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  • Lunedì 24 febbraio 2020

I paesi più colpiti dal coronavirus, fuori dall’Italia

Le situazioni peggiori dopo la Cina sono in Corea del Sud e Iran: finora in tutto il mondo sono stati confermati 79.336 casi

(Anthony Kwan/Getty Images)
(Anthony Kwan/Getty Images)

In tutto il mondo, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i casi confermati di nuovo coronavirus (SARS-CoV-2) sono 79.336 e il contagio ha provocato fin qui 2.618 morti. I contagiati sono ancora per la grande maggioranza in Cina – 77.262 –, dove sono morte 2.595 persone. Negli ultimi giorni i casi di coronavirus sono aumentati anche in altri paesi asiatici e in Europa: in tutto, la presenza del virus è stata confermata in 29 paesi, con le situazioni peggiori in Corea del Sud e Iran.

(I dati dell’OMS sono i più affidabili in circolazione, ma non sono sempre i più aggiornati. Ci sono diversi siti che aggregano i numeri sulla diffusione del nuovo coronavirus raccogliendo informazioni da altre fonti, ma i loro conti vanno presi con un po’ di cautela).

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Lunedì, le autorità della Cina hanno confermato altri 409 casi di nuovo coronavirus e 150 nuove morti. Gran parte dei contagi e delle morti è avvenuta nella provincia di Hubei, da dove sono cominciati i contagi.

Tra domenica e lunedì era circolata la notizia che le autorità di Wuhan, la capitale della provincia, avessero ammorbidito le limitazioni imposte agli abitanti della città per contenere la diffusione del coronavirus. Un documento ufficiale aveva parlato della possibilità di rientro in città per gli abitanti che erano rimasti bloccati fuori all’inizio della quarantena e della possibilità per chi si trovava di passaggio a Wuhan di fare ritorno nella propria città.

Le autorità locali hanno poi spiegato che il primo documento era stato diffuso per errore e che le misure imposte a fine gennaio continueranno ad essere applicate. Tra le altre cose, a Wuhan – una città di 11 milioni di abitanti – sono chiusi quasi tutti gli esercizi pubblici, è stato vietato l’uso di automobili private e sono stati sospesi i trasporti pubblici.

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Dopo la Cina, la Corea del Sud è diventato il paese con il maggior numero di casi confermati di nuovo coronavirus: lunedì le autorità sudcoreane hanno confermato di aver individuato altri 161 casi, portando il totale dei casi confermati a 763, con 7 morti. Il presidente Moon Jae-in ha messo il paese nel massimo stato d’allerta possibile, dando quindi al governo poteri eccezionali, come la possibilità di mettere in quarantena intere città.

La maggior parte dei contagi sono stati individuati a Daegu, una città con 2 milioni e mezzo di abitanti nel sud del paese. Per il momento Daegu non è stata messa in isolamento, ma le autorità hanno imposto la chiusura di alcune attività e chiesto agli abitanti di evitare i grandi ritrovi pubblici.

Quasi la metà dei contagiati totali in Corea del Sud è inoltre in qualche modo collegata alla Shincheonji Church of Jesus (SCJ), un movimento religioso molto oscuro nato in Corea del Sud negli anni Ottanta e che è particolarmente radicato a Daegu. Le autorità del paese stanno facendo controlli su centinaia di appartenenti alla chiesa, che ha sospeso le sue messe domenicali (a cui partecipano ogni settimana migliaia di persone).

In Asia, gli altri paesi con il maggior numero di casi confermati sono il Giappone (144 casi e 1 morto), Singapore (89 casi), l’Iran (43 casi e 12 morti) e la Thailandia (35 casi).

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L’Iran è il paese dove sono c’è stato il più alto numero di morti causati dal nuovo coronavirus dopo la Cina e il New York Times ha parlato di una situazione particolarmente complicata, con gli ospedali già al limite delle loro capacità.

L’alto numero di morti rispetto a quello dei casi confermati, dice sempre il New York Times, fa inoltre pensare che la diffusione del virus sia più ampia di quanto sembri ora: il nuovo coronavirus sembra avere un tasso di letalità intorno al 2 o 3 per cento (si calcola sul totale dei casi) e il rapporto tra i morti e i casi confermati dalle autorità iraniane non è compatibile con questo dato.

In Iran potrebbero inoltre mancare i kit per i test sul nuovo coronavirus e la scarsa trasparenza delle autorità locali e nazionali rende molto complicato capire la gravità della situazione. Lunedì, l’agenzia stampa semi-ufficiale ILNA ha parlato di 50 morti nella sola città di Qom, con i primi decessi avvenuti il 13 febbraio: la notizia non è però stata confermata ufficialmente e i primi casi di coronavirus confermati dalle autorità erano stati il 19 febbraio.

Domenica, il Pakistan e la Turchia hanno annunciato la chiusura dei loro confini con l’Iran, dopo che l’Iran aveva stabilito la chiusura per una settimana di università e centri culturali di 14 province. Tra Iran e Turchia ci sono 4 passaggi di frontiera, mentre il passaggio attraverso il confine tra Iran e Pakistan – lungo circa 1000 chilometri – è molto meno controllabile e potrebbe presentare dei problemi per il contenimento del virus.

L’Afghanistan per il momento si è limitato a parlare di una riduzione del numero di transiti lungo il confine, anche se lunedì ha confermato il suo primo caso di coronavirus legato a una persona rientrata dall’Iran. L’Iraq ha confermato lunedì il suo primo caso di coronavirus.

In Europa, l’Italia è il paese dove è stato confermato il più alto numero di contagi e morti. In Germania sono stati confermati 16 casi, nel Regno Unito 13, in Francia 12 (con 1 morto), in Spagna 2, in Belgio, Finlandia e Svezia 1.

Domenica sera, due treni che dall’Italia stavano andando verso l’Austria sono stati bloccati per alcune ore al confine per ordine delle autorità austriache, dopo che due donne a bordo di uno dei due treni avevano detto di avere la febbre. Il governo austriaco ha poi autorizzato il passaggio dei treni e per il momento non sono segnalati altri blocchi.