La questione degli orari dei supermercati

Sindacati e regioni chiedono di limitare le aperture, per proteggere i lavoratori e avere meno scuse per uscire di casa, ma altri temono che aumenterebbero folla e code

(ANSA/Andrea Canali)
(ANSA/Andrea Canali)

Venerdì 20 marzo il ministero della Salute ha emesso un’ordinanza con alcune nuove restrizioni agli spostamenti per rallentare la diffusione del coronavirus (SARS-CoV-2). Le restrizioni riguardano principalmente le uscite dalle proprie case e la chiusura di «parchi, ville, aree gioco e giardini pubblici». Negli ultimi giorni si era inoltre parlato della possibilità che venissero introdotte riduzioni degli orari di apertura dei supermercati e degli altri esercizi commerciali che vendono alimenti: queste limitazioni alla fine non sono state introdotte.

La richiesta di ridurre gli orari dei supermercati era stata fatta, tra gli altri, dai tre maggiori sindacati che rappresentano i lavoratori del commercio (Filcams, Fisascat e Uiltucs), che insieme al personale sanitario e agli altri lavoratori dei servizi essenziali sono tra le persone attualmente più esposte al contatto con altre persone e quindi, potenzialmente, al contagio. Maurizio Landini, segretario generale della CGIL, aveva chiesto che i supermercati fossero chiusi la notte e nei fine settimana.

Tra i lavoratori della grande distribuzione, i cassieri sono una delle categorie più sotto pressione. I sindacati ricordano che non solo sono tra i lavoratori più esposti al contatto con altre persone (centinaia ogni giorno), ma il grande afflusso di clienti ha reso il loro lavoro particolarmente intenso, oltre ad aver aumentato significativamente il fatturato del settore (al di là delle scorte che qualche famiglia sta facendo, tutto quello che prima mangiavamo e bevevamo fuori di casa oggi lo compriamo al supermercato).

Diverse aziende hanno accolto le richieste dei sindacati e stabilito autonomamente restrizioni agli orari di apertura. Numerose grandi catene di supermercati hanno già deciso di chiudere in anticipo, alle 19 o alle 20, e hanno adottato orari limitati nei fine settimana. Alcune regioni hanno preceduto il governo e hanno già approvato restrizioni agli orari di apertura. Il Lazio, per esempio, ha stabilito che i supermercati dovranno adottare l’orario 8.30-19 dal lunedì al sabato e l’orario 8.30-15 la domenica. Il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha detto che adotterà un’ordinanza locale se il governo non approverà rapidamente una restrizione nazionale.

Molti non sono d’accordo con queste scelte, però. Una gran parte di commenti e reazioni sostengono che la riduzione degli orari di apertura dei supermercati causerebbe ulteriore affollamento, e quindi aumenterebbe i rischi di contagio. Il timore che gli orari possano essere poi ulteriormente ridotti – e in generale la maggiore difficoltà di fare la spesa per chi lavora – potrebbe spingere le persone a fare grandi scorte, limitando la disponibilità delle merci in vendita. Tra i politici, numerosi esponenti di Forza Italia e Italia Viva, tra cui l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, hanno criticato la proposta di chiusura anticipata. «Il mio appello è quello di evitare di fare misure come quelle sui supermercati, non è vero che se tu riduci l’orario le cose vanno meglio, anzi rischiano di andare peggio», ha scritto Renzi su Facebook. «Creiamo più calca, facciamo un favore al virus».

L’economista dell’Università di Bologna Paolo Manasse ha lanciato una petizione su Change.org per chiedere che gli orari non vengano ridotti. La petizione è sostenuta dal quotidiano Il Foglio che ha anche pubblicato un articolo di un altro professore di economia, Fabio Sabatini, in cui vengono elencate le ragioni dei contrari alla chiusura. Secondo Sabatini «l’effetto psicologico sarebbe particolarmente deleterio, perché la chiusura instillerebbe il dubbio che le catene produttive siano vicine all’interruzione e i prodotti di prima necessità prossimi alla scarsità». Anche la regione Lombardia, che da giorni chiede maggiori restrizioni alla libertà personale, fino al divieto totale di uscire dalla propria abitazione se non per ragioni irrinunciabili, sostiene che mettere limitazioni agli orari dei supermercati contribuirebbe ad «alimentare il panico».

Secondo l’agenzia di ricerca Nielsen, la grande distribuzione organizzata ha avuto una crescita degli incassi pari al 16 per cento nella settimana tra il 9 e il 15 marzo rispetto alla stessa settimana di un anno fa: la terza settimana consecutiva di crescita per il settore. Secondo Confesercenti nella grandi città la crescita è ancora più significativa. Nella città di Torino, per esempio, i supermercati hanno avuto negli scorsi giorni un aumento delle vendite pari al 30 per cento.