aggiunse all’ultimo anche un 65esimo paese, la Liberia, che decise per il boicottaggio solo dopo aver partecipato alla cerimonia di apertura.

I Comitati Olimpici di 15 paesi decisero invece di partecipare, ma per protestare contro l’invasione dell’Afghanistan lo fecero sotto la bandiera olimpica: furono Andorra, Australia, Belgio, Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Porto Rico, San Marino, Spagna e Svizzera.

In tutto quindi parteciparono alle Olimpiadi di Mosca 80 paesi, il numero più basso dalle Olimpiadi di Melbourne del 1956.

Gli Stati Uniti organizzarono dei giochi olimpici alternativi, chiamati “Liberty Bell Classic”, a cui parteciparono i paesi che boicottarono Mosca e alcuni di quelli che parteciparono sotto la bandiera olimpica. Il “Liberty Bell Classic” si svolse tra il 16 e il 17 luglio 1980 presso l’università della Pennsylvania, negli Stati Uniti: si tennero però solo gare di atletica.

Alle Olimpiadi di Mosca, invece, come prevedibile gli atleti sovietici ottennero il maggior numero di medaglie – 195 in totale, di cui 80 d’oro – in mancanza di gran parte degli atleti più forti del resto dei paesi. L’Italia, anche se sotto la bandiera olimpica e con la forzata assenza degli atleti militari, ottenne il quinto posto nel medagliere, e fu la prima tra i paesi del blocco occidentale. Tra i migliori risultati degli atleti italiani si ricorda la vittoria nei 200 metri di Pietro Mennea, e quella nel salto in alto di Sara Simeoni.

Alla cerimonia di chiusura –  quando di solito si issa la bandiera della nazione che ospita le successive Olimpiadi – al posto di quella statunitense fu issata quella di Los Angeles, città dove si sarebbero svolti i giochi nel 1984 e che l’Unione Sovietica e 13 paesi alleati decisero successivamente di boicottare in risposta al boicottaggio statunitense.

(AP Photo)