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  • Venerdì 20 marzo 2020

Cosa stanno facendo gli altri paesi

In California e a New York è stato ordinato a tutti di restare in casa, nel Regno Unito hanno chiuso le scuole: in Australia intanto ci sono persone positive su una nave da crociera

San Diego, California, Stati Uniti (Sean M. Haffey/Getty Images)
San Diego, California, Stati Uniti (Sean M. Haffey/Getty Images)

Giovedì 19 marzo i casi di coronavirus (SARS-CoV-2) nel mondo sono diventati 247.698. Per la prima volta dall’inizio dell’epidemia, inoltre, l’Italia è diventato il paese dove sono risultati più decessi al mondo, superando la Cina, il paese in cui la diffusione del virus è iniziata e che fino a quel momento aveva registrato il maggior numero di morti a causa del virus.

Cina
Proprio in Cina venerdì mattina per il secondo giorno consecutivo non sono risultati casi di contagio trasmessi all’interno del paese: tutte le persone positive avrebbero contratto il virus all’estero, secondo le autorità cinesi. Per limitare la possibilità che chi arrivi dall’estero, anche se asintomatico, possa portare nuovamente il virus in Cina, diverse regioni e città stanno adottando misure restrittive per obbligare chi arriva dai paesi maggiormente colpiti dall’epidemia a trascorrere un periodo di quarantena. Lo hanno deciso, tra le altre, le città di Pechino e Shangai e la provincia del Jiangsu.

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Stati Uniti
Negli Stati Uniti, dove sono stati registrati 14.312 casi di contagio e 208 decessi, venerdì il governatore della California Gavin Newsom ha deciso di ordinare a tutti i cittadini di rimanere in isolamento nelle proprie abitazioni per precauzione contro la diffusione del virus. Verranno inoltre chiusi tutti gli esercizi commerciali non essenziali, esclusi quindi negozi di alimentari, farmacie e banche. La California – che è lo stato più popoloso degli Stati Uniti, con circa 40 milioni di abitanti – finora ha registrato 910 casi di contagio e 19 morti, ma è solo il terzo stato con il maggior numero di contagi nel paese: il primo è New York, con 5.298 casi, seguito da Washington con 1.376 casi.

Nel pomeriggio il governatore dello stato di New York ha preso una decisione simile e ha ordinato di restare a casa a tutti i lavoratori degli esercizi commerciali non essenziali. Tutte le altre attività dovranno chiudere a partire dalle ore 20 di sabato 21 marzo. Cuomo ha vietato anche gli affollamenti e i raduni non giustificati. Chi non rispetterà le restrizioni potrà essere multato e i negozi verranno chiusi. Nello stato di New York sono morte 38 persone risultate positive al coronavirus.

Venerdì, inoltre, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato una legge precedentemente approvata da Camera e Senato che contiene una serie di misure economiche per aiutare imprese e lavoratori in questo periodo di emergenza del valore totale di 100 miliardi di dollari. Tra le varie cose la legge aumenta il periodo di assenze retribuite per i lavoratori di aziende con meno di 500 dipendenti, che avranno 14 giorni addizionali da utilizzare se risulteranno positivi o se verrà ordinato loro un periodo di quarantena dopo essere stati a contatto con persone positive. Chi invece dovrà rimanere a casa per assistere bambini che non possono andare a scuola continuerà a ricevere due terzi del proprio stipendio.

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Regno Unito
Nel Regno Unito, dove sono stati registrati 3.269 casi di contagio e 144 morti, il governo sta applicando misure sempre più rigide per contenere la diffusione del virus, dopo che solo una settimana fa aveva annunciato una strategia che non prevedeva le estese restrizioni adottate per esempio da Cina, Italia, Spagna e Francia. A partire da oggi, e fino a data da destinarsi, tutte le scuole del paese saranno chiuse. Il primo ministro Boris Johnson, inoltre, ha invitato tutti i cittadini britannici a evitare di stare a contatto con le altre persone, a non viaggiare se non è necessario e a non frequentare locali pubblici.

Durante una conferenza stampa tenuta giovedì sera, inoltre, Johnson ha detto di credere che il Regno Unito potrà «invertire la tendenza» della malattia nel giro di 12 settimane, quindi per la fine di giugno. Subito dopo ha però specificato di non poter dire che per la fine di giugno la curva dei casi positivi scenderà: «è possibile, ma non posso dirlo per certo: non sappiamo a che punto siamo, non sappiamo per quanto tempo andrà avanti questa cosa, ma quello che posso dire è che questa cosa terminerà, cambieremo la situazione e vedrò come farlo entro le prossime 12 settimane».

Australia
In Australia finora sono risultati 800 casi di contagio e 7 morti. Le ultime persone risultate positive sono tre passeggeri e un membro dell’equipaggio della nave da crociera Ruby Princess, attraccata nel porto di Sydney ieri. La nave era diretta in Nuova Zelanda ma era stata fatta tornare a Sydney dopo che alcuni passeggeri avevano mostrati sintomi influenzali: a 13 di loro era stato fatto il test per il coronavirus mentre gli altri circa 2.700 passeggeri erano stati fatti sbarcare. Ora le autorità australiane hanno chiesto a tutti quelli che erano sulla nave di mettersi in quarantena per 14 giorni, dato che potrebbero avere contratto anche loro la COVID-19.

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Gli altri paesi
Tra gli altri paesi che stanno adottando misure restrittive per contenere la diffusione del coronavirus c’è anche l’Argentina, dove finora sono risultate 97 persone positive e 2 decessi. Oggi il presidente Alberto Fernandez ha annunciato che tutti i cittadini dovranno mettersi in isolamento domiciliare fino alla fine di marzo, per precauzione. Negli scorsi giorni era già stata decisa la chiusura di scuole, università, musei, e locali pubblici, ed erano state vietate le manifestazioni di massa. Sempre in Sud America, il Cile ha deciso che posticiperà il referendum indetto per rivedere la Costituzione ereditata dalla dittatura di Augusto Pinochet, in modo da evitare assembramenti durante il voto e contenere i contagi: non si terrà più il 26 aprile ma il 25 ottobre.

La Thailandia da domenica chiederà invece a tutte le persone che arrivano dall’estero di presentare un certificato che confermi che sono state sottoposte al test del coronavirus e che non sono risultate positive. In caso contrario non potranno entrare nel paese. Al momento in Thailandia sono stati registrati 322 casi positivi, di cui la maggior parte a Bangkok. L’Arabia Saudita, dove sono stati registrati 238 casi, ha interrotto per 14 giorni tutti i voli interni e il trasporto pubblico, compresi bus, taxi e treni, come forma di precauzione contro la diffusione del virus. Sono state anche sospese la preghiera giornaliera e quella settimanale del venerdì presso le moschee della Mecca e di Medina.

Anche in Algeria il governo ha annunciato la sospensione del trasporto ferroviario  e di quello pubblico, così come anche la chiusura di bar e ristoranti. Inoltre la metà dei dipendenti pubblici resterà a casa in congedo retribuito e verranno approvate misure per regolare i mercati, assicurare il rifornimento di prodotti alimentari ed evitare le speculazioni.