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  • Martedì 10 marzo 2020

Stanotte Biden può allungare su Sanders

Alle primarie dei Democratici si vota in sei stati, e per Sanders sarà una delle ultime possibilità di rimanere in corsa

(Win McNamee/Getty Images)
(Win McNamee/Getty Images)

Stanotte altri sei stati voteranno alle primarie del Partito Democratico statunitense per scegliere il candidato da opporre a Donald Trump alle elezioni presidenziali di novembre. La competizione è cambiata moltissimo dopo il cosiddetto “Super Tuesday” della settimana scorsa. L’ex vicepresidente Joe Biden ha ottenuto un ottimo risultato, infatti, ed è diventato il nuovo grande favorito superando il senatore Bernie Sanders. Gli altri principali candidati si sono ritirati, e molti di loro hanno annunciato che appoggeranno Biden. Quella di stasera sarà una delle ultime possibilità che avrà Sanders di recuperare terreno, dato che nei prossimi stati in cui si voterà Biden sembra avere un vantaggio insormontabile.

Stanotte si voterà in Michigan, Mississippi, Missouri, North Dakota, Idaho e Washington. Saranno inoltre conteggiati i voti arrivati dagli elettori Democratici che si trovano all’estero. In tutto stasera si assegnano 365 delegati, cioè le persone che alla convention estiva del partito eleggeranno il candidato ufficiale del partito. Per ottenere la nomination ne servono 1.991: al momento Biden ne ha 670, mentre Sanders 574.

Lo stato più importante in cui si vota è di gran lunga il Michigan, per due motivi: sia perché assegna più delegati degli altri, 125, sia perché i Democratici lo considerano uno stato cruciale per vincere le elezioni presidenziali del 2020. Nel 2016 la vittoria di Trump fu costruita soprattutto grazie alla risicata vittoria in diversi stati del cosiddetto Midwest fra cui Ohio, Pennsylvania, Wisconsin e proprio il Michigan: posti in cui l’elettorato bianco e tendenzialmente poco istruito – assai danneggiato dalla crisi economica – per decenni aveva votato per i candidati Democratici, salvo poi sostenere Trump. A suo favore giocarono probabilmente un approccio apertamente anti-establishment e la sua ostilità agli enormi accordi commerciali con la Cina o il Messico, percepiti come dannosi per le enormi industrie manifatturiere della regione. Il Michigan del resto è lo stato di Detroit, la città andata in bancarotta a causa della crisi del settore dell’auto.

Sono due elementi che Trump condivide con Sanders, che infatti alle primarie Democratiche del 2016 superò Hillary Clinton in Michigan e in generale superò le aspettative in tutto il Midwest. Quattro anni dopo, il comitato di Sanders spera che il suo elettorato possa tenere. Il New York Times scrive che negli ultimi giorni si è concentrato proprio sul Michigan, «raddoppiando il suo staff organizzativo a 25 persone, trasmettendo spot elettorali in cui attacca Biden sugli accordi commerciali e la sanità, e organizzando un mucchio di eventi».

Non sarà facile. Tutti i sondaggi realizzati nell’ultima settimana danno Biden molto più avanti di Sanders, tanto che la media del sito Real Clear Politics quantifica il vantaggio di Biden in 22 punti. L’impressione generale degli analisti è che l’elettorato moderato del partito – ancora maggioritario, come si capisce da altri sondaggi – si sia consolidato intorno a Biden, che sta ottenendo molti voti anche tra i bianchi meno istruiti oltre che tra gli afroamericani, e che sta beneficiando del sostegno di buona parte degli ex candidati, fra cui anche negli ultimi giorni i senatori Kamala Harris e Cory Booker.

Entrambi potrebbero essere importanti per convincere definitivamente l’elettorato afroamericano dello stato ad appoggiare Biden. Gli afroamericani restano una minoranza a livello statale ma sono molto importanti nel Partito Democratico e sono la maggioranza in una delle città di cui si è parlato di più a livello nazionale negli ultimi anni: Flint, dove per anni l’acqua pubblica è stata imbevibile e tossica a causa di un enorme problema alle tubature sottovalutato a lungo dalle autorità locali.

Sanders invece fa storicamente molta fatica ad attrarre elettori diversi dal suo zoccolo duro – giovani bianchi molto istruiti e latinoamericani – ed è indicativo il fatto che non abbia ottenuto nemmeno il sostegno di Elizabeth Warren, la principale candidata progressista, dopo il suo ritiro. Stanotte scopriremo anche se ha ottenuto almeno il sostegno di parte dei suoi elettori.

Sottolineati in grigio, gli ultimi sondaggi realizzati in Michigan; in giallo, la media di Real Clear Politics

Per mantenere qualche possibilità di ottenere la nomination, Sanders ha bisogno di vincere in Michigan e almeno in un altro stato: in una recente intervista ad ABC News si è dato come obiettivo quello di vincere nello stato di Washington. Secondo le stime di FiverThirtyEight, al momento Sanders è effettivamente un filo avanti a Biden a Washington, ma decisamente indietro in Michigan, Missouri e Mississippi.

FiveThirtyEight

Se Biden vincesse in tutti gli stati, farebbe un allungo probabilmente decisivo per ottenere la nomination. Negli stati in cui si voterà nelle prossime settimane Biden sembra molto molto avanti: soprattutto in Florida, Illinois e Ohio, stati che assegnano molti delegati e in cui si voterà il 17 marzo. Per rimontare a quel punto Sanders dovrebbe vincere nei restanti stati con almeno il 60 per cento dei voti, e non sarebbe certo il più plausibile degli scenari.